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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La Marina tra tagli, storia e nuovi compiti

BRINDISI - Le ristrettezze economiche, il depotenziamento della flotta. L’aumento delle responsabilità e l’emergenza in Siria, e poi il caso dei marò del San Marco, ancora in India, provati dai diciotto mesi di lontananza forzata dall’Italia ma determinati, forti come leoni, schiena dritta come tutti i marinai italiani, anche quelli caduti in o scomparsi in mare.

BRINDISI - Le ristrettezze economiche, il depotenziamento della flotta. L’aumento delle responsabilità e l’emergenza in Siria, e poi il caso dei marò del San Marco, ancora in India, provati dai diciotto mesi di lontananza forzata dall’Italia ma determinati, forti come leoni, schiena dritta come tutti i marinai italiani, anche quelli caduti in o scomparsi in mare. E’ stata una cerimonia commemorativa importante quella di stamani a Brindisi, dinanzi al Monumento al Marinaio, importante tanto quanto lo è il momento storico che il Paese sta vivendo, a un passo dall’attacco militare (ancora in forse) in uno dei fronti più caldi dell’emiciclo.

Sono intervenuti il capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il capo di stato maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi. Quest’ultimo ha lanciato un “grido di dolore” per le ristrettezze economiche per le difficoltà anche a livello remunerativo vissute dai marinai d’Italia. Binelli Mantelli ha invece sottolineato il sacrificio dei molti caduti in mare, ma non solo di quanti fra questi indossavano una divisa.

I migranti, vittime della disperazione. I soccorritori, sempre pronti a intervenire in caso di pericolo per salvare vite umane. I morti e i due dispersi della Costa Concordia, il drammatico incidente di Genova, e poi ancora l’umanità dei bagnanti di Pachino che hanno soccorso i profughi arrivati dal mare.

“Il mare accomuna tutti coloro che vi operano – ha detto Binelli Mantelli – qualunque sia la nazionalità e la mansione. Tra loro tutti i marinai in armi che in ogni epoca hanno servito la patria fino all’estremo sacrificio, l’ultimo tra loro il sottocapo nocchiere Alessandro Nasta, deceduto lo scorso anno sulla nave Vespucci. Tra loro i 40mila marinai caduti in combattimento, gli oltre 23mila militari italiani scomparsi in mare nel secondo conflitto mondiale”.

E poi: “Tutti gli operatori marittimi che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro. E’ ancora vivo e bruciante il ricordo della tragedia che ha colpito il porto di Genova, in cui perirono nove tra militari della Capitaneria e lavoratori portuali. Gli utenti del mare, i diportisti, gli sportivi deceduti in quelle che dovevano essere occasioni di svago, tra tutti i 32 passeggeri della Costa Concordia due dei quali ancora dispersi e ancora i tanti disperati che continuano a trovare la morte sulle carrette del mare cercando un futuro migliore in Italia, in Europa, spesso anche in fuga dai drammatici avvenimenti che travagliano molti popoli del mondo”. E poi un cenno ai bagnanti di Pachino “spontaneamente intervenuti ad assistere alcuni migranti in difficoltà sulla spiaggia”.

“La Marina attraversa oggi uno dei momenti più difficili della sua storia postbellica. A causa della progressiva scomparsa della flotta, dovuta al protrarsi del sottofinanziamento di programmi di costruzione navali” ha invece detto De Giorgi nel suo discorso. “Si tratta di una sfida di proporzioni grandissime – ha proseguito - perché coincide con una situazione di estrema difficoltà economica e sociale che il nostro Paese attraversa, e tuttavia l’obbligo che noi abbiamo verso la Nazione e verso i nostri caduti ci impone di non dare tregua su questo aspetto, perché l’Italia non può non avere una Marina degna di questo nome. Tutte le nostre energie saranno devolute a trovare le risorse e il consenso a livello nazionale affinché la nostra Marina possa rinascere e continuare a essere uno strumento operativo efficace al servizio del Paese”.

“Il nostro personale militare e civile – la seconda colonna, insieme alle navi della Marina militare, secondo il capo di stato maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi – è ancora oggi soggetto a un blocco delle retribuzioni, incluse quelle per l’avanzamento. A fronte di aumenti di responsabilità non corrisponde alcun incremento stipendiale e le conseguenze sono avvertite in maniera drammatica soprattutto nei gradi più bassi che già percepiscono retribuzioni minime”.

“Un altro problema non più rinviabile è rappresentato dal blocco del turnover che sta comportando la progressiva capacità di perdita produttiva e di know-how dei nostri arsenali. Si tratta di un patrimonio prezioso e irrinunciabile, assai difficile da ricreare una volta perduto. Sono questi i due aspetti che auspichiamo che il Parlamento affronti in maniera organica dando un orizzonte almeno decennale alle proprie decisioni, perché il coinvolgimento decennale della nostra industria consentirà di sviluppare nuovi progetti, di dare un impulso allo sviluppo non solo all’industria della cantieristica ma anche a un indotto amplissimo”.

“Penso anche a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che sono ancora lontani dalla nostra patria. E’ anche per loro – ha poi aggiunto De Giorgi - che dobbiamo combattere per una Marina migliore, più efficace e che soprattutto continui a esistere come strumento militare efficace al servizio della nostra patria”.

Sull’emergenza in Siria: “Il ruolo dell'Italia è un ruolo politico, non è quindi compito mio dire qual è", ha dichiarato Luigi Binelli Mantelli, rispondendo alle domande dei giornalisti. "Posso dire - ha spiegato - che noi siamo molto attenti e seguiamo l'evoluzione della situazione. Abbiamo disposto l'invio di una nave in Libano per monitorare la situazione e sostenere i nostri uomini che sono in quella che è un'area che certamente non è indifferente a questa crisi”.

Sul ruolo di Brindisi: "A Brindisi ci sono le Nazioni unite, ora oltre alle opzioni militari esistono altre urgenze che sono il sostegno ai rifugiati, ce ne sono quasi un milione e mezzo tra Turchia, Libano e Giordania. Dovrà partire sicuramente una iniziativa delle Nazioni unite a cui noi daremo un contributo". Binelli Mantelli ha incontrato nei giorni scorsi i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in India. "Sono provati, non provatissimi, sono gente tosta. Due anni e passa di questa travagliata vicenda proverebbero chiunque, sono ancora molto determinati e orgogliosi di quello che rappresentano", ha concluso l’ammiraglio.

Era presente, in rappresentanza del gruppo creato su Facebook “Ridateci i nostri leoni” al quale aderiscono le mogli e le fidanzate dei militari del Reggimento San Marco, anche Tiziana Piliego, una referente dello stesso. Dinanzi al monumento al Marinaio di Brindisi è esposto uno striscione con un fiocco giallo: “Siamo qui – ha detto Tiziana Piliego – per far sentire a Massimiliano Latorre e a Salvatore Girone il nostro supporto anche a diciotto mesi di distanza. Siamo al loro fianco sin dal principio della loro ingiusta detenzione in India, vogliamo che la tensione mediatica non cali. Loro ci hanno chiesto supporto, noi siamo qui per loro”.

Tiziana Piliego indossava una t-shirt nera con una immagine dei due marò e un fiocchetto giallo cucito proprio “per rappresentare la nostra attesa. Ci auguriamo – ha detto - che la vicenda si risolva e che facciano al più presto ritorno a casa”.

Ha accusato un malore per via del forte caldo uno dei militari schierati dinanzi al Monumento al marinaio di Brindisi, affacciato sul porto interno. Durante il discorso del capo di stato maggiore della Marina, l'ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, il militare ha perso i sensi per qualche istante, cadendo per terra. E' stato subito soccorso e non è stato necessario l'intervento di un'ambulanza. Il sottocapo ha riportato ferite lievi, a quanto si è saputo solo qualche escoriazione. L'ammiraglio De Giorgi ha interrotto il suo discorso, riprendendolo solo una volta sicuro delle buone condizioni di salute del marinaio. La cerimonia è poi proseguita.

Tra le autorità, oltre al prefetto Nicola Prete, al sindaco Mimmo Consales e all'arcivescovo Domenico Caliandro, anche il presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre.

 

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