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Cronaca

La legge anti-pm firmata Vitali: "Anomala, viziata e incomprensibile"

BRINDISI - Una legge per punire pubblici ministeri e giudici che autorizzano intercettazioni illecite. Le esternazioni del premier Silvio Berlusconi travolto dal caso Ruby, contro le “persecuzioni della magistratura” rischiano di passare dall’etere alla concretezza dell’apparato normativo. Per il momento soltanto una bozza, un progetto, prossimo a sbarcare in commissione giustizia per mano del primo firmatario, l’onorevole brindisino del Pdl Luigi Vitali. Che ha fatto sapere di aver già sottoposto la bozza al presidente del Consiglio in persona. Già sottosegretario alla Giustizia, nonché sottoscrittore – primissimo anche allora – della legge Cirielli, meglio nota come Salva-Previti, Vitali ha fatto sapere che la nuova proposta è già stata firmata da altri 29 colleghi parlamentari, ed è pronta per l’esame della commissione Giustizia della Camera già dalla prossima settimana.

BRINDISI - Una legge per punire pubblici ministeri e giudici che autorizzano intercettazioni illecite. Le esternazioni del premier Silvio Berlusconi travolto dal caso Ruby, contro le “persecuzioni della magistratura” rischiano di passare dall’etere alla concretezza dell’apparato normativo. Per il momento soltanto una bozza, un progetto, prossimo a sbarcare in commissione giustizia per mano del primo firmatario, l’onorevole brindisino del Pdl Luigi Vitali. Che ha fatto sapere di aver già sottoposto la bozza al presidente del Consiglio in persona. Già sottosegretario alla Giustizia, nonché sottoscrittore – primissimo anche allora – della legge Cirielli, meglio nota come Salva-Previti, Vitali ha fatto sapere che la nuova proposta è già stata firmata da altri 29 colleghi parlamentari, ed è pronta per l’esame della commissione Giustizia della Camera già dalla prossima settimana.

La sostanza del progetto di legge è tutta enunciata nel titolo "Introduzione dell'articolo 315-bis del codice di procedura penale, concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni".  Il testo si articola in cinque punti, al primo dei quali si prevede che pm e gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. Non è tutto. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato ma anche tutti i testimoni intercettati le cui conversazioni siano state oggetto di pubblicazione sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilità contabile" della Corte dei conti. L'applicazione della legge potrà essere invocata da chi è stato assolto con sentenza irrevocabile "perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Chi verrà prosciolto da ogni accusa, insomma, "avrà diritto a un'equa riparazione per l'intercettazione ingiustamente subita".

Punta di diamante di quella che, prima ancora di passare alla discussione in commissione parlamentare, è già stata battezzata legge anti-pm, è la norma transitoria che la rende retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a cinque anni prima della sua entrata in vigore. Dettaglio che, insieme alla tempestività della proposta, ha autorizzato insinuazioni sull’ennesimo progetto di legge ad personam. Ne abbiamo parlato con il pubblico ministero Milto De Nozza, segretario della sottosezione di Brindisi dell’Associazione nazionale magistrati.

Cosa pensa di questa proposta di legge, dottor De Nozza?

Premetto che ogni commento, al momento, può essere formulato solo sulla scorta delle note di stampa, e non su un testo che al momento non è ancora disponibile. Ciò detto, se le notizie dovessero essere vere o anche soltanto verosimili, ci troviamo di fronte ad una serie di anomalie, a dir poco. La bozza prevede che la sanzione venga inflitta, in solido, al pm e al giudice incompetente, che conserverebbero rispettivamente il potere di richiedere e autorizzare la misura cautelare custodiale, limitativa della libertà personale, ma non quello della libertà di comunicazione, cioè le intercettazioni. Mi pare paradossale e faccio un esempio concreto. L’omicidio commesso recentemente a Torchiarolo. La norma prevede, come è successo, che il giudice incompetente autorizzi la misura cautelare all’indirizzo dell’indagato, la moglie della vittima in questo caso, e che venga successivamente trasferito il caso al tribunale competente, quindi da Lecce a Brindisi. Che ratio ha una scelta legislativa del genere? Si verrebbe a creare una situazione in cui un giudice incompetente può arrestare ma non intercettare. Possiamo arrestare ma non intercettare? Il punto è che, nel nostro paese, gli interventi legislativi nell’ambito della giustizia procedono del tutto a-sistematicamente, sulla scorta di questioni e cronache contingenti, non certo in base a una visione ampia e organica dei problemi. E poi, perché sanzionare soltanto i pm e i giudici?

Ci spieghi meglio.

Voglio dire, semplicemente, che se ha senso punire il pm, il quale si limita a richiedere le autorizzazioni per intercettare demandando la decisione ultima al giudice, perché non sanzionare anche la polizia giudiziaria, a questo punto?

E’ una provocazione?

Chiaramente. Guardi, che si tratti come l’hanno chiamata di una proposta punitiva nei confronti della magistratura, soprattutto la magistratura inquirente, lo si evince chiaramente dal fatto che una norma che punisce l’intercettazione illegittima nel nostro codice esiste già. Se si sente la necessità di aggiustare il tiro introducendo un articolo 315-bis, vuol dire palesemente che, per l’ennesima volta, l’obiettivo è chiaro tanto quanto la necessità è contingente.

Che ne pensa del fatto che la proposta di legge venga da un parlamentare in marcia contro l’escalation criminale a Francavilla Fontana?

Questo rende la proposta ancora più anomala e incomprensibile. Una legge del genere, dovrebbe essere perfettamente chiaro a chi la propone, indebolirebbe enormemente il potenziale investigativo contro la criminalità organizzata. Intanto perché non esiste indagine antimafia, faccio per dire, che non prenda le mosse da un episodio singolo. Faccio un esempio anche in questo caso, così ci capiamo. Una persona vittima di estorsione che per paura non denuncia o nega, in fase processuale, quello che magari ha già dichiarato preliminarmente agli inquirenti, potrebbe determinare l’assoluzione del presunto estorsore. Quanti sono i casi di questa natura nella nostra terra? Dovrebbe saperlo chi esercita le funzioni di parlamentare su mandato elettorale dei cittadini del Sud, o di Brindisi. Non esiste una associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni che non parta da un fatto singolo, da una intercettazione semplice. Bloccare, rendere più complicata l’attività investigativa significa pregiudicare il risultato, significa senza mezzi termini porsi contro l’attività di contrasto alla criminalità organizzata.

Pensa che una legge del genere possa avere l’ok della Corte Costituzionale?

Assolutamente no. I vizi sono palesi, un tentativo destinato a naufragare. Quindi, tranquilli tutti, ci stiamo affannando per nulla. Per quanto l’anomalia stia nel fatto stesso che si possano concepire proposte de genere, e pensare persino di renderle retroattive, con tutto quel che ne conseguirebbe per centinaia di processi in tutta Italia.

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La replica dell'onorevole Luigi Vitali

"Libero il vostro sito di intervistare chiunque, ma regola vorrebbe che ci fosse un minimo di contraddittorio. Peraltro l'intervista viene fatta senza che l'intervistato conosca il testo di legge, per sua stessa amminissione, e quindi seguendo un  ragionamento che non ha radicamento reale.

Posso traquillizzare i vostri lettori, comunque, che, con tutto il rispetto per il dott. De Nozza, la mia proposta di legge è stata ritenuta perfettamente costituzionale non dal presidente del Consiglio, ma da tale Capotosti (consigliere emerito della Corte Costituzionale) in un articolo odierno pubblicato sul Messaggero.

Quando qualcuno l'avrà letta mi dichiaro disponibile a qualunque confronto pubblico: ne risulterà che la mia proposta non ostacola affatto le indagini, men che meno quelle contro la criminalità organizzata, ed è assolutamente compatibile con la mia funzione di parlamentare del territorio. Didensore delle legalità e rappresentante dei cittadini. Tanto dovevo, con preghiera di pubblicazione. Cordialmente, Luigi Vitali".

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La replica dell'onorevole Vitali è garbata, e merita un chiarimento da parte nostra. Intanto di contraddittorio ce n'è abbastanza sui giornali di oggi, altrettanto sulle reti tv sia ieri che nella giornata odierna. Semmai lo spazio minore è toccato proprio ai magistrati. Questa è stata la nostra valutazione, certi che non avrebbe oscurato nè l'onorevole Vitali, tanto meno i contenuti - quelli a noi noti - della sua proposta di legge. Che peraltro correttamente la collega Sonia Gioia ha riassunto nella parte iniziale dell'intervista.

Riguardo la costituzionalità della stessa norma (per ora in bozza) e l'illustre parere del professore Piero Alberto Capotosti, posso solo ricordare a me stesso ciò che disse Gustavo Zagrebelsky nel giorno della sua elezione a presidente della Corte, e cioè che "in ogni questione costituzionale i punti di vista sono numerosi. I giudici si orientano molto spesso su posizioni diverse che poi trovano la loro composizione nella decisione". Io ci credo, perchè considero la Corte Costituzionale un organo giurisdizionale e non politico. (Marcello Orlandini)

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