La piazza, Martina, Nichi e la preghiera di Don Ciotti
BRINDISI - Consales chiede un minuto di silenzio e un fiore ad ogni finestra, in ricordo della ragazza deceduta. Annuncia che le scuole resteranno chiuse affinché tutti i ragazzi possano partecipare ai funerali di Melissa. Arriva qualche rappresentante istituzionale e la gente fischia e rumoreggia. Grida «Andate via». Il sindaco toglie la parola a monsignor Talucci, che l’aveva appena presa, e placa gli animi: «Chi ha compiuto quel gesto ha ucciso l’Italia, non Brindisi. Non abbiamo bisogno di gesti di intolleranza. Dobbiamo rimanere uniti. Abbiamo il cuore a pezzi, tutti. Di fronte ai morti non si contesta». Talucci riprende la parola e grida: «Pentitevi e recuperate un pizzico di dignità». Parla Martina Carpani, dell’Unione degli Studenti e scrosciano gli applausi. Dice che ha paura, come tutti i suoi coetanei. E lancia l’accusa più forte: «Abbiamo sottovalutato la criminalità e la mafia. Ma ora non possiamo fermarci, loro pensano di utilizzare la paura come forma di controllo e noi non dobbiamo permetterlo. Da martedì andiamo a scuola portando il peso della lotta alla legalità, e per dire che “mai più accadrà”. Non trasformiamo le scuole in luoghi di terrore. Sono e devono rimanere dei presidi di libertà».
BRINDISI - Consales chiede un minuto di silenzio e un fiore ad ogni finestra, in ricordo della ragazza deceduta. Annuncia che le scuole resteranno chiuse affinché tutti i ragazzi possano partecipare ai funerali di Melissa. Arriva qualche rappresentante istituzionale e la gente fischia e rumoreggia. Grida «Andate via». Il sindaco toglie la parola a monsignor Talucci, che l?aveva appena presa, e placa gli animi: «Chi ha compiuto quel gesto ha ucciso l?Italia, non Brindisi. Non abbiamo bisogno di gesti di intolleranza. Dobbiamo rimanere uniti. Abbiamo il cuore a pezzi, tutti. Di fronte ai morti non si contesta». Talucci riprende la parola e grida: «Pentitevi e recuperate un pizzico di dignità». Parla Martina Carpani, dell?Unione degli Studenti e scrosciano gli applausi. Dice che ha paura, come tutti i suoi coetanei. E lancia l?accusa più forte: «Abbiamo sottovalutato la criminalità e la mafia. Ma ora non possiamo fermarci, loro pensano di utilizzare la paura come forma di controllo e noi non dobbiamo permetterlo. Da martedì andiamo a scuola portando il peso della lotta alla legalità, e per dire che ?mai più accadrà?. Non trasformiamo le scuole in luoghi di terrore. Sono e devono rimanere dei presidi di libertà». C?è il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, ci sono don Luigi Ciotti, tanti sindaci da tutta la Puglia, i ragazzi di molte scuole della provincia, il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso, e quello della Uil Luigi Angeletti. Ferrarese: «Il ministro aveva promesso di accendere un faro. Adesso deve illuminarci a giorno». Vendola: «Un?altra volta avevo visto zainetti, libri e quaderni. Era la strage dei bambini di San Giuliano di Puglia. Questa mattina ho pensato a quando accompagno i miei bambini a scuola, a quei momenti di festa. Pensavo al fatto che i genitori affidano i loro bambini alla scuola, perché è un luogo sicuro. La sicurezza non è militarizzare un territorio, ma sviluppare le relazioni, la cultura, l?intelligenza. Quello che non avevamo mai osato fare l?hanno fatto?. ?Immaginare una mattanza di adolescenti, una strage scolastica. Colpire delle ragazzine. Melissa e le altre, le loro amiche. Sono figlie nostre col corpo piagato. Con ferite che non si curano mai. Ora la prima risposta che possiamo dare è dare più forza alla scuola, la prima trincea a difesa dei valori della nostra costituzione. Oggi Brindisi ? ha detto ancora il presidente della Regione - è diventata capitale del dolore e della vergogna, perché si prova vergogna quando sai che tra gli esseri umani c?è qualcuno capace di colpire i nostri figli, che è una vigliaccheria?. ?Ora bisogna scegliere di stare con la vita contro la morte. Oggi dobbiamo prendere un impegno: abbiamo il dovere di asciugare le lacrime delle mamme e dei papà che non finiranno mai di piangere. Il nostro dovere è di non dimenticare e di non abbandonare queste famiglie e questi giovani?, conclude Vendola. Dopo di lui prende la parola il ministro Profumo e ricominciano i fischi. Consales riprende la parola e blocca le contestazioni: «Chi contesta oggi offende i morti. Su questo palco c?è il sangue di Melissa, non è il momento di contestare». Profumo: «Aiutiamo la scuola e i ragazzi», poi dice altre ovvietà e lascia il microfono. Conclude Consales: «Non mi fermo davanti agli attacchi, alle speculazioni, a chi offende la società civile brindisina. Io ci sarò». La gente chiama don Luigi Ciotti e lui prende la parola: «Non sappiamo se è mafia, terrorismo o cos?altro, ma di certo sono assassini e stanno guardando questa piazza. Abbracciamo Melissa, perché lei vive su questa piazza attraverso voi. E sia ben chiaro che la lotta alla mafia la si fa a scuola, nei territori, ma soprattutto la si fa a Roma». Arriva l?ovazione. «Dobbiamo trasformare le paure in speranze. E la speranza si chiama lavoro, sostegno alle famiglie. In Italia tutti parlano di legalità, anche quelli che la calpestano tutti i giorni». Ho sfogliato un quaderno trovato sul luogo dell?attentato, si parla di costituzione, di diritti e di democrazia. La democrazia si fonda sulla giustizia e sulla dignità umana, ma anche sulla responsabilità, quella che chiediamo allo Stato, alle istituzioni. Ma anche tutti noi dobbiamo assumerci di più la nostra parte di responsabilità». E grida: «Sono meravigliosi questi ragazzi, non prendiamoli in giro!». Don Ciotti racconta di aver chiesto a Grasso di dire una preghiera davanti allo zainetto di Melissa, stamattina. E conclude con una preghiera: «Chiedo a Dio che dia una bella pedata a tutti per andare avanti».