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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Ceglie Messapica

L'omicida di Ceglie resta in carcere, respinta la tesi della legittima difesa

CEGLIE MESSAPICA – Rimane in carcere Antonio Valente, 38 anni, cegliese, autista alle dipendenze dell’impresa di raccolta rifiuti Monteco, arrestato la sera del 24 gennaio per l’omicidio di Giuseppe Gioia, 44 anni, elettricista di Ceglie Messapica. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Licci ha sciolto la riserva emettendo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario. Ha escluso l’aggravante dei futili motivi. Il giudice ha ritenuto che ci siano gravi indizi di colpevolezza, tutti convergenti, nel ritenere che nelle due coltellate inflitte da Valente a Gioia ci fosse la volontarietà e non il tentativo disperato di sottrarsi alla furia dell’avversario.

CEGLIE MESSAPICA – Rimane in carcere Antonio Valente, 38 anni, cegliese, autista alle dipendenze dell’impresa di raccolta rifiuti Monteco, arrestato la sera del 24 gennaio per l’omicidio di Giuseppe Gioia, 44 anni, elettricista di Ceglie Messapica. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Licci ha sciolto la riserva emettendo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario. Ha escluso l’aggravante dei futili motivi. Il giudice ha ritenuto che ci siano gravi indizi di colpevolezza, tutti convergenti, nel ritenere che nelle due coltellate inflitte da Valente a Gioia ci fosse la volontarietà e non il tentativo disperato di sottrarsi alla furia dell’avversario.

Né è servita ad evitargli il carcere la documentazione medica depositata dai difensori, avvocati Aldo Gianfreda e Francesca Conte, attestante, a parere della difesa, l’incompatibilità con la vita carceraria, essendo il loro assistito tuttora in cura. Incompatibilità con la vita carceraria che qualche tempo fa consentì a Valente di essere rimesso in libertà nonostante fosse stato arrestato per traffico di droga e associazione per delinquere, reati per i quali in primo grado è stato condannato a otto anni e mezzo di carcere. Domani i difensori, ai quali verso le 13 è stata consegnata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiederanno la revoca della custodia in carcere per gravi motivi di salute e contestualmente chiederanno che venga disposta una perizia per verificare se Valente al momento dell’evento delittuoso era in grado di intendere e volere.

Niente scarcerazione, dunque, per l’omicida. Valente nell’udienza di convalida dell’arresto tenuta ieri dinanzi a Licci si è avvalso della facoltà di non rispondere. Cosa che non fece subito dopo che si presentò in caserma, accompagnato dalla moglie e dalla suocera. I carabinieri lo avevano già individuato ed erano andati a casa sua nel tentativo di rintracciarlo il più presto possibile. Interrogato dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza, giunto a Ceglie poco dopo l’omicidio, Valente, presente l’avvocato Aldo Gianfreda, raccontò quello che era accaduto. Sicuramente dal suo punto di vista. Ma per grandi linee combaciava con quanto riferito dai numerosi testimoni presenti. La scazzottatura con Gioia dinanzi al bar Time Out, sulla provinciale per Villa Castelli; la sua corsa verso la sua vettura per prendere il coltello e il tornare sui propri passi per sferrare le due coltellate, una, quella letale, al cuore.

La tesi accusatoria della volontarietà si basa sul fatto che Valente, dopo l’iniziale scazzottatura con l’elettricista, è andato verso la sua vettura, l’ha aperta ed ha preso il coltello che teneva nascosto dentro. Perché non è salito in macchina ed è andato via? Si chiedono gli investigatori. Se si sentiva minacciato, quale migliore rifugio sarebbe stata la sua vettura? Una volta entrato e chiuse le portiere con la sicura avrebbe potuto avviare il motore e scappare, magari andando dai carabinieri per denunciare l’aggressione subita.

Invece no. Valente apre la vettura e impugna il coltello. Il primo fendente raggiunge Gioia al fegato. Ma non è una ferita grave perché superficiale. Il secondo colpo è profondo nove centimetri ed è portato al cuore. Un colpo che lede l’organo cardiaco provocando la morte di Gioia nel volgere di pochi minuti. Il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia in carcere emessa questa mattina ha escluso l’aggravante dei futili motivi. Evidentemente perché il movente (un incidente stradale tra la moglie di Gioia e l’assassino) ha necessità di ulteriore approfondimenti. Questo pomeriggio si è svolto il funerale di Gioia che lascia la moglie e due figli piccoli,

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