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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

"Io reporter, nel cuore della Tunisami"

FRANCAVILLA FONTANA – Un arrivo e un ritorno. Passi che ti portano lontano e gli stessi che ti fanno ritornare a casa. Ma nel mezzo di un viaggio c’è sempre qualcosa che poi puoi raccontare. Parole, occhi, mani, immagini, scatti, urla, lacrime e sorrisi. Non c’è un tempo o un percorso tanto spicciolo da limitarsi ad uno spazio vuoto. Si vive per guardare oltre, lontano e arrivare a toccare sempre un’emozione. Proprio essa, brutta o bella, gioiosa o devastante, è la realtà di ciò che si vive e solo attraverso l’emozione si può raccontare ciò che la terra sotto i piedi ti porta a vivere in quel momento.

FRANCAVILLA FONTANAUn arrivo e un ritorno. Passi che ti portano lontano e gli stessi che ti fanno ritornare a casa. Ma nel mezzo di un viaggio c’è sempre qualcosa che poi puoi raccontare. Parole, occhi, mani, immagini, scatti, urla, lacrime e sorrisi. Non c’è un tempo o un percorso tanto spicciolo da limitarsi ad uno spazio vuoto. Si vive per guardare oltre, lontano e arrivare a toccare sempre un’emozione. Proprio essa, brutta o bella, gioiosa o devastante, è la realtà di ciò che si vive e solo attraverso l’emozione si può raccontare ciò che la terra sotto i piedi ti porta a vivere in quel momento.

Antimo Altavilla, in arte Gotico, fotografo professionista di Francavilla Fontana, è riuscito a raccontare attraverso la fotografia una rivoluzione storica, in un viaggio a gennaio del 2011, che lo ha portato in un altro mondo. Egitto, Cairo. Ha guardato facce ed occhi che sprigionavano emozioni. Un popolo che aveva il bisogno di urlare, sparare, uccidere, piangere e farsi ascoltare. Mani che alzate fino a toccare il cielo, volevano aggrapparsi alla vita. La vita di un terra che in quei giorni era macchiata di rosso, sangue, arresti e una sola parola: “Rivoluzione”. Non la solita notizia, ma qualcosa che è andato oltre le solite guerriglie. Dall’America, dalla Cnn, in quei giorni la chiamarono “Tunisami” (mix tra Tunisia e tsunami per definire l'ondata dei movimenti arabi nel Mediterraneo) e non rivoluzione.

Un Egitto che Gotico mostrerà nei suoi scatti in una mostra dal 21 al 23 settembre prossimo presso Palazzo Orsini nel centro storico di Francavilla Fontana (orari: dalle 20 alle 24).

Perché ha fatto questo viaggio?

“Sono un fotografo professionista e il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare. Ero in Egitto proprio per un servizio fotografico per alcuni clienti stranieri e mai avrei immaginato di ritrovarmi al centro di un evento che, raccontato con il senno del poi, ha cambiato la storia dell’Egitto e chiamiamo Rivoluzione”.

Il suo lavoro è diventato uno dei mestieri più importanti del mondo: riuscire a raccontare emozioni, attimi e circostanze attraverso delle immagini. Qual è il racconto che si evince dalle sue foto di questa avventura?

“Sono stato spettatore di eventi che si svolgevano attorno a me, senza la pretesa di diventarne un testimone. La macchina fotografica in quei momenti di assoluta confusione è stata una fedele compagna che mi ha dato la forza di rimanere lì, percependo l’importanza di qualcosa che avrei compreso  appieno solo successivamente”.

Lo scatto che le piace di più di questa esperienza.

“Il ragazzo con il proiettile in mano. Nella sua lingua mi fece capire che quella era una guerra che non ci apparteneva e che non avrebbe risparmiato nessuno. Un proiettile era in canna anche per me. Ancora oggi guardo quella foto e rivivo la minaccia, ma anche il senso di un mestiere che è quello di far conoscere e vedere il mondo e le sue diverse, molteplici, complicate, affascinanti realtà”.

C’è un messaggio che lei vuole lanciare attraverso le foto del Cairo?

“Non esistono barriere che non si possano abbattere, linguaggi che non si possano comprendere, desideri che non si possano realizzare.  E’ ancora troppo presto per capire il senso di quanto è accaduto al Cairo, ma la storia e le sue pagine più forti, talvolta difficili, accadono nel tempo di un click”.

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