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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Latiano

Insulti e minacce per mesi interi. Poi l'aggressione in pieno centro: fine di un incubo per una famiglia

Gli agenti del commissariato di polizia di Mesagne hanno arrestato padre (B.S. 66 anni), madre (C.M. 57 anni) e figlia (M.S. 29 anni) per atti persecutori. La figlia anche per lesioni personali

LATIANO – Padre (B.S. 66 anni), madre (C.M. 57 anni) e figlia (M.S. 29 anni) sono finiti agli arresti domiciliari a Latiano perché accusati di atti persecutori. La figlia anche di lesioni personali. I tre dall’inizio del 2021 hanno perseguitato una famiglia composta a sua volta da padre, madre e figlia (loro parenti), perché ritenuta responsabile dell’arresto di un loro congiunto, il marito della 29enne. Ritengono che le vittime abbiano collaborato con le forze dell’ordine per consentire l’arresto e per questo le hanno perseguitate rendendo loro la vita impossibile. Le ordinanze agli arresti domiciliari sono state eseguite nella giornata di ieri, giovedì 22 luglio, dagli agenti del commissariato di polizia di Mesagne, coordinati dal dottor Giuseppe Massaro, a conclusione delle indagini avviate a giugno scorso quando una delle vittime, dopo una violenta aggressione in pieno centro a Latiano, ha deciso di chiedere aiuto alla polizia. Gli agenti si sono subito messi a lavoro scoprendo che le vessazioni andavano avanti dall’inizio dell’anno. Per fortuna nel giro di un paio di mesi, l’incubo per questa famiglia è finito. 

Ha subito di tutto: offese, insulti, minacce di morte, fino alle aggressioni. A giugno scorso la situazione è degenerata. Madre e figlia erano in un bar quando sono state avvicinate dalle altre due, sono state picchiate brutalmente sotto gli occhi immobili di altre persone. Calci e pugni a non finire. Solo un uomo, dopo che il pestaggio non accennava a terminare, è intervenuto per aiutare le due donne. Solo in quel momento la madre si è resa conto del pericolo che correvano lei e la sua famiglia. Sono state massacrate di botte in strada, in pieno centro e nessuno è intervenuto in tempo, sarebbe potuto succedere ancora e finire peggio. Dalle minacce si è passati ai fatti. La loro vita è diventata un inferno, persino le amiche a un certo punto hanno avuto paura di uscire in loro compagnia. Solo la madre si è fatta refertare in Pronto soccorso e poi presso uno studio medico privato. Ha riportato lesioni e contusioni. Alla figlia è andata peggio ma la paura di subire ancora aggressioni l’ha fermata, non è andata in ospedale. 

I poliziotti hanno potuto accertare la veridicità del pestaggio attraverso alcune telecamere pubbliche e private installate nella zona. La scena è stata ripresa per intero, i fotogrammi sono stati acquisiti e analizzati. Da lì il racconto a ritroso: da sei mesi quella donna, la figlia e il marito non vivevano più. Ricevevano continue minacce, “Infame ti farò saltare in aria” si sono sentiti dire, gesti della pistola con la mano, insulti continui. Uscire di casa era diventato un incubo. I poliziotti, altamente preparati per trattare situazioni così delicate, sono riusciti a ricostruite dettagliatamente l’intera vicenda. Racconto delle vittime e di alcuni testimoni e fotogrammi che immortalano la scena dell’aggressione di giugno, hanno permesso alla Procura della Repubblica di Brindisi di ottenere l’emissione del provvedimento restrittivo nei confronti dei tre aggressori. 

Il commissario Eugenio Cantanna e il dirigente del commissariato di Mesagne, Giuseppe Massaro, nella mattinata di oggi, durante una conferenza stampa, hanno illustrato tutti i particolari di questa assurda vicenda, sottolineando l’importanza della fiducia nelle forze dell’ordine e del coraggio di denunciare. 

“Dalle indagini svolte è emerso che, purtroppo, molte persone informate sui fatti e addirittura “spettatrici” di aggressioni sono rimaste totalmente indifferenti rispetto ai gravi fatti notati. Tuttavia, in tutta la Provincia prosegue la meritevole opera di tutti gli Ufficiali di P.G. della Questura di Brindisi diretta ad incentivare le denunce e le segnalazioni di qualunque atto di violenza subito e/o notato”. Si legge, invece, nella nota della Procura. 

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