La regata, la Via Francigena, e le torri patrimonio dell'umanità
È stata presentata questa mattina alle 11, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Casa del Turista di Brindisi, una delle iniziative culturali che arricchiranno la trentaduesima edizione della regata Internazionale Brindisi-Corfù
BRINDISI - È stata presentata questa mattina alle 11, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Casa del Turista di Brindisi, una delle iniziative culturali che arricchiranno la trentaduesima edizione della regata Internazionale Brindisi-Corfù: il convegno dal tema “Brindisi-Corfù: sulla Rotta della Francigena del Mare”. L’iniziativa, organizzata tra gli altri dalla sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, dall’associazione Brindisi e le Antiche strade con il patrocinio del Consolato Onorario di Grecia in Brindisi e la collaborazione dell’amministrazione comunale, si terrà il 5 giugno alle 9 presso la Sala Conferenze di Palazzo Nervegna.
Nel convegno saranno presentate le evidenze e le testimonianze storiche legate agli aspetti culturali, economici e religiosi della Via Francigena del Mare (dai traffici delle mercanzie ai diari dei pellegrini). I materiali di studio serviranno alla candidatura della Rotta della Via Francigena del mare al Consiglio d’Europa, per il suo riconoscimento ufficiale tra gli itinerari francigeni. Alla conferenza stampa, introdotta dalla giornalista Anna Saponaro, hanno partecipato il professor Giacomo Carito, presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria della Puglia e l’architetto Mina Piazzo dell’associazione Brindisi e le Antiche Strade.
Brindisi Report.it ha chiesto al professor Giacomo Carito di parlarci del convegno del 5 giugno: “Il convegno si propone di illustrare l’importanza della rotta che conduceva da Brindisi a Gerusalemme, toccando ovviamente anche vari scali intermedi, il primo dei quali Corfù. Quindi in qualche modo la prima tratta della Brindisi- Gerusalemme era proprio quella tra Brindisi e Corfù. Da qui è nata l’idea di legare questo discorso per l’appunto alla regata”, afferma Carito.
“Si è trattato di un percorso frequentatissimo a partire dalla fine dell’XI secolo fino al tardo XIII secolo, cioè fino alla caduta, in sostanza, di San Giovanni d’Acri, ultimo presidio cristiano in Terrasanta. Poi è noto che con l’istituzione dei giubilei diventa Roma ormai la principale meta di pellegrinaggio, quindi il transito verso la Terrasanta diminuisce grandemente. E parallelamente comincia a essere preferita la Rotta tirrenica, cioè i pellegrini s’imbarcavano a Messina. Ma, diciamo, nei secoli successivi è un transito molto ridotto rispetto a quello che era stato nei due secoli interessati dal fenomeno delle crociate”.
“In questi due secoli Brindisi – spiega ancora Carito - ha un ruolo importantissimo non solo per quanto riguarda le partenze più o meno famose o gli eventi celebri, l’incoronazione di Ruggero, il matrimonio di Federico II e così discorrendo, ma perché diventa il grande retroterra logistico di Terrasanta. Gli ordini monastico-cavallereschi acquisiscono grandi proprietà terriere nell’area, in particolare lungo le vecchie consolari romane e gestiscono, cambiano i modi di produzione delle nostre campagne passando dall’organizzazione feudale dei casali a quella capitalistica per masserie. Organizzazione che era più funzionale per assicurare regolari approvvigionamenti alla Terrasanta”.
“Di più poi, si costruisce ovviamente una rete di strutture, oggi le chiameremmo di ospitalità, a vantaggio di chi percorreva a piedi le consolari romane. In un giorno di cammino non si possono percorrere le distanze che si percorrono oggi, quindi occorrevano dei luoghi di sosta. Nei pressi di Brindisi possiamo considerare come luoghi di sosta Guaceto, dove c’erano molte proprietà dei cavalieri, non a caso lì molti toponimi si riferiscono a San Giovanni. Poi la Chiesa di Jaddico, che era dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, e più avanti ancora, all’altezza del Bosco del Compare, il complesso di San Lazzaro dell’Ordine dei Lazzariti, un ordine che assisteva in particolare i lebbrosi”.
“Quindi è tutta in sostanza una struttura che è volta a garantire l’arrivo a Brindisi e poi da Brindisi la partenza verso Gerusalemme. Da qui l’idea di inserire la Rotta Brindisi-Gerusalemme nei grandi itinerari europei di pellegrinaggio, perché è ovvio che si veniva in Puglia per andare verso Terrasanta. Quindi – aggiunge Carito - fermando la Francigena in Puglia in sostanza la si arresta molto prima del suo compimento. È chiaro che poi il viaggio da Brindisi verso Gerusalemme poteva avere rotte diverse uno poteva anche arrivare a Corfù, poi da Corfù traghettare verso la costa ellenica , poi proseguire a piedi verso Costantinopoli, o proseguire per mare. Le alternative erano molte. Di fatto però Brindisi-Corfù bisognava farla per forza per mare e quindi io credo che su questo la città possa e debba investire molto”.
“Accanto a questo vi sarà la proposta di inserire nella lista dei siti patrimonio dell’umanità – anticipa il professore Giacomo Carito - il sistema difensivo della Terra di Brindisi. Nel momento in cui è il Levante a volersi affacciare nel Ponente, con i Turchi, gli Spagnoli scelgono la linea della difesa passiva, cioè una grande rete di fortificazioni che potesse avere un effetto dissuasivo sugli Ottomani. E da lì la costruzione di tutta la rete enorme delle torri costiere, i grandi castelli di Brindisi, quelli dell’entroterra, da Carovigno, il Palazzo del Balì a Fasano, la Torre civica di San Pietro Vernotico per citare alcuni esempi. Quindi l’idea è quella di inserire l’intero sistema difensivo della provincia di Brindisi come sistema nella lista dei siti patrimonio dell’umanità. E anche questo avrebbe indubbiamente grandi ricadute sull’economia del territorio e sulla scelta di un turismo sostenibile”.
Del convegno il professore Carito pone in evidenza, infine, il valore del comitato scientifico, composto dai più grandi medievalisti della nostra area: il professore Pasquale Corsi e il professore Pasquale Cordasco, dell’Università di Bari, Hubert Houben dell’Università del Salento, Luciana Petracca, Maria Stella Calò Mariani. “Un gruppo notevole di studiosi che ci accompagneranno poi nella pubblicazione degli Atti che sarà il testo attraverso cui noi sosterremo la candidatura”, conclude.
Brindisi Report.it ha chiesto, infine, all’architetto Mina Piazzo di parlarci del sistema difensivo. “Stiamo avanzando la proposta di candidatura del sistema difensivo territoriale brindisino al patrimonio Unesco, per l’importanza primaria che ha avuto per decenni, forse anche secoli, relativamente all’essere da bastione, da argine, all’invasione turca, non soltanto nel nostro territorio salentino, ma anche nel Mezzogiorno d’Italia. Quindi l’invasione del contesto italiano, della penisola italiana nell’Occidente. È stato un sistema strategico e poiché ci sono anche delle punte di diamante di questo sistema, a cominciare dai castelli, noi crediamo che sia opportuno e lavoreremo con le altre associazioni del territorio e con le istituzioni per dare rilevanza a questa proposta”.