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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

La vicenda dei marò Latorre e Girone: impudenza e nodi al pettine

Le espressioni di sconcerto e di scandalo per il rifiuto della Corte Suprema di Nuova Delhi di concedere un'altra "vacanza natalizia" a Girone e di prorogare quella di convalescenza a Latorre sono, almeno per quel che riguarda governanti e responsabili della politica estera del nostro Paese, del tutto fuori di luogo e connotati da una trasparente ipocrisia

Le espressioni di sconcerto e di scandalo per il rifiuto della Corte Suprema di Nuova Delhi di concedere un’altra “vacanza natalizia” a Girone e di prorogare quella di convalescenza a Latorre sono, almeno per quel che riguarda governanti e responsabili della politica estera del nostro Paese, del tutto fuori di luogo e connotati da una trasparente ipocrisia. Che gli Indiani, Governo, opinione pubblica, Magistratura, potessero “stare al giuoco” delle velleitarie operazioni dirette a gettar fumo negli occhi alla pubblica opinione del nostro Paese, dopo che nel marzo 2013 era stato compiuto da noi l’insano e vile gesto di rimangiarsi la decisione oramai resa pubblica e motivata di fronte a tutto il mondo, di trattenere in Italia i due nostri Militari, è, oramai speranza semplicemente chimerica e puerile.

Particolarmente doloroso e inspiegabile è il fatto che al coro dei “delusi” delle decisioni Indiane si sia unito il Presidente Napolitano. Napolitano, che non risulta abbia mosso un dito per impedire il vergognoso voltafaccia del “suo” Governo Monti (benché già dimissionario) non solo doveva aspettarsi quanto sta accadendo, ma deve rendersi conto, anche senza l’ausilio del prestigioso e numeroso staff di consiglieri di stanza al Quirinale, che dal momento in cui Egli ritenne di ricevere Latorre e Girone come due vincitori della partita, rendendo loro un onore che non si concede facilmente  a chi si rende meritevole della riconoscenza della Nazione, diveniva inconcepibile ed anche pericoloso riconsegnarli in mani Indiane, benché il Ministro Terzi fosse riuscito ad ottenere un mezzo riconoscimento della possibilità di evitare il loro rientro in India (l’impegno del Governo Italiano era limitato dall’ambito “delle sue competenze istituzionali” il che era riserva più che eloquente).

I due marò italiani sotto processo in IndiaQuel trattamento di trionfale “chiusura della partita” non poteva, infatti, che irritare e rendere diffidente e sospettosa qualsiasi autorità Indiana che avesse dovuto occuparsi della loro sorte. Riconsegnati i malcapitati Militari ai loro sequestratori (pressati da una opinione pubblica locale xenofoba e portata a non sentir ragione fin dal primo momento) non è pensabile che si possano creare ancora le condizioni così laboriosamente e difficilmente create nel 2012 per un’operazione sprecata dopo che, di fatto era andato a segno, con un voltafaccia con la più vergognosa delle motivazioni: non turbare i buoni affari con l’India. Quelli, magari, per taluni dei quali, poi, è risultato che sarebbero corsi fiumi di danaro per tangenti ai massimi livelli.

Dopo che Terzi di Sant’Agata, Ministro degli Esteri del Governo Monti, tradito da tutti i suoi colleghi, rassegnò le dimissioni per protesta, dopo quell’inconcepibile voltafaccia (dimissioni di fronte alle quali il funereo ed opaco presidente, così caro a Napolitano, non aveva saputo dir altro che erano “irrituali”, come se ciò bastasse a scagionarlo dalla vergogna cui esse erano opposte) ministri e viceministri degli Esteri che si sono succeduti alla Farnesina o non hanno fatto nulla o hanno fatto cose vergognose quasi quanto il “voltafaccia” del trio Monti-Passera-Di Paola, con relative adesioni e mancate opposizioni.

Emma Bonino, succeduta a Terzi, forse per ingraziarsi ulteriormente il Presidente Napolitano (distintosi per il silenzio di fronte al voltafaccia del “suo” Governo) ma in realtà ancor più offendendolo perché ciò importava una severa critica del trionfale ricevimento dei Marò al Quirinale, dichiarava che “non è mica provato che siano innocenti”.    Quello che, con la formazione del Governo Letta doveva diventare il suo vice (ma, forse, il suo capo, dato che era il “responsabile esteri” del PD) Lapo Pistelli superava ogni limite di decenza compiacendosi pubblicamente del fatto che l’operazione per trattenere in Italia i due Militari fosse fallita (cioè fosse stata sprecata dopo essere riuscita) ostentando dileggio verso il Ministro Terzi ed affermando che bisognava riconoscere la giurisdizione Indiana, ottenere che ai due malcapitati fosse inflitta una pena non superiore a sette anni e che fosse convenuto che la scontassero in Italia.

Le casse con le armi sequestrate sulla Enrica LexieIl culmine del grottesco fu toccato quando Latorre, colpito da ischemia cerebrale venne in Italia per un trattamento riabilitativo di quattro mesi (scadrà il 13 gennaio 2015). Si recarono a riceverlo vari Ministri con il Capo di Stato Maggiore della Marina, per prendersi un po’ del merito di quel mesto rientro, che cercarono di far passare per un loro successo. Specificando “che non si accontentavano” (dell’ischemia? Del fatto che avesse colpito uno solo dei Marò?) e che avrebbero proseguito (???) nell’opera per concludere positivamente il caso.

Sembrava (e, dati alcuni, almeno, di quei soggetti, non è da escluderlo) che non si rendessero conto che, venuto Latorre in Italia e lasciato Girone in India, l’affare si complicava ulteriormente, perché oramai in un certo senso l’uno veniva usato come ostaggio dell’altro da parte Indiana. ggi quei nodi, così stoltamente ignorati o fatti passare per ottenuti successi, sono arrivati al pettine. La situazione è tale che non potremo uscirne malgrado tutte le “sparate” prenatalizie, che, con ulteriore scorno e disonore.

Se tra i governanti Indiani c’è stato chi ha sperato che un nostro gesto di fermezza, quale quello annunziato nel marzo 2013, toglieva loro la castagna dal fuoco di un processo in cui potrebbe venir fuori tutta l’ambiguità di un atteggiamento demagogico di sostanziale sabotaggio di ogni difesa dalla pirateria nel subcontinente Indiano, oggi quegli atteggiamenti sono stati neutralizzati dal comportamento inconcepibile dei governi italiani succedutisi in questo lasso di tempo.

Ma c’è un altro aspetto della questione che sta venendo fuori. Un’altra manifestazione di inettitudine (e peggio) della nostra classe dirigente. Dopo le ultime decisioni Indiane si sono levate grida di richieste di aiuto all’Europa. Meglio tardi che mai? Forse. Ma non si rimedia al ritardo di tre anni. E non si rimedia al fatto di non aver mai sollevato la questione della necessità di regolare e garantire la difesa diretta del naviglio mercantile nelle zone infestate dalla “nuova pirateria”.

Latorre e GironeNon siamo stati capaci di far capire agli altri Paesi (non solo europei) che occorre una convenzione che regoli il servizio di difesa diretta delle navi, specifichi i poteri di chi la esercita e le salvaguardie. Un’iniziativa del genere doveva essere presa subito. Oggi non potrà avere effetto che quando, in un modo o nell’altro il caso dei Marò sarà chiuso. E poi la buffonata, che di buffonata si tratta del “puntare i piedi” rifiutandosi di rimandare in India Latorre. Per inguaiare ulteriormente Girone.

Queste trovate prenatalizie della resuscitata dignità dei nostri governanti può avere un risultato ora, dopo che la condiscendenza servile, la retromarcia vergognosa del marzo 2013, l’inerzia successiva, hanno dato a tutto il mondo l’impressione che non avevano ragioni da far valere?  L’augurio che facciamo a Girone, a Latorre ed ai loro Famigliari è quello che Dio li salvi dalle sciocchezze di chi dovrebbe difenderli ed avrebbe dovuto farlo da tempo. Vivere sperando è quel che ci resta.

Lettera aperta al Presidente Napolitano

Sig. Presidente,

Non possiamo negare che è con vivo sconcerto che oggi, 16 dicembre, leggiamo che Ella si è dichiarato “fortemente contrariato delle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviluppi della vicenda dei Marò…” e che “resterà in stretto contatto con il Governo e seguirà con attenzione….” etc. etc. (così da un comunicato del Quirinale).

Il nostro vivo sconcerto, che crediamo sia di tutti quanti sono informati meno sommariamente di quanto la stampa ha cercato di fare in modo che potesse esserlo la pubblica opinione e che nelle persone dei nostri due Militari, delle loro Famiglie e dei loro amici e colleghi, sia rabbia ed indignazione, è determinato dal fatto che la decisione odierna della Corte Suprema Indiana e gli sviluppi di tutta l’annosa vicenda sono quelli che era prevedibile.

Il naturale seguito allo sciagurato tradimento dei Sottufficiali dei Fucilieri di Marina Latorre e Girone perpetrato in Italia nel marzo 2013. Tradimento perpetrato dopo che Ella, Signor Presidente, li aveva ricevuti nel Suo Palazzo tributando loro un onore che si rende ai vincitori di una dura prova a conclusione di essa (non certo, quindi per un mero gesto di solidarietà a degli imputati, pur ritenuti innocenti e perseguitati).

Il Governo Monti, già dimissionario, con un voltafaccia vergognoso, di cui, tra l’altro, era uno dei principali artefici, in modo particolarmente odioso, il Ministro direttamente responsabile del ramo in cui avevano operato i nostri Militari, già, presumibilmente, alla ricerca di una vistosa e lucrosa collaborazione nel mondo degli affari in cui si proiettavano le ombre delle “tangenti” Indiane, ha sconfessato clamorosamente il Suo gesto, ha negato il ruolo oramai dal nostro Paese, per Suo tramite, riconosciuto ai due Marò e li ha rispediti in India, a fare, più che da imputati di un delitto inconcepibile (l’omicidio volontario) del quale “si presumono” in quel Paese colpevoli, gli ostaggi, della preoccupazione, dichiarata, dell’andamento di affari più o meno noti.

Ci saremmo attesi allora da Lei, Signor Presidente, un gesto diretto ad impedire che questo tradimento fosse perpetrato. Quanto meno un gesto, una parola di disappunto e di conferma dell’onore e della pienamente positiva valutazione dell’operato dei due nostri Connazionali, impiegati in una missione in difesa di vitali interessi italiani.

Ma non basta. C’è stato chi, pur investito di pubbliche responsabilità e prossimo a ricevere l’incarico di Vice Ministro degli Esteri, è giunto al punto di esprimere parole di scherno nei confronti della paziente opera compiuta per far venire e trattenere in Italia Girone e Latorre e di malcelato compiacimento per il procurato fallimento di essa conseguente alla volontà dei Ministri preoccupati “degli affari” dopo che essa poteva considerarsi compiuta. Una dichiarazione che implicava dileggio sui Suoi compiti. Ciò non ha impedito che quel tristo personaggio fosse nominato Vice Ministro degli Esteri, superando quel vaglio che si ritiene sia sempre stato compiuto da Lei all’atto della formazione dei Governi.

Più recentemente quel personaggio, che aveva pure prospettato la necessità di adoperarsi perché gli Indiani “non infliggessero ai Marò una pena superiore a sette anni di reclusione”, ottenendo che fossero poi mandati a scontarla in Italia, si è risaputo e senza smentite, sarebbe stato da Lei preferito dovesse andare al posto di Gentiloni. Che cosa ci si poteva e ci si può attendere da Autorità Indiane, che pure avevano mostrato di attendersi che, in effetti, Latorre e Girone non sarebbero stati fatti tornare in India, dopo la “licenza elettorale”, accettando che l’impegno del Governo Italiano fosse “nei limiti dei suoi poteri costituzionali?”.

Signor Presidente!

La Sua attuale dichiarazione di disappunto per la piega che sta prendendo la storia dei questi nostri Soldati, suscita, essa sì, stupore e dolorosa delusione. Perché, ci consenta, non può apparire “del tutto comprensibile” che non potendo allora, quando Ella nulla fece e nulla disse per impedire il tradimento dei nostri Marò, non esserLe chiara la catena di conseguenze che da quell’insana decisione sarebbe derivata.

Non Le neghiamo il diritto all’amarezza, che si ha e si deve avere di fronte alle conseguenze di propri, oltre che degli altrui, errori. Ma Ella non può oggi pubblicamente dolersi di quanto ora avviene, dichiararsene “fortemente contrariato” come se si trattasse di qualcosa dovuta esclusivamente a storture ed ingiustizie altrui.

Non è questo il tono che vorremmo poter usare rivolgendoci al Supremo Rappresentante del nostro Paese, ad un Uomo degno di rispetto e di ossequio, non solo per la Sua altissima carica. Ma riteniamo che sia insensato ripetere “riportiamo a casa i nostri Marò” ignorando responsabilità ed errori da chiunque commessi in quanto è fino ad oggi accaduto. Tanto Le dovevamo, da cittadini, con l’augurio che quanto potrà essere compiuto in seguito non soffra della preoccupazione di coprire responsabilità del passato.

                                                                       Mauro Mellini

                                                                Fernando Termentini

                                                                    On. Salvatore Grillo

Mauro Mellini-3Mauro Mellini, 87 anni, avvocato, è stato deputato e uno dei fondatori del Partito Radicale, e componente del Consiglio superiore della magistratura. Ha fondato la rivista "Giustizia Giusta", e continua ad occuparsi dei grandi temi della società italiana producendo una vasta pubblicistica e saggistica

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