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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

La prima ritorsione contro il pentito Penna: bomba a casa dei suoceri

MESAGNE – La ritorsione non si è fatta attendere. Un ordigno è esploso ieri sera dinanzi alla porta di ingresso dell’abitazione in via Torre, al numero 299, della casa in cui abitano i genitori di Angela Biondi, moglie di Ercole Penna. Palazzina nella quale sino a quando Penna non ha deciso di collaborare con la giustizia, abitava anche lui. Al primo piano, che ora è vuoto. Gli attentatori hanno collocato l’ordigno dinanzi all’uscio, hanno acceso la miccia e sono andati via indisturbati. Anche perché la casa si trova all’estrema periferia di Mesagne, proprio di fronte al nuovo supermercato Eurospin. I resti dell’esplosivo sono all’esame della Scientifica. Comunque non si è trattato di un ordigno di grande potenziale. I danni all’uscio sono stati minimi. Si è trattato probabilmente solo di un atto dimostrativo, per incutere timore non tanto al pentito, quando ad Angela Biondi. Il padre di Ercole Penna, Ennio, ed i fratelli si sono dissociati dalla decisione del figlio di collaborare con la giustizia.

MESAGNE – La ritorsione non si è fatta attendere.  Un ordigno è esploso ieri sera dinanzi alla porta di ingresso dell’abitazione in via Torre, al numero 299, della casa in cui abitano i genitori di Angela Biondi, moglie di Ercole Penna. Palazzina nella quale sino a quando Penna non ha deciso di collaborare con la giustizia, abitava anche lui. Al primo piano, che ora è vuoto. Gli attentatori hanno collocato l’ordigno dinanzi all’uscio, hanno acceso la miccia e sono andati via indisturbati. Anche perché la casa si trova all’estrema periferia di Mesagne, proprio di fronte al nuovo supermercato Eurospin. I resti dell’esplosivo sono all’esame della Scientifica. Comunque non si è trattato di un ordigno di grande potenziale. I danni all’uscio sono stati minimi. Si è trattato probabilmente solo di un atto dimostrativo, per incutere timore non tanto al pentito, quando ad Angela Biondi. Il padre di Ercole Penna, Ennio, ed i fratelli si sono dissociati dalla decisione del figlio di collaborare con la giustizia.

Nella casa di via Torre abitano i genitori della moglie di Penna, vale a dire Cosimino lu Cigghiesi, fratello di un’altra famosa Mimina la cigghiesi, vale a dire la moglie di Giuseppe Rogoli. Un legame forte di Ercole Penna con la Sacra corona. Niente di meno che con il fondatore della stessa Scu. Ma ovviamente, quando si imbocca una strada come quella intrapresa da Ercole Penna, non ci sono parentele che tengano. Lino lu Biondu era stato arrestato il 29 settembre scorso nell’operazione Calipso. I carabinieri avevano scoperto una cellula della Sacra corona che controllava il racket delle estorsioni alle case da gioco della fascia centro nord della provincia di Brindisi. Dopo un paio di mesi, era il 9 novembre, Penna decise di vuotare il sacco.

Pentito di primordine. Era arrivato giovanissimo nella Sacra corona. Inoltre c’è la parentela  con Pino Rogoli a renderlo custode di tanti segreti e di tutta l’attività della Scu. Anche se Rogoli con i passare del tempo aveva perso la sua influenza e Penna si era allontanato diventando il capo del gruppo gestito assieme a Massimo Pasimeni, Antonio Vitale e Daniele Vicientino (latitante, coinvolto nell’operazione Calipso).  Iniziò a raccontare la sua vita malavitosa e quella di tantissimi altri affiliati e no. Perché la Scu moderna ha via via eliminato le affiliazioni, soprattutto delle persone  non ancora compromesse da inchieste giudiziarie.

Martedì scorso la procura distrettuale antimafia ha emesso diciotto decreti di fermo di indiziato per le accuse rivolte loro da Penna. Altre dieci persone coinvolte in questa primo troncone di indagine sono già detenute. Motivo della richiesta di fermo, inusuale per una grossa operazione antimafia, è stato proprio il pericolo che la notizia del pentimento di Penna potesse trapelare, facendo correre grossi rischi ai suoi parenti non ancora sottoposti a programma di protezione. L’unica attualmente sottoposta a tale programma è la moglie Angela che ha condiviso la scelta del marito, forse l’ha spinto pure lei a collaborare per vivere una vita normale, anche se sradicata dai suoi affetti perché è chiaro, quando si inizia un percorso del genere si tronca ogni rapporto con il passato.

Ma nonostante i fermi la prima minaccia è arrivata con una rapidità incredibile. E’ giunta la sera dell’ultimo dell’anno, quasi a voler dire: “Noi stiamo passando un fine anno frutto, lo trascorrerete anche voi”. L’ordigno è esploso tra le 19,30 e le 20. Il boato è stato molto forte. Qualcuno ha pensato ad un pazzo che aveva fatto esplodere un grosso petardo per festeggiare nel modo più incosciente che c’è la fine del 2010. Si sono spaventati anche la mamma di Angela Biondi e la nonna che si trovavano nella casa con una bambina. Per fortuna stavano nella cucina che si trova nella parte posteriore. Quando sono uscite hanno visto il portone scardinato e i vetri della casa rotti. Hanno capito che non si era trattato di uno scherzo. Hanno chiamato la polizia. La zona è stata bloccata. Sono iniziate le indagini. Si sta cercando di individuare una traccia qualsiasi che possa portare alla individuazione degli attentatori.

Risalire agli autori  non sarà facile. Sono proprio in tanti quelli che possono avere deciso di creare disagio nella mente di Ercole Penna. Non ci sono infatti solo le ventotto persone coinvolte nell’operazione Last Minute che martedì ha portato ai fermi. Nel decreto gli omissis sono tantissimi. Per cui il mandante o l’esecutore potrebbe essere anche uno di loro. Magari uno degli affiliati allo stesso Penna. Da tenere presente che il collaboratore sta colpendo tutti, a 360 gradi.  Comunque l’attenzione maggiore al momento è incentrata su Francesco Campana, coinvolto pesantemente da Ercole Penna, latitante da mesi, in grado di muoversi con disinvoltura nella stessa Mesagne: l’1 luglio assieme al fratello, in pieno giorno tentò di ammazzare Vincenzo Greco.

Intanto è stato scarcerata un’altra delle persone sottoposte a fermo martedì scorso. Si tratta di Alessandro Monteforte, ritenuto il capozona della Scu nel comune di Cellino San Marco, residente a Colle Val D’Elsa, in provincia di Siena, costituitosi poche ore dopo aver saputo che i poliziotti lo stavano cercando. Interrogato per rogatoria dal gip del Tribunale di Siena alla presenza del suo avvocato Ladislao Massari, il 36enne è stato rimesso in libertà perché gli indizi di colpevolezza non sono così gravi da giustificare la restrizione in carcere. Ieri erano già stati scarcerati Andrea Pagliara, mesagnese, difeso dall’avv. Rosanna Saracino, ed Elia Pati, di Tuturano, difeso dall’avv. Daniela D’Amuri.

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