Le scuole riaprono senza servizio mensa: emergenza tempo pieno a Brindisi
Nelle scuole primarie brindisine regna la confusione. La notizia che il servizio mensa sarebbe stato sospeso a partire da oggi, giorno di ripresa delle lezioni dopo le festività natalizie, è stata appresa solo dagli organi di informazione. Dal Comune non sono arrivate comunicazioni ufficiali. I dirigenti scolastici si sono dovuti coordinare con i genitori per tamponare la falla
BRINDISI – Nelle scuole primarie brindisine regna la confusione. La notizia che il servizio mensa sarebbe stato sospeso a partire da oggi, giorno di ripresa delle lezioni dopo le festività natalizie, è stata appresa solo dagli organi di informazione. Dal Comune non sono arrivate comunicazioni ufficiali. I dirigenti scolastici si sono dovuti coordinare con i genitori per tamponare la falla. Garantire il tempo pieno non sarà semplice.
Il preside Salvatore Amorella, dirigente dell’istituto comprensivo Paradiso, ha disposto la sospensione delle lezioni alle 12,30, con ripresa alle ore 13,45. Per i prossimi giorni non si è ancora deciso cosa fare. L’ipotesi al vaglio è di prolungare fino alle 12,45 l’orario di chiusura delle lezioni del mattino, senza rientro pomeridiano.
La vicepreside dell’istituto comprensivo Santa Chiara, Emanuela Danese, fa sapere che nella giornata di ieri sono stati allertati gli insegnanti delle scuole primarie e d’infanzia. Questi, a loro volta, hanno contattato i rappresentanti dei genitori, creando una rete che ha consentito di informare la maggior parte di loro. “Per oggi – spiega la vicepreside – i bambini usciranno alle ore 13 e il tempo pieno salterà completamente. E’ possibile che questa soluzione venga adottata fino a venerdì”.
La segreteria dell’istituto comprensivo Centro, contattata intorno alle ore 11, resta in attesa di comunicazioni da parte dell’amministrazione comunale. L’intenzione, al momento, è di garantire il tempo pieno, anche se con ogni probabilità si dovrà chiedere ai genitori di andare a prendere i figli al termine delle lezioni del mattino, per poi riaccompagnarli nel primo pomeriggio.
Anche la preside dell’istituto comprensivo Sant’Elia-Commenda, Lucia Portolano, resta in attesa di comunicazioni dal Comune. “Non abbiamo ancora preso una decisione. Il tempo pieno – dichiara la preside Portolano – per oggi è sospeso. Contiamo di recuperarlo di sabato pomeriggio. Stiamo valutando anche di chiedere ai docenti del pomeriggio di rinforzare il mattino”.
L’interruzione del servizio mensa, insomma, è stato un fulmine a ciel sereno sia per i dirigenti scolastici che per i genitori, costretti a fare i salti mortali per incastrare i propri impegni lavorativi con l’orario di uscita dei bimbi da scuola. Ma anche l’amministrazione comunale sembra sia stata colta di sorpresa.
La notizia della sospensione è stata resa di pubblico dominio attraverso un comunicato stampa divulgato poco prima delle ore 21 di lunedì, 5 gennaio. Nella nota stampa si faceva cenno a un contenzioso fra la ditta che ha gestito l’appalto fino a dicembre, la Ladisa, e quella che dovrebbe subentrarle, la Markas. Tale contenzioso è approdato in Consiglio di Stato, che ha dato ragione alla Markas.
Ma adesso si è creato un vuoto, perché la Ladisa ha ignorato la diffida a espletare il servizio per altri due mesi notificata lo scorso 17 dicembre dall’ufficio Pubblica Istruzione di Palazzo di città, in quanto questa soluzione viene ritenuta poco conveniente da un punto di vista economico. “Abbiamo obbligato Ladisa – dichiara il dirigente comunale Gaetano Padula – a prorogare il servizio per due mesi, minacciando una denuncia per interruzione di pubblico servizio se non avessero ottemperato a questo onere, considerato fra l’altro che l'eventualità di una proroga di due mesi era prevista dal contratto di appalto”.
A questo punto, il Comune potrebbe invitare la Markas a rilevare l’appalto prima dei termini previsti dal capitolato. Ma qui subentra un altro problema. Il bando, infatti, prevede l’utilizzo del centro di cottura comunale di via Sele, che ancora non è stato ultimato. “La soluzione – afferma ancora Padula – potrebbe essere quella di chiedere alla Markas di attrezzarsi con un centro cottura alternativo, in modo da svolgere il servizio in questi due mesi”. Il capitolato, però, come rilevato ieri dall’opposizione di centrodestra, non prevede l’obbligo per la ditta appaltatrice di avere un proprio centro cottura.
Padula, pur non volendo invadere il terreno dello scontro politico, spiega che se si fosse inserito nel bando la previsione di un centro cottura di proprietà, “non avrebbe potuto partecipare nessuno alla gara, se non chi ne ha uno in zona”. Al di la delle pastoie burocratiche, ad ogni modo, una soluzione va trovata in fretta.
Precisazione - Il leader dell’opposizione di centrodestra, Mauro D’Attis, chiarisce la sua posizione. “Nel nostro intervento non abbiamo contestato il fatto che nel bando di gara non sia inserito l’obbligo per la ditta appaltatrice di avere un proprio centro cottura, poiché questo non sarebbe consentito dalla legge, quanto piuttosto il fatto che non è stato previsto un centro cottura d’emergenza”