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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Lo chef cosmopolita che ha lasciato in Giappone la moglie e il cuore

BRINDISI - E’ il cinque marzo quando Dante Fazzina Pennetta, 72 anni, originario di Brindisi come tradisce inequivocabilmente il cognome, dopo trent’anni trascorsi in Giappone prende il primo aereo per Brindisi. Aveva deciso di partire già da qualche tempo, concedendosi qualche mese sabbatico per dedicarsi alla stesura delle sue memorie, un libro sulla sua avventurosa vita. Non sapeva quando sarebbe partito, sapeva solo che lo avrebbe fatto. L’input è arrivato da un amico, il commissario tecnico della nazionale giapponese Alberto Zaccheroni in persona, che 24 ore prima della partenza gli dice: “Dante, io vado in Italia, che fai vieni anche tu?”. Per uno come Dante Fazzina Pennetta abituato a fare e disfare le valigie, l’invito è bastato per risolversi e partire. Un bacio alla bella Utsushi Saganami, la 34enne con gli occhi a mandorla che gli ha rubato il cuore, e l’ultima raccomandazione per Picia, la gattina affidata alle cure della giovanissima moglie. Poi via col vento. Esattamente una settimana dopo, l’11 marzo, scoppia l’inferno di Fukushima.

BRINDISI - E’ il cinque marzo quando Dante Fazzina Pennetta, 72 anni, originario di Brindisi come tradisce inequivocabilmente il cognome, dopo trent’anni trascorsi in Giappone prende il primo aereo per Brindisi. Aveva deciso di partire già da qualche tempo, concedendosi qualche mese sabbatico per dedicarsi alla stesura delle sue memorie, un libro sulla sua avventurosa vita. Non sapeva quando sarebbe partito, sapeva solo che lo avrebbe fatto. L’input è arrivato da un amico, il commissario tecnico della nazionale giapponese Alberto Zaccheroni in persona, che 24 ore prima della partenza gli dice: “Dante, io vado in Italia, che fai vieni anche tu?”. Per uno come Dante Fazzina Pennetta abituato a fare e disfare le valigie, l’invito è bastato per risolversi e partire. Un bacio alla bella Utsushi Saganami, la 34enne con gli occhi a mandorla che gli ha rubato il cuore, e l’ultima raccomandazione per Picia, la gattina affidata alle cure della giovanissima moglie. Poi via col vento. Esattamente una settimana dopo, l’11 marzo, scoppia l’inferno di Fukushima.

“Ho sette vite come i gatti”, il miracolo non è il primo, non è la prima volta che Dante Fazzina, Pennetta è il cognome della mamma, si lascia alle spalle macerie e morte. La biografia non scritta del cugino del papà di Flavia Pennetta, la campionessa con la vocazione cosmopolita nei geni, comincia in Sicilia, dove la famiglia si era trasferita per via del mestiere del papà di Dante, militare della Finanza di mare. “Eravamo a Siracusa – racconta pescando nei ricordi di bambino -, dovemmo trasferirci in tutta fretta a Messina. Esattamente il giorno dopo la casa che avevamo lasciato crollò. Un episodio assai simile accadde a Messina, ci eravamo trasferiti nuovamente quando la nostra casa venne bombardata e rasa al suolo”. La dea bendata, allora, faceva le prove, concedendo il suo bacio benefico la prima di una serie infinite di volte in una vita sola. Forse perché anche la fortuna è donna, e per Dante l’altro sesso pare che abbia sempre avuto un debole.

Ma la parabola esistenziale prossima ad essere immortalata in un romanzo è in realtà un miracolo di buona ventura e intraprendenza. Lo ricorderanno gli amici della palestra Galiano: “Mio zio era Angelo Pennetta, uno dei padri putativi del basket brindisino, già allora mi toccavano come un amuleto, dicevano che portavo fortuna”. La folgorazione per Tokyo, l’agglomerato urbano più grande del mondo, arriva nel 1982. Parte per il Giappone dove la prima moglie aveva aperto la filiale di una agenzia per modelle con sede principale a Milano, dove avevano vissuto per anni. Il viaggio di lavoro si trasforma in una scelta di vita, seduta stante. Il palato raffinatissimo del popolo giapponese, e il talento innato per la cucina del giovane manager, si incontrarono come si incontrano gli amanti, del tutto per caso. Fu così che divenne chef e inaugurò Casa Dante, destinata da lì a poco a conquistare la palma di primo ristorante italiano della città, 18 tavoli riservati ad una clientela selezionata dal buon gusto.

Maison di cui si sarebbe accorta presto anche la stampa eno-gastronomica made in Japan. Sei lustri sono passati, praticamente una vita di relazioni, affetti intessuti un boccone dopo l’altro. Fino all’ultimo amore, la bella Utsushi Saganami, 34 anni, laureata in lingue. “Parla correntemente quattro lingue, fra cui inglese e francese, ma l’italiano gliel’ho insegnato io”, Dante sorride, ma non è il sorriso sornione di sempre. “Quando mi è arrivata la notizia della tragedia io ero in Italia già da una settimana. Il primo pensiero è stato per lei. Per fortuna sta bene, ma il suo fratellino è disperso, lo cercano disperatamente da giorni, e io faccio fatica da qui a consolare il suo dolore”. L’ultimo capitolo, in ordine di tempo, tutto ancora da scrivere è quello che racconterà di un’onda lunga di morte e distruzione che ha lasciato la metropoli in cui ha costruito una vita nuova negli ultimi trent’anni, deserta.

“Me lo raccontano gli amici via internet – dice, stringendosi nelle spalle -, Tokyo rischia di diventare almeno nelle periferie una città fantasma. Si aggirano già gli sciacalli dietro le vetrine dei negozi, o poveri cristi in cerca di un boccone”.  Paesaggio annichilito dallo spettro dello tsunami deflagrato nell’isola di Honshu, e dal rischio nucleare scaturito dai danneggiamenti alla centrale compromessa dal terremoto. Secondo i contatori geiger a Tokyo la radioattività è dieci volte superiore al normale, una quantità troppo bassa per essere letale o anche solo pericolosa, dato che la città di trova a una distanza di 250 chilometri dall’epicentro del sisma. Ma le ultime notizie parlano di contaminazione dell’acqua corrente anche nella capitale, e il calcolo dei rischi non è comunque mai quello della paura.

Internet naturalmente è il trait d’union con quel mondo che si è lasciato fortunosamente alle spalle, al quale Dante Fazzina Pennetta resta legato a filo doppio. Gli amici, dall’Italia, lo hanno cercato su Facebook, sulla bacheca sono immediatamente comparsi messaggi del tipo: “Dante, is that ok for you?”, lo chef ha risposto di suo pugno “Scampato pericolo”. Ma il suo cuore è lì, dall’altro capo del mondo. Su quella pagina virtuale che lo tiene legato alla città giapponese che è la sua, ha scritto, naturalmente in inglese: “Solo per far sapere a tutti che sono in Italia e sto bene, malgrado la tristezza nel più profondo del mio cuore. Vi amo tutti, Dante”.

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