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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Kater I Rades, ricordo di un fotoreporter

BRINDISI – “Se non ricordiamo non possiamo comprendere.” Edward Morgan Forster. Nel ricordo di una tragedia si comprende la reale estensione di una realtà ancora viva dopo 15 anni. La tragedia del 28 marzo 1997, la tragedia del Venerdì Santo, dimenticata da pochi, quando la motovedetta albanese Kater I Rades entra in collisione nel canale d’Otranto con la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana: 84 morti accertati – quasi tutte donne e bambini – e 37 superstiti. Una parola dentro un ricordo così, come un’immagine nella mente di chi ha vissuto i momenti della disperazione, una tragedia ricostruita per BrindisiReport. it da Pierpaolo Cito, giornalista fotoreporter brindisino dell’Associated Press.

BRINDISI“Se non ricordiamo non possiamo comprendere.” Edward Morgan Forster. Nel ricordo di una tragedia si comprende la reale estensione di una realtà ancora viva dopo 15 anni. La tragedia del 28 marzo 1997, la tragedia del Venerdì Santo, dimenticata da pochi, quando la motovedetta albanese Kater I Rades entra in collisione nel canale d’Otranto con la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana:  84 morti accertati – quasi tutte donne e bambini – e 37 superstiti. Una parola dentro un ricordo così, come un’immagine nella mente di chi ha vissuto i momenti della disperazione, una tragedia ricostruita per  BrindisiReport. it da Pierpaolo Cito, giornalista fotoreporter brindisino dell’Associated Press.

“Con gli occhi del fotoreporter mi faccia rivivere ciò che è successo quella lunga notte del 28 marzo 1997”

“Era notte fonda quando sono stato avvertito che era successo qualcosa in mare, ma né io né nessun altro collega sapeva nel dettaglio di cosa si trattasse. Arrivati al porto di Brindisi, una cosa mi colpì, la stessa che subito mi fece intendere che si trattava di una tragedia: le porte e le finestre della Capitaneria di Brindisi erano chiuse, sigillate. Non trasparivano né una luce né una parola. Intorno a noi, c’era solo un forte vento freddo e un sottofondo di voci in cerca di notizie. C’è stata solo una lunga attesa. Che si trattasse di albanesi era chiaro, ma come fosse accaduto l’incidente no. Quindi abbiamo aspettato per molto tempo l’arrivo dei sopravvissuti al porto. Provai a chiamare anche dei colleghi di Roma, per capire qualcosa in più da loro, ma erano tutti impegnati a seguire la Via Crucis nel Colosseo e non sapevano dell’incidente in mare nei pressi delle coste salentine. A notte inoltrata arrivarono i sopravvissuti. In quel momento, ho realmente capito l’entità della tragedia, ho avvertito la disperazione attraverso gli occhi di una donna.”

“Qual è l’immagine che non è andata mai via dalla sua mente e che secondo lei la rappresenta?”

“E’ proprio l’immagine della donna che mi ha fatto capire attraverso i suoi occhi la disperazione. Guardando quegli occhi ho capito che aveva perduto qualcosa di molto caro. Quella donna si chiama Ismete Demiri, piangeva e si disperava mentre arrivava nel porto di Brindisi dopo la collisione tra la motovedetta albanese Kater I Rades e la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana. Nella collisione era morta sua figlia Lindita di 12 anni. Questa è l’immagine per me di quella tragedia. Perché quella mamma aveva un sogno, quello di dare un futuro migliore a sua figlia. Quella vecchia motovedetta era la luce che avrebbe fatto vedere una terra nuova e una vita nuova a quella ragazzina. Questa foto ha fatto il giro del mondo in meno di 24 ore”.

“Un commento personale alla tragedia”

“E’ una storia che non dimenticherò mai e che dopo 15 anni spesso rivivo perché è in quei casi che capisci realmente cosa vuol dire la disperazione e lo sconforto. Come tutte le tragedie, racchiude dolore. La gente che lascia la propria casa con mariti, figli, mogli per uno status migliore e, invece, si ritrova nel vuoto. Perdere un figlio, proprio quando vive la speranza di un futuro diverso, uccide dentro. Quella notte non la dimenticherò mai per due motivi: uno, perché è una storia molto forte emotivamente. Avvertire quel dolore, così cupo, mi ha colpito nell’anima. E due perché, dal punto di vista professionale mi ha dato la svolta perché dopo pochissime ore, fui contattato dall’agenzia internazionale, per la quale lavoro tutt’ora, affinchè collaborassi con loro”.

Un dramma che ha scosso tutti, 84 morti accertati, per la maggior parte donne e bambini e anziani. Si trovavano sottocoperta della Kater I Rades e per loro non vi fu scampo. Il Canale d’Otranto diventò la loro tomba liquida. Il traghetto albanese era uscito dal porto di Valona alle ore 16, la collisione in acque pugliesi è avvenuta intorno alle 2 della notte. La corvetta italiana, mentre manovrava per fare virare la motovedetta, la urtò con la prua causando la tragedia. I superstiti furono 37, soccorsi dall’equipaggio della corvetta italiana. Dettagli ed immagini si possono anche trovare sul sito internet del giornalista Pierpaolo Cito www.pierpaolocito.it

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