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Cronaca

La guerra Annis-Renna tra "sfoglie" e droga

BRINDISI - C’erano state decine di arresti per mafia, in zona calda, tra San Pietro Vernotico, Cellino e Tuturano. Ma oltre al fatto che erano in molti ad aver installato un sistema di videosorveglianza dinanzi alle proprie abitazioni (lo dimostrano i sequestri dei carabinieri) si continuava a sparare.

BRINDISI - C’erano state decine di arresti per mafia, in zona calda, tra San Pietro Vernotico, Cellino e Tuturano. Ma oltre al fatto che erano in molti ad aver installato un sistema di videosorveglianza dinanzi alle proprie abitazioni (lo dimostrano i sequestri dei carabinieri) si continuava a sparare, si continuavano a udire boati, trambusti che hanno tutto il sapore d’essere attentati intimidatori dal marchio inconfondibile, marchio “Scu”. Nulla era cambiato, insomma. Azzerato un gruppo, ce n’era un altro, opposto, ad aver assunto il comando: capo indiscusso Raffaele Renna, detto Puffo, diramazione nel sud-brindisino del clan Campana. In grado di comunicare dal carcere con gli altri attraverso le “sfoglie” ma anche per tramite della compagna e della zia.

Le indagini da una sparatoria - Le indagini sulla Sacra Corona Unita 2.0 del sud del Brindisino prendono avvio da un episodio tutto sommato banale la cui spiegazione sembrava essere di genere privato, sfondo passionale. Colpi di fucile contro l’ingresso dell’abitazione di Giuseppe Litti. Per l’accusa l’autore è Luca Ferì e la ragione è sì di carattere privato, ossia una “ragazza” contesa ma soprattutto passata dall’avere una relazione con un uomo di “Puffo” (Raffaele Renna) a “stare con uno di quelli di prima”, gente vicina ad Annis – Penna &co (Penna è collaboratore, restano Pasimeni, Vicientino). Si pensava fosse per amore, e invece era per altre ragioni. Litti è della vecchia guardia, l’avversario della nuova.

L’agendina del morto ammazzato - Proseguono poi una volta che viene ucciso Gianluca Saponaro, 28enne con un colpo di fucile sparato in pieno centro, a Cellino San Marco. In casa del padre viene sequestrata un’agendina e ci sono diverse annotazioni, tra queste anche le somme in denaro provenienti dallo spaccio di droga che devono andare alle famiglie dei detenuti. A proposito dell’omicidio Saponaro, con l’operazione odierna, ma con provvedimento separato emesso dal gip del tribunale per i minori di Lecce, è stato arrestato anche il terzo dei fratelli Orofalo di Cellino San Marco, Angelo di 21 anni, che al momento dell’agguato era seduto in auto assieme ai due congiunti. Nelle fasi investigative successive al delitto, viene intercettata una telefonata degli Orofalo: “Abbiamo ucciso un camorrista”.

L’intera attività investigativa è stata coordinata dalla Procura di Brindisi, inizialmente competente a indagare sull’avvertimento a Litti e anche sulla lunga striscia di attentati avvenuti in territorio della provincia. Gli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Milto Stefano De Nozza sono andati poi alla Dda di Lecce perché si è compreso che i fatti oggetto d’analisi erano da inquadrarsi in un contesto ben più ampio e complesso, un contesto sicuramente mafioso. E’ stata poi la Dda a formulare le richieste d’arresto al gip Carlo Cazzella, al termine di una “brillante” attività investigativa eseguita dai carabinieri del Reparto operativo di Brindisi.

Le accuse – A una ventina di persone (vanno aggiunte poi coloro ai quali il 416bis è già stato contestato in altri procedimenti) è contestato il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso per aver fatto parte della Sacra corona unita. Cristian Tarantini, Luca Ferì, Sebastiano Esposito, Mario Conte, coordinava l’attività di spaccio di stupefacente a cui partecipavano anche altre persone, per conto di Raffaele Renna che dal carcere comunicava con loro attraverso la compagna e la zia, rispettivamente Pamela Fortunato e Maria Carmela Rubini.

Poi c’è il possesso di armi da fuoco, fucili e pistole. I danneggiamenti, le estorsioni e un’infinità di episodi di spaccio (aggravati dalla finalità d’aver agevolato l’organizzazione). Viene anche contestato il traffico di stupefacente che, secondo quanto accertato arrivava da Andria. Con decreto urgen te, il pm ha disspozto anche un sequestro patrimoniale di attività commerciali, auto e immobili, inclusa un laboratorio di fornaio.

TUTTI GLI INDAGATI 

In carcere: Giampiero Alula, detto “Boban”, di San Pietro Vernotico, 35 anni; Antonio Bonetti, detto “Elio”, di San Pietro Vernotico, 34 anni; Davide Bonetti, di San Pietro Vernotico, 37 anni; Simone Contaldo, di San Pietro Vernotico, 28 anni; Mario Conte detto “Pui Pui”, di Squinzano, 32 anni; Domenico D’Agnano detto “Nerone”, 45 anni, di San Pietro Vernotico, Alfredo Epifani, 26 anni di San Pietro Vernotico; Sebastiano Esposito detto “Babà”, 25 anni, di Brindisi; Luca Ferì, 28 anni, di Torchiarolo; Cosimo Fina detto “lu biondu”, 43 anni, di San Pietro Vernotico; Pamela Fortunato, di San Pietro Vernotico, 26 anni; Francesco Francavilla, 33 anni di Cellino San Marco; Filippo Griner detto “Tyson”, 31 anni, di Andria; Donato Claudio Lanzilotti, 29 anni, di Carovigno; Giuseppe Litti, di San Pietro Vernotico, 30 anni; Giuseppe Maggio, 29 anni, di Squinzano; Antonio Orofalo, 28 anni, di Cellino San Marco; Silvestro Orofalo, 47 anni, di Cellino San Marco; Raffaele Renna detto “Puffo”, 34 anni, di San Pietro Vernotico; Fabio Rillo, di Brindisi, 31 anni; Maria Carmela Rubini, di San Pietro Vernotico, 40 anni; Antonio Saponaro, 22 anni, di San Pietro Vernotico; Pietro Saponaro, detto “Pitruzzu”, di San Pietro Vernotico, 40 anni; Maurizio Screti detto “Mau”, di San Pietro Vernotico 27 anni; Salvatore Sergio detto “Rino”, 37 anni, di Andria; Jonni Serra, detto “Pecora”, di Campi Salentina 39 anni; Ivan Spedicati, 23 anni, di Surbo; Carmela Tafuro, 23 anni, detta “Denise”, di San Pietro Vernotico; Cosimo Talò, 42 anni, di Cellino San Marco; Cristian Tarantino, di San Pietro Vernotico 23 anni; Tonio Tauro, di Campi Salentina 49 anni; Maurizio Trenta, 39 anni, di San Pietro Vernotico; Vincenzo Vaccina, di Andria 31 anni; Angelo Orofalo, 21 anni, Cellino San Marco.

Ai domiciliari: Pierluigi Andriani, di San Pietro Vernotico, 25 anni; Marco Asuni, 52 anni, di San Pietro Vernotico; Roberto Colagiorgio, 32 anni, di Surbo. Andrea Conte, di San Pietro Vernotico, 23 anni; Lucia Grassi, 22 anni, di Surbo; Alessandro Guido, 30 anni, di Squinzano; Sabino Roberto, detto “Ranavidd”, 41 anni, di Andria; Ottavio Saponaro, 40 anni, di San Pietro Vernotico; Vittorio Seccia, 52 anni di Cerignola; Antonia Serra, 64 anni, di San Pietro Vernotico; Alessandro Spedicati, 27 anni, di Surbo Debora Valzano detta “Cassapanca”, 26 anni, di Squinzano.

Indagati a piede libero: Simona De Pascalis, 34 anni di San Pietro Vernotico; Raffaella Malatesta, di Torchiarolo, 47 anni; Gianluca Prefetto, di San Pietro Vernotico, 36 anni; Massimo Spedicati, 50 anni di Surbo; Stefano Nuzzaci, 28 anni di Torchiarolo; Giovanni Mariano, ∫25 anni di Taurisano, Patrizia Piccinni, 39 anni, di Cellino San Marco; Roberto Candita, 43 anni, di Torchiarolo; Roberto Napoletano, 27 anni di Squinzano; Saverio Palma, 40 anni, di Carovigno; Massimiliano Perrone, 41 anni, Guagnano; Giuseppe Vitale, 47 anni, di Tuturano; Giovanni Maiorano, 32 anni, di Torchiarolo; Antonio Protopapa, 27 anni di Guagnano; Ester Carlà, 44 anni di Surbo; Cosimo Candita, 47 anni di San Pietro Vernotico; Cristian Cappilli, 27 anni di Presicce; Giuseppe Attanasio, 48 anni, di Arnesano; Maria Soria Cuna, 46 anni, di Monteroni.

Cosa dice Penna – Importanti, ma non determinanti vista la mole di attività tecnica, per il pm Alberto Santacatterina della Dda di Lecce che ha firmato le richieste d’arresto, le dichiarazioni di Ercole Penna, l’ultimo dei collaboratori della Scu, dall’attendibilità ormai indiscussa. Ha spiegato cosa accade in provincia di Brindisi. La Scu è divisa in tre. Il clan Penna – Vicientino – Pasimeni; il clan Campana; e poi ci sono i Brandi vicinissimi a Giovanni Donatiello che ha avviato una “nuova attività di affiliazione in territorio di Brindisi”. “Ha preso tutto Brindisi già” dicono i bene informati.

La guerra tra gruppi - A San Pietro dopo l’operazione di pulizia fatta con i due blitz “Fire” e “New Fire”, s’era creato il vuoto. C’è stata una guerra a distanza, neppure tanto fredda, tra Renna e Annis. Ha vinto Renna che ha battuto “gli spennati” e ha assunto il controllo. Lo sanno tutti. C’è qualcuno che cambia sponda dopo che con pestaggi, botte e aggressioni, i ‘nuovi’ conquistano la supremazia assoluta.

Attentati ai Fago – E’ proprio in questo contesto che si inquadrano gli attentati ad Alessandro Fago e al fratello Emanuele. Prima l’esplosione del furgoncino dei panini, nel 2009, poi un colpo di pistola in aria, proprio vicino al camioncino. Poi la bomba al ristorante pizzeria “Isola tre fontane” di Campo di Mare. Quindi la benzina cosparsa in piazza Modugno ai tavolini di Fago. Poi un’altro incendio al furgone, all’abitazione di famiglia: all’interno di una delle camere era stata posizionata una bombola di gas. Volevano farla esplodere.

Fago non volle denunciare ma dalle indagini si accertò che gli era stata richiesta una somma pari a 50.000 euro da Renna e da “Nerone” (D’Agnano). Il risentimento nei confronti di Fago è anche legato a un fatto molto noto, il pestaggio del fratello di Francesco Campana, Antonio, picchiato da Leonardo Greco. Ce l’avevano però anche con “Francescone” (Argentieri), cugino di Alessandro Fago. Poi ci sono altre spedizioni punitive, nei confronti di altri “rivali”.

La droga per i detenuti – Per comprare le “Nike”, o gli indumenti più pesanti per chi si trova nelle carceri del Nord, ci vogliono un bel po’ di soldi. Ai detenuti affiliati per le compagne, le mogli, le famiglie, le Nike non devono mancare. E per questo si vende droga a cifre che variano ma che in media si attestano attorno ai 60 euro a grammo. La cocaina e l’hascisc vengono acquistate in ingenti quantitativi da Luca Ferì e Jonni Serra (Pecora) con la supervisione di Cristian Tarantino. Gli altri si occupano della distribuzione, fanno i “pusher” di professione. Donato Claudio Lanzilotti è referente per Carovigno. Alessandro Guido per Lecce, Ottavio Saponaro e Pietro Saponaro sono gli “esattori”. Secondo il gip una vera “rete commerciale” con tanto di “comitato direttivo” cui prendevano parte, e non con ruoli marginali, anche le donne.

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