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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Lo sconforto dopo quattro trasferimenti

BRINDISI - Oltre quella del dirigente Sanitaservice c’è un’altra versione dei fatti accaduti tra la sede della direzione della Asl di via Napoli e l’ospedale Perrino tra venerdì e sabato. E’ il racconto fornito agli investigatori da Carmelo Grassi, il 40enne che l’altro ieri all’alba ha tentato di farla finita sporgendosi dal quinto piano del nosocomio di Brindisi e che in queste ore è ricoverato sotto sedativi nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico.

BRINDISI - Oltre quella del dirigente Sanitaservice c’è un’altra versione dei fatti accaduti tra la sede della direzione della Asl di via Napoli e l’ospedale Perrino tra venerdì e sabato. E’ il racconto fornito agli investigatori da Carmelo Grassi, il 40enne che l’altro ieri all’alba ha tentato di farla finita sporgendosi dal quinto piano del nosocomio di Brindisi e che in queste ore è ricoverato sotto sedativi nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico.

Il nodo nevralgico è uno: il possesso di una pistola di cui non c’è traccia. Si tratta dell’arma che Grassi avrebbe utilizzato per minacciare Flavio Maria Roseto, amministratore unico della Sanitaservice di Brindisi, società in house della Asl (interamente partecipata dall’azienda sanitaria) che dopo l’internalizzazione dei lavoratori Manutencoop ha ereditato più di 300 unità con mansione di portantini, ausiliari e portinai. Arma che non è saltata fuori neppure dopo perquisizioni personali, in auto e nell’abitazione di Sant’Elia del lavoratore, ex supervisore, declassato a recluta.

Ma veniamo alla vicenda, cercando di tenere in debito conto il resoconto di tutte le parti in causa. Carmelo Grassi nel maggio scorso era sull’orlo della disperazione. Non da molti mesi la Sanitaservice aveva preso le redini del servizio di portierato, ausiliariato e supporto logistico a Brindisi e nelle strutture sanitarie della provincia.

Lui che in passato, per la sua fedeltà ai principi di legalità portata al parossismo, tanto da sfociare nell’eccesso di burocrazia, ha subito incendi d’auto e diversi attentati (gli hanno bruciato tre automobili sotto casa, al Sant’Elia di Brindisi, nell’ottobre del 2010, poi una Fiat Grande Punto nel settembre del 2011 e nel gennaio 2012 è stato appiccato il fuoco nel garage dei genitori) aveva fatto emergere che da manager Manutencoop, assunto dalla ditta Supernova perché laureato con110 e lode all’Accademia delle Belle Arti, e quindi addetto alla gestione delle risorse umane, era stato trasferito al “Camberlingo” di Francavilla Fontana, senza incarico alcuno.

Brindisireport.it lo aveva scritto, documentando ogni dichiarazione di Grassi con una fotografia. La Sanitaservice, del resto, non aveva smentito o chiesto rettifiche. L’omone alto due metri si era ritrovato privo di ufficio, costretto a far trascorrere le ore di lavoro in auto, nel parcheggio del nosocomio. Si era attrezzato con un cuscino e faceva la spola dall’abitacolo della vettura alla panchina che si trova nei pressi del Pronto soccorso. Per lui, un appassionato del proprio lavoro o comunque sia una persona abituata a faticarsi il pane da portare a casa, si trattava della peggiore punizione. L’inattività forzata non era interpretata come privilegio.

Da Francavilla Fontana, nei mesi successivi, Grassi è stato trasferito a Mesagne. Sempre da lavoratore privo di qualsiasi incarico dirigenziale. Dipendente in causa con l’azienda perché demansionato, portato al livello base. A Mesagne si occupava della farmacia. Siamo al trasferimento numero due. Il terzo è stato deciso poche settimane dopo: da Mesagne a Brindisi, in portineria. Venerdì mattina il quarto: in nefrologia. Le ragioni? Per le numerose presunte lamentele giunte in direzione riguardo il suo operato.

Non ritenendo di non aver svolto per bene il proprio lavoro, egli si è rifiutato di firmare l’ordine di servizio e ha chiesto di parlare con l’amministratore unico, colui il quale aveva dato disposizioni per iscritto. E’ nell’ufficio di Roseto che tra i due sarebbe scoppiata la lite al termine della quale, attorno alle 15.15 del pomeriggio, Grassi si è recato al Pronto soccorso (da via Napoli, rione Casale) per chiedere di essere sottoposto alle cure dei medici, in preda a una crisi di ansia.

In quegli stessi istanti la polizia accorreva, su chiamata, presso la direzione generale della Asl per acquisire la denuncia querela di colui il quale sosteneva di essere stato minacciato con una pistola. Ne aveva intravisto il calcio, o comunque riteneva possibile che Grassi ne avesse una in tasca. Gli uomini della sezione Volanti hanno raggiunto quindi il presunto aggressore al “Perrino” e lo hanno sottoposto a controlli. Sono andati a frugare nella sua autovettura e in casa. L’arma non c’era. Grassi ha più volte ribadito di non averne una.

La vicenda sembrava chiusa. Il giorno successivo la notizia è stata riportata dai giornali. E’ stato così che l’ex responsabile del personale per Manutencoop che ha subito diversi episodi intimidatori, sostituito poi da Luigi Ferrarese, si è lasciato prendere dallo sconforto. Per lo meno stando a quanto ha riferito a coloro che gli hanno salvato la vita, sventandone il suicidio, e che poi lo hanno ascoltato.

Avrebbe voluto parlare con il direttore generale Paola Ciannamea e con lo stesso Flavio Maria Roseto. Per ribadire le proprie ragioni e chiedere spiegazioni. Per spiegare che non era armato. E che non intendeva minacciare nessuno. Al quinto piano dell’ospedale di Brindisi c’era un finestrone aperto. Si è sporto e stava per volare giù. Di vicissitudini ne ha da raccontare: la sua storia recente è tutta nero su bianco, quasi tutta su carte bollate.

Dalla scrivania dell’ufficio Manutencoop si trova ora ricoverato nel reparto di Psichiatria, dove sta cercando di riprendere le forze per tornare dalla moglie e dai tre bambini. Le risposte che cercava non le ha ottenute. Quanto alle minacce con la pistola, c’è al momento una sola testimonianza. Manca invece l’arma.

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