La palazzina del Braico è ancora una minaccia. "Non aspettiamo la tragedia"
A 31 mesi di distanza dalla lettera attraverso la quale l'allora commissario straordinario, Bruno Pezzuto, intimava all'Asl di mettere in sicurezza l'immobile, la palazzina abbandonata situata all'interno del parco Cesare Braico versa ancora in uno stato a dir poco fatiscente. Lo rileva Giampiero Epifani, componente del movimento Salviamo il Braico
BRINDISI – A 31 mesi di distanza dalla lettera attraverso la quale l’allora commissario straordinario, Bruno Pezzuto, intimava all’Asl di mettere in sicurezza l’immobile, la palazzina abbandonata situata all’interno del parco Cesare Braico versa ancora in uno stato a dir poco fatiscente. Lo rileva un componente del movimento salviamo il Braico, già presidente della Circoscrizione Commenda-Cappuccini-Minnuta, Giampiero Epifani, autore di una missiva inviata al prefetto Nicola Prete, al sindaco Mimmo Consales e all’assessore ai lavori pubblici, Cosimo D’Angelo.
“Nonostante le numerose iniziative precedentemente effettuate – scrive Epifani - nulla ad oggi è stato fatto per salvaguardare la pubblica e privata incolumità dei numerosissimi frequentatori del suddetto parco”. (Nella foto a destra, due bambini sotto i ruderi della palazzina)
Epifani, come accennato, ricorda che “già nel febbraio 2012, il commissario straordinario di Brindisi, vista la relazione del dirigente del settore Ll.Pp. del 6 febbraio 2012, aveva disposto la messa in sicurezza e/o abbattimento entro e non oltre 15 giorni. dello stabile pericolante ma ciò non è mai accaduto”.
Vista quindi la pericolosità e “l’obbiettiva drammaticità situazione non è chiaro – prosegue Epifani - come sia quindi possibile organizzare eventi pubblici che coinvolgano la presenza di molta gente, tra cui numerosi bambini, senza tener conto della messa a rischio della loro sicurezza”.
Epifani si chiede se sia lecito “che due enti pubblici, quale l' Asl prima ed il Comune ora, possano disattendere esplicite disposizioni dell' amministrazione comunale, come è altrettanto lecito chiedersi come mai quest’ultima non vigili sull'ottemperanza delle proprie prescrizioni in considerazione di questioni tanto delicate”.
“Quello che ci si chiede è: perché – conclude Epifani - ogni volta bisogna aspettare la tragedia prima di procedere con gli atti concreti ?”