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Cronaca

L'autopsia conferma: mortale il colpo alla nuca. I killer forse erano in tre

SAN MICHELE SALENTINO – L’autopsia non ha aggiunto nulla di più di quello che già si sapeva. Il francavillese Vincenzo Della Corte è morto per il pallettone cal. 8,6 che lo ha colpito alla nuca, alla base cranica. Morte fulminea. Gli altri colpi che lo hanno raggiunto non sarebbero stati mortali. Il perito settore Antonio Carusi ha contato tre pallettoni e almeno sei o sette altri pallini. I tre colpi sono stati esplosi da una distanza di tre metri, massimo tre metri e mezzo. Il fucile che ha sparato era un calibro 12.

SAN MICHELE SALENTINO – L’autopsia non ha aggiunto nulla di più di quello che già si sapeva. Il francavillese Vincenzo Della Corte è morto per il pallettone cal. 8,6 che lo ha colpito alla nuca, alla base cranica. Morte fulminea. Gli altri colpi che lo hanno raggiunto non sarebbero stati mortali. Il perito settore Antonio Carusi ha contato tre pallettoni e almeno sei o sette altri pallini. I tre colpi sono stati esplosi da una distanza di tre metri, massimo tre metri e mezzo. Il fucile che ha sparato era un calibro 12.

Le indagini. I carabinieri in questi due giorni hanno interrogato una ventina di persone. Alcune delle quali stavano nei paraggi quando c’è stato l’omicidio nel locale di via Vittorio Veneto, alla periferia di San Michele Salentino. E’ stato sentito il gestore del distributore di carburanti “Energia siciliana”, sono state interrogate altre persone. Ma invece si essere d’aiuto questi interrogatori complicano ulteriormente le cose. Non ci sono, infatti, dichiarazioni univoche. Intanto c’è chi parla, a proposito del mezzo utilizzato dai killer, di un fuoristrada e c’è chi riferisce di un monovolume. Non ci si trova d’accordo nemmeno su dove gli assassini entrati nel locale di via Veneto dove si trovava Vincenzo Della Corte abbiano lasciato la vettura. Alcuni dicono che l’hanno accostata vicino al locale, altri sostengono di averla vista ferma in mezzo alla via in modo tale da bloccare il traffico.

In questo bailamme di versioni contrastanti si fa strada l’ipotesi della terza di un terzo componente del commando di assassini. Una terza persona che dovrebbe essere rimasta al volante dell’auto in attesa che i complici eseguissero la condanna a morte di Della Corte emessa da chissà chi per chissà quale sgarro o affare non andato in porto.  Presenza di una terza persona che appare plausibile. La prima ricostruzione fatta dagli investigatori parla di due uomini, volti nascosti da passamontagna, armati di fucile, arrivano a bordo di un’auto in via Veneto e fanno irruzione nel locale in cui si trovano Della Corte, tre suoi soci e una ragazza che avrebbero assunto come commessa nel negozio di casalinghi e generi alimentari che avrebbe ospitato di lì a qualche giorno.

Sembra improbabile che i due killer scendano per compiere il loro crimine lasciando la vettura senza nessuno alla guida. Non appare verosimile che dopo avere ammazzato Della Corte sotto gli occhi di ben quattro persone, in un locale situato in una via trafficata, ritornino in auto, mettano in moto e quindi si allontanano. E’ invece molto più probabile che ad attenderli ci fosse una terza persona, con il motore avviato, pronto a schizzare via. L’organizzazione non aveva sbavature di sorta, tanto è vero che l’auto non è stata ancora trovata. E proprio per questo i killer non possono essere stati trascurati su un aspetto così importante come un complice ad attenderli al volante dell’auto.

Comunque saranno le indagini che chiariranno ogni dettaglio. Per il momento, stando a quel poco che trapela, non c’è ancora chiarezza nemmeno sul movente.

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