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Cronaca

La Deserto prima della sentenza: "Sono innocente"

PERUGIA – “Ho il rimorso di essermi fidata di Giorni, che conobbi nel 2003 come una persona cara e che invece poi si è trasformato in un mostro”. L’ha detto Tiziana Deserto, 30 anni, di Latiano, mamma di Maria Geusa, mamma di Maria Geusa, la bimba di 2 anni e 7 mesi violentata e uccisa il 5 aprile del 2004 da Giorgio Giorni, piccolo imprenditore edile di Sansepolcro, in provincia di Perugia, e per questo condannato all’ergastolo.

PERUGIA – “Ho il rimorso di essermi fidata di Giorni, che conobbi nel 2003 come una persona cara e che invece poi si è trasformato in un mostro”. L’ha detto Tiziana Deserto, 30 anni, di Latiano, mamma di Maria Geusa, mamma di Maria Geusa, la bimba di 2 anni e 7 mesi violentata e uccisa il 5 aprile del 2004 da Giorgio Giorni, piccolo imprenditore edile di Sansepolcro, in provincia di Perugia, e per questo condannato all’ergastolo.

Tiziana Deserto, per concorso negli stessi reati in primo grado è stata condannata a quindici anni di carcere. Questa mattina, nel corso del processo che si sta svolgendo in Corte di assise di appello di Perugia, ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee. “Sono distrutta – ha detto piangendo alla Corte -. Vengo accusata di cose terribili, infamanti. Ma io sono innocente”. Ed ha proseguito: “Ero innamorata di quell’uomo. Non gli ho affidato la mia bambina sapendo che avrebbe commesso cose che non voglio nemmeno immaginare”.

Tiziana Deserto non nomina Giorgio Giorni, suo ex amante e datore di lavoro del marito Massimo Geusa, al quale la mattina del 5 aprile del 2004 affida la sua bambina invece che portarla all’asilo.  La Deserto, nelle sue dichiarazioni spontanee, ha spiegato che conobbe l’imprenditore nel giugno del 2003 e Giorni offrì un lavoro al marito quando la sua famiglia si era trasferita in Umbria da Latiano. “Qui volevamo - ha detto - una vita migliore, soprattutto per nostra figlia. Giorni mi regalò un completo intimo, io mi stavo innamorando di quell'uomo che acquistò anche una bambolina per mia figlia».

I nonni paterni si sono costituiti parte civile nel processo d'appello chiedendo come risarcimento simbolico un euro. La sentenza è attesa per il 9 giugno. Il procuratore generale Giancarlo Costagliola nei giorni scorsi ha chiesto la condanna della Deserto a diciannove anni di reclusione.

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