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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

L'attentato al sindaco non smuove una città divisa, sofferente e rassegnata

Ho avuto modo di esprimere la mia solidarietà e quella di Left Brindisi al sindaco Consales invitandolo a resistere, a reagire, a "bonificare". È questo che si fa in situazioni del genere. Ma mi sono chiesto: basta? Sono infatti rimasto colpito dalle tante attestazioni di solidarietà di chi invece dovrebbe andare oltre

Ho avuto modo di esprimere la mia solidarietà e quella di Left Brindisi al sindaco Consales invitandolo a resistere, a reagire, a "bonificare". È questo che si fa in situazioni del genere. Ma mi sono chiesto: basta? Sono infatti rimasto colpito dalle tante attestazioni di solidarietà di chi invece dovrebbe andare oltre. E' facile e comodo solidarizzare, stare vicini con comunicati a chi ha subito attentati, violenze, e poi continuare a far finta di niente o a contribuire ad un clima di sospetti e di illazioni, in attesa di altre occasioni per esprimere altri attestati di solidarietà e di vicinanza. Neanche la stampa aiuta, come potrebbe, a riflettere, a reagire.

Molte volte da questo importante settore vengono sollevati problemi che spingono più in un'impostazione dietrologica, a supposizioni e illazioni che, invece, contribuire a capire e a orientare correttamente chi legge e si informa. Mancano sempre di più quelle analisi equilibrate, approfondite, coordinate, utili a capire e a far capire e a offrire spunti di riflessione ed elementi per una reazione democratica. In queste ore molti si sono chiesti che cosa sta succedendo in città dopo aver messo in fila i tanti fenomeni criminali, di microcriminalità, di violenza, di intimidazioni, di attentati che da tempo si succedono a Brindisi.

Ci sono tesi che tendono alla sottovalutazione o alla rassegnazione oppure tesi che cercano con qualche forzatura di tenere assieme fatti e situazioni che non stanno per niente assieme. Si alimenta così un clima di passività e di sbandamento, dando così l'impressione che ciò che succede non ci riguardi o che riguarda altri, facendo diventare senso comune ciò che si ascolta nei corridoi delle aule giudiziarie o delle forze dell'ordine o per strada dove il pettegolezzo alligna e si amplifica. Sono poche le riflessioni che spingono verso responsabilità collettive, condizione questa necessaria per organizzare una reazione di contrasto a questo clima e per ridare serenità e sicurezza alla città.

L'attentato a Consales si inserisce certamente in un quadro di sofferenza, di dinamiche e di relazioni di una città che ha disperso il filo del suo stare assieme, aggravato da fenomeni di disperazione sociale che coinvolgono fasce sempre più significative della popolazione. Molti giovani disperati e cresciuti in ambienti che nel passato sono stati intrisi di illegalità e che si sono sviluppati nel mito di organizzazioni antistato, sono diventati soggetti autonomi e avventurieri di organizzazioni dedite a forme di delinquenza micro ma con il mito della grande criminalità. Quante sono le macchine bruciate a cittadini inermi, ad amministratori, a commercianti, a imprenditori, quante le rapine che si susseguono contro abitazioni, esercizi commerciali, quante le estorsioni, le violenze, le minacce che si sono verificate in questo periodo in città?

Le forze dell'ordine, la magistratura fanno certamente, nei limiti delle loro possibilità e disponibilità di uomini, tempo e risorse, il loro dovere per accertare responsabilità, ma a chi ha funzioni di rappresentanza istituzionale, sociale, professionale e a chi fa informazione spetta il compito, a mio parere, di saper andare oltre il racconto o l'indignazione e la condanna. Anzi hanno il dovere di fare qualche analisi più approfondita per non limitarsi a raccontare, a solidarizzare o peggio ancora a semplificare con la facile e abusata colpevolizzazione o con una insopportabile e fuorviante politica dei sospetti.

Brindisi come nel resto della Puglia e dell'Italia, le istituzioni locali rimangono l'ultimo avamposto a cui aggrapparsi per chiedere o ottenere qualcosa per la sopravvivenza (sussidi, lavoro, assistenza) o per essere agevolati nei propri affari (appalti, incarichi, raccomandazioni). Questo avamposto è diventato l'anello debole di una catena democratica e di rappresentanza, scalabile e conquista per mediocri e ambiziosi. Attorno al Comune di Brindisi, come in tanti altri, da tempo, un sistema micro-clientelare ha prodotto un ceto politico che non risponde più all'opinione pubblica, ai partiti ormai inesistenti, all'interesse generale, ma solo alle filiere dei propri elettori che lo hanno promosso e ad un famelico bisogno di accrescere il consenso individuale da utilizzare per altre scadenze elettorali.

Amministrare in senso alto, di visione, e nell'interesse generale è diventato sempre più difficile. Di questo è consapevole la parte più avvertita della società ed è per questo, sbagliando, che non si vuole mischiare, sta alla larga. Chi si oppone, o per volontà e capacità autonoma, o per scelta o per impossibilità a soddisfare la mole di bisogni e richieste che arrivano al tavolo degli amministratori, chi vuole uscire da questo sistema (voti-consenso-clientela-forzature di norme e procedure) trova difficoltà a reagire e a ricostruire un tessuto democratico dell'agire amministrativo (e questo succedeva anche durante le precedenti amministrazioni!).

La crisi della finanza locale, inoltre ha strozzato e ingessato il bilancio comunale. La restrizione dei trasferimenti, i tagli alle risorse comunali, la gestione allegra e camuffata degli anni passati (anche quelli di Mennitti) ha ridotto notevolmente o addirittura cancellato i margini di manovra dell'amministrazione locale e mettono in discussione servizi e prestazioni essenziali. Ma di questo la mediocrità amministrativa accasatasi nel Comune non ne è consapevole. Si comporta e pretende sempre come se le casse comunali fossero in grado di soddisfare qualsiasi bisogno che scaturisce da quel sistema clientelare che lo ha votato.

Inoltre quando la disoccupazione raggiunge a Brindisi vette da primati tutti negativi colpendo giovani, ormai privati di futuro, e tanti che non sono più giovani, il quadro sociale e istituzionale viene scosso ulteriormente e diventa preoccupante anche per la sua tenuta democratica.

Non intendo assolutamente con queste considerazioni anche sociologiche giustificare alcun fenomeno criminale o micro criminale. Voglio solo evidenziare il disagio sociale e il contesto in cui si stanno sviluppando e intensificando a Brindisi i fenomeni criminali. La città deve ritrovarsi! Non è il sindaco l’unico ad essere solo! È sola la città, sono soli i brindisini! Certo pesano le condizioni giudiziarie in cui si è venuto a trovare il sindaco ma questo non può inficiare nè il suo tentativo di reagire ad un sistema nè a giustificare quanto sta avvenendo!

La città deve reagire. Istituzioni, partiti, sindacati, associazioni, stampa, chiesa (quei corpi intermedi che qualcuno teorizza inutili e obsoleti), sono chiamati ad andare oltre la cronaca, oltre la solidarietà, bisogna che organizzino una riflessione e una reazione collettiva. In altre città, e in altri periodi anche nei nostri territori, di fronte ai fenomeni e agli atti di violenza registratisi a Brindisi, di fronte ad un attentato sotto la casa del primo cittadino, ci sarebbe stata già una prima manifestazione, una fiaccolata, una risposta. Ma da nessuno, neanche dal partito di Consales, è stata avanzata una riflessione e una risposta collettiva e cittadina. Né dai quartieri colpiti da violenze e rapine, né dalle associazioni di quegli imprenditori, commercianti colpiti da minacce e violenze, è venuta una proposta di mobilitazione! Perché?

Lo stesso fermento culturale che ogni tanto caratterizza la vita cittadina sembra separato da questo contesto. Eppure la strada della cultura, da non confondere con sagre e feste che hanno riempito questi mesi la città, è uno degli antidoti per risollevare la città, per darle serenità e sicurezza. Le iniziative sulla legalità e della cultura non possono diventare iniziative di nicchia o per appassionati, devono essere il pane quotidiano utile anche a quegli amministratori che vogliono cambiare e che vogliono contribuire a risollevare la città. Un proverbio cinese dice: "Un uomo solo deve sottostare al proprio destino, ma non c'è nulla nel destino di un popolo che la sua unità e forza di volontà non possano cambiare". Appunto! Che si aspetta?

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