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Cronaca

Lo sblocco del laureato: come rompere gli indugi e realizzare una micro-azienda

L'ultima volta che ho scritto ero una neolaureata che lasciava curriculum sempre più in preda allo sconforto. Avevo il blocco del laureato o forse era la società ad avere un blocco nei miei confronti, questo non lo so. Avete letto in molti le mie parole e in tanti mi avete scritto, complici di una situazione comune

L’ultima volta che ho scritto ero una neolaureata che lasciava curriculum sempre più in preda allo sconforto. Avevo il blocco del laureato o forse era la società ad avere un blocco nei miei confronti, questo non lo so. Avete letto in molti le mie parole e in tanti mi avete scritto, complici di una situazione comune. Da quelle righe vomitate sul pc e mandate in Rete, è passato poco tempo, ma la mia vita nel frattempo è cambiata.

No, non sono stata assunta a tempo indeterminato presso una multinazionale (ho detto che è cambiata la mia vita, non il mondo intorno a me), ma ho deciso di essere parte attiva del mio futuro e di giocarmi tutti gli assi che ho nella manica. Avevo un’idea. Un’idea semplice nell’essenza, ma tanto complicata da realizzare. I problemi d’altronde erano sempre gli stessi: niente soldi, tanti ostacoli.

Eppure questa volta ho deciso di perseverare, di andare avanti, di non fermarmi davanti a nulla e vedere che succede. Ho formato un team. Altri tre ragazzi, senza lavoro come me, con molte capacità e tanta voglia di fare. Ci siamo dimenati tra la burocrazia italiana, termini di cui ignoravamo l’esistenza, logiche sfuggenti e linguaggi informatici.

Mi sono improvvisata web designer, procacciatrice, fotografa e piccola imprenditrice. Mi sono reinventata in nome di un sogno che non volevo nel tempo diventasse un rimpianto, forse il più grande della mia vita. Il primo ottobre siamo andati online (ci trovate su www.cometiveste.it), e considererò d’ora in poi quella data come un capodanno tutto mio. Sì perché quando un sogno diventa realtà, quando realizzi di essere stata capace di portare fino in fondo qualcosa, nonostante le infinite difficoltà e le paure d’ insuccesso, allora ti senti forte come mai e in quel preciso momento pensi di poter essere orgogliosa di te stessa.

Cometiveste-2Perché penso di aver capito una cosa fondamentale per la mia felicità: non importa se un domani farò un lavoro che non mi realizza, non importa se sarò costretta a costruirmi una vita all’estero perché non ce l’ho fatta nel mio Paese. Tutto questo non ha importanza perché io, ora, sarei felice comunque. Felice perché prima di tutto ho dimostrato a me stessa chi non sono. E io non sono un’inetta.

Quando studiavo Svevo ero perseguitata da quella figura, speravo ardentemente di non essere così e di non passare la mia vita come una capace incapace di agire, di lottare e perseverare, oppure semplicemente, di portare a termine qualcosa. Mi metteva a disagio anche solo leggere di quei personaggi. Perché l’inetto è insipido, è come la polpetta della nonna, mangiata in un albergo.

E io non voglio essere una stupida polpetta da motel, voglio essere una polpetta cucinata da mia nonna Jole in una domenica particolarmente ispirata. Non so come andrà a finire, forse non riuscirò a farlo diventare il mio lavoro, tanto meno un’impresa di successo. Ma CometiVeste.it è il mio sogno, è la mia idea e forse sono un po’ anche io. Se volete saperne di più su questo progetto “Made in Puglia”, cliccate su www.cometiveste.it oppure visitate la nostra pagina Facebook “Come Ti Veste”.

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