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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Torchiarolo

L'autopsia su Ingrosso: una quindicina di martellate per ucciderlo. E poi tagli su gambe e braccia

TORCHIAROLO – Una quindicina di martellate. Tante ne ha contate il medico legale Alberto Tortorella sul cadavere di Antonio Ingrosso, fabbro di Torchiarolo, ucciso dalla moglie il 7 gennaio, sottoposto questa mattina ad autopsia nell’obitorio dell’ospedale “Fazzi” di Lecce. Praticamene lo ha massacrato, presa dalla furia omicida Maria Grazia Greco, 46 anni, di Surbo, ha infierito sul corpo del marito, frantumandogli il cranio. Lo aveva confessato, anche se aveva detto che non ricordava se lo avesse colpito una o più volte. La Greco, però, ha anche mentito. E questo non agevola certamente la sua posizione già molto compromessa. Tortorella ha rilevato sul cadavere di Ingrosso profondi tagli sulle braccia e sulle gambe.

TORCHIAROLO – Una quindicina di martellate. Tante ne ha contate il medico legale Alberto Tortorella sul cadavere di Antonio Ingrosso,  fabbro di Torchiarolo, ucciso dalla moglie il 7 gennaio, sottoposto questa mattina ad autopsia nell’obitorio dell’ospedale “Fazzi” di Lecce. Praticamene lo ha massacrato, presa dalla furia omicida Maria Grazia Greco, 46 anni, di Surbo, ha infierito sul corpo del marito, frantumandogli il cranio. Lo aveva confessato, anche se aveva detto che non ricordava se lo avesse colpito una o più volte. La  Greco, però, ha anche mentito. E questo non agevola certamente la sua posizione già molto compromessa.  Tortorella ha rilevato sul cadavere di Ingrosso profondi tagli sulle braccia e sulle gambe.

Tagli, secondo il medico, compatibili con colpi inferti con un’ascia (quella sequestra dai carabinieri, sporca di sangue) e provocati da una sega (recuperata e pure questa macchiata di sangue). Di conseguenza Maria Grazia Greco non ha detto la verità affermando dinanzi al giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella che non avevano tentato di fare a pezzi (nella fase di depistaggio era stata aiutata dal padre Ruggiero Greco, 82 anni, di Surbo, indagato a piede libero) il cadavere. “Ho  inscenato il depistaggio perché non volevo lasciare da sola mia figlia – ha detto al giudice -, abbiamo tentato di bruciarlo ma non di farlo a pezzi”.

E invece, stando a quanto sarebbe emerso dall’autopsia, un tentativo di farlo a pezzi c’è stato. E’ rimasto un tentativo perché non è facile smembrare il corpo di un uomo adulto. Ovviamente se non è stata lei, è stato il padre che l’ha aiutata in questa macabra operazione.

Il medico legale, come si diceva, ha rilevato sul cadavere numerose fratture al cranio provocate da un corpo contundente. Altri colpi li ha riscontrati sul tronco. Tutte ferite, secondo il perito settore, compatibili con delle martellate. E su questo l’uxoricida non ha mentito. Lo ammise dinanzi al sostituto procuratore della Procura di Lecce Giovanni Gagliotta e lo ha confessato dinanzi al giudice per le indagini preliminari: “Ho perso il lume della ragione quando mio marito mi ha afferrato per la gola. Ho impugnato il martello che stava su un mobile in cucina e l’ho colpito alla testa. Non so quante volte. L’ho colpito con tutta la forza che avevo”.

Anche sull’orario della morte la donna non ha mentito. Lei ha sostenuto che erano all’incirca le 15,30 quando ammazzò a martellate il marito. Il medico legale ha stabilito che la morte di Ingrosso dovrebbe risalire alle 15,30 di venerdì 7 gennaio. L’autopsia è durata diverse ore. Era presente anche l’avvocato Ladislao Massari, difensore di Maria Grazia Greco, che ieri al gip Gazzella, nell’udienza di convalida, ha chiesto che la donna possa beneficiare di un permesso, la prossima settimana, per accompagnare la figlia, che ha problemi di salute, ad una visita specialistica. Ma non sarà facile per l’indagata ottenere un permesso. La sua situazione processuale, allo stato, sembra molto compromessa nonostante la confessione resa nella notte tra martedì e mercoledì scorso.

Dopo giorni di finzione, sotto la pressione delle domande dei carabinieri, ha cominciato a raccontare quello che era accaduto. Contemporaneamente, in un’altra stanza della caserma dei carabinieri, il padre si stava liberando pure lui dell’angoscia che si portava dietro da quando per aiutare la figlia aveva contribuito a nascondere il cadavere e a cercare di farlo sparire del tutto tentando di farlo a pezzi e di bruciarlo. Uno dei tanti litigi tra questa coppia che probabilmente non funzionava più si è trasformato in un’aggressione sfrenata. Lei dice che le ha fatto perdere il lume della ragione l’essere stata afferrata per il collo. Ha avuto paura ed ha preso il primo oggetto che si è trovato a portata di mano. Ed ha colpito. Possibile, anche se non dovrebbe mai accadere. Ma è tutto il resto che è agghiacciante.

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