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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

La guerra, il pentito e il ritorno di "Cinque lire"

BRINDISI - E’ uno scontro al vertice, non c’è pax a San Pietro e dintorni: Raffaele Renna detto “Puffo” contro Lucio Annis, detto “Spennato”. Vince Puffo e i giochi sono fatti. E i vecchi avversari “vengono fatti parcheggiare” dai luogotenenti.

BRINDISI - E’ uno scontro al vertice, non c’è pax a San Pietro e dintorni: Raffaele Renna detto “Puffo” contro Lucio Annis, detto “Spennato”. Vince Puffo e i giochi sono fatti. E i vecchi avversari “vengono fatti parcheggiare” dai luogotenenti che non consentono loro neppure di uscire di casa, se si trovano ai domiciliari. C’è chi ha paura di attentati e si piazza le telecamere sull’uscio di casa, come Jonni Serra. Ma i carabinieri se ne accorgono e gliele sequestrano. Temono, però, anche “quelli che comandano”.

“Dico sempre una cosa – dice Sebastiano Esposito – se mi devono fare qualcosa che mi prendessero qua (si riferisce alla testa), rittu però, bello o quasi frontale”. “Ma se mi lasciano la possibilità di muovere anche una gamba, poi faccio piangere mamme, padri, parenti, piccinni e tutti li santi. Lascia perdere quando si scherza, che tu pure scherzi con me – dice ad Alfredo Epifani, che sta tentando di portare dalla sua parte, come affiliato – Se facessi il ragazzo mio staresti apposto. Cammineresti a nome mio”.

E’ la fotografia di un lembo di terra che non si riesce a tirare fuori dal fango, dalla melma del ragionamento mafioso che fa un po’ come l’Araba Fenice a San Pietro – Cellino – Tuturano e dintorni (ci sono anche ramificazioni a San Donaci e Torchiarolo). Si debella il male ed esso risorge, si uccide il crimine e rinasce dalle sue stesse ceneri. Stessi luoghi. Stesse case a due piani: hanno il vezzo, da quelle parti, di dipingere le pareti esterne con colori sgargianti. Gialle, blu, verdi. Come se il grigiore di paesi di provincia, quella tinta monocroma che ti entra nel sangue, la si volesse annullare con una manciata di pennellate.

Poi le abitudini restano le stesse. In estate si va “sopra a mare” e ci si incontra tutti. Quelli di Puffo e quelli di Annis. Uno se ne va, l’altro arriva. Ci si ritrova casualmente al bar per comprare le sigarette, e c’è chi fa scendere la fidanzata per evitare di incappare in quello “che gli sparammo”.

Non è il ritratto del degrado della periferia, di certi ambienti, di certi figli della culla di quella che fu un tempo la Sacra corona unita. Per il gip e per i magistrati inquirenti, questa è la Sacra corona unita. Del resto anche Ercole Penna, oltre ad aver parlato a lungo di Mesagne, di Brindisi, di quelli della Torre (i Bruno) ha anche fatto un bel focus su San Pietro e Cellino. Come lui anche Giuseppe Passaseo e Davide Tafuro. Ed ecco la descrizione che Penna fa di San Pietro Vernotico.

Gli affiliati e il figlio naturale di Buccarella - “A San Pietro Vernotico – dice Penna - Lucio Annis è affiliato a me ed è responsabile del paese per conto del mio gruppo. A San Pietro peraltro sono sorti problemi con i Campana per conto dei quali agisce Raffaele Renna (detto “puffo”). La conflittualità era conseguente alle ridotte dimensioni del paese e all'eccessiva presenza di molti “ragazzi” sia di un gruppo che dell'altro, tanto che io avevo raccomandato a Lucio Annis di non affiliare più nessuno e di limitarsi a gestire poche persone. D'altronde, cessato il contrabbando, le attività criminali che possono essere svolte in una limitata area territoriale non consentono profitti ingenti e non possono quindi essere suddivise tra molte persone. Oltre a Lucio Annis c'è suo fratello più piccolo del quale non ricordo il nome ed un tal Trenta che mi pare sia figlio di Salvatore Buccarella e della sua amante”..

Gli attentati a Fago secondo Penna – “Devo dire che nativo di San Pietro Vernotico è anche Alessandro Fago (che ha un fratello di nome Emanuele non affiliato formalmente ma vicino a noi); Alessandro Fago è stato affiliato prima a Giuseppe Gagliardi (detto Pino “scasciamachine”) e poi a Massimo Delle Grottaglie; dopo l'uccisione di quest'ultimo si è avvicinato ai fratelli Tornese di Monteroni di Lecce e ha spostato a Lecce i suoi investimenti commerciali come titolare di più negozi di abbigliamento nei quali ha investito capitali illeciti provento del traffico della droga, suoi e di Francesco Argentieri. Anche quest'ultimo ha spostato i suoi interessi a Lecce, anche a seguito dei contrasti con Francesco Campana che ne ha deciso l'eliminazione fisica

Ed è a questo punto che Penna racconta tutto ciò che l’ultima delle inchieste sulla Nuova Sacra Corona Unita di San Pietro Vernotico stava gradualmente portando alla luce (senza che ovviamente nessuno lo sapesse). Sono elementi che gli inquirenti ritengono “perfettamente sovrapponibili alle risultanze d’indagine di questo procedimento”, ossia le ragioni di una serie di attentati in danno di Fago Alessandro : “Fago era stato danneggiato – dice Penna - nell'attività commerciale che con il fratello Emanuele gestiva a San Pietro Vernotico, consistente in una rivendita ambulante di panini e bibite con un furgone trasformato in bar che sostava a San Pietro Vernotico in un'area sulla quale erano disposti dei tavolini”.

“Questo furgone fu dato alle fiamme qualche mese fa, prima che io fossi arrestato, e già in precedenza si era tentato di dargli fuoco. Inoltre recentemente erano stati sparati dei colpi d'arma da fuoco all'abitazione di Emanuele Fago. Non so chi sia stato materialmente a compiere gli attentati ma l'azione è riconducibile alla decisione di Francesco Campana, Raffaele Renna (come ho detto suo responsabile per San Pietro Vernotico) e Domenico D'Agnano (detto “Nerone” che nell'ultimo periodo si è avvicinato al gruppo di Campana). Era stato proprio Francesco Campana, come anche il fratello Sandro, a dirmi che la dovevano fare pagare ad Argentieri e a suo cugino Alessandro Fago”.

Ed ecco le gerarchie - Il 19 marzo 2011 Penna spiega : Su San Pietro Vernotico il mio affiliato Lucio Annis al quale ho sempre fatto riferimento per ciò che concerne quel territorio. Inoltre, vi è anche certo Jonny Serra che so, per averlo appreso da Francesco Argentieri, essere stato affiliato alla mia persona nei primi anni 2000. Vi è certo Mimino Candida detto “bumbularu” che è affiliato ad Antonio Vitale, così come anche un suo fratello del quale non ricordo il nome; tale “pisellino”, credo di nome Daniele, con una vistosa cicatrice sul volto affiliato a Daniele Vicientino; Giordano Aiace, detenuto da molti anni, affiliato a Massimo Pasimeni con rituale da me effettuato; il fratello di Aiace detto “cunigghiu” (non ricordo il nome), seppur non formalmente affiliato, risulta vicino al nostro gruppo”.

“Direttamente affiliati o comunque organici al predetto Lucio Annis, vi sono i suoi stessi fratelli di cui al momento non ricordo i nomi; i fratelli Alessandro ed Emanuele Fago; un certo Trenta forse di nome Antonio; Cosimo Fina. Nel medesimo territorio, so che operano anche tali Raffaele Renna detto “puffo” affiliato a Francesco Campana. Affiliato allo stesso Renna vi è certo Tarantino o Tarantini da ultimo arrestato unitamente ad altre persone per un estersione a seguito dell'acquisto di pneumatici per la loro autovettura Porsche Cayenne. Vi è anche certo Domenico D’Agnano detto “Nerone” che dapprima era affiliato a Massimo Delle Grottaglie, ma che oggi opera per conto del gruppo di Francesco Campana”.

Il pentito e la zia di Puffo – Penna dà indicazioni anche sulla figura Maria Carmela Rubini, la zia di Raffaele Renna: “Durante un comune periodo di detenzione presso il carcere di Lecce con Antonio Campana, dal settembre 2003 all’aprile 2005, ho avuto modo di apprendere da quest’ultimo che il Renna era “spalleggiato” anche da una sua zia, della quale non ricordo il nome ma rammento che lo stesso Renna alloggiò per un periodo unitamente alla donna per quanto mi disse il Campana. In quell’occasione, appresi che la donna provvedeva alle comunicazioni con l’esterno del carcere”.

Clan Brandi e Donatiello a Brindisi – Lo dice Jonni Serra chiacchierando con un amico: “Giovanni si sta prendendo molte persone”. Lo aveva già rivelato Ercole Penna: “Sulla città di Brindisi so operare il gruppo riconducile ai fratelli Brandi di cui uno di nome Raffaele che mi risulta essersi affiliato a Giovanni Donatiello detto ‘Cinque lire’ ”.

 

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