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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'uomo delle buste si guadagna i domiciliari

BRINDISI - Ha parlato a lungo, fiumi di parole poste nero su bianco e affidate ai pm che le stanno valutando. Dopo aver contribuito non poco a chiarire i dettagli ancora oscuri del “sistema Corso”, parlando di fatti anche molto recenti.

BRINDISI - Ha parlato a lungo, fiumi di parole poste nero su bianco e affidate ai pm che le stanno valutando. Dopo aver contribuito non poco a chiarire i dettagli ancora oscuri del “sistema Corso”, parlando di fatti anche molto recenti. Datati anche oltre il 2010 (è lì che si ferma l’inchiesta) e fino al settembre scorso.

Ha ora ottenuto dal gip gli arresti domiciliari Giovanni Borromeo, il “faccendiere” addetto all’apertura anticipata delle buste con le offerte delle ditte che partecipavano alle gare Asl che secondo l’accusa erano truccate: Borromeo, dipendente di una azienda aeronautica e componente ora sospeso, in quota Pd, del consiglio di amministrazione di una azienda in house della Provincia di Brindisi, dopo l’arresto dell’12 novembre scorso, ha deciso di collaborare e ha reso due interrogatori il 20 e il 22 novembre nel corso dei quali ha ricostruito il sistema e ha anche indicato il nome dei presunti contatti politici di riferimento del presunto regista, il direttore dell’Utc Asl Vincenzo Corso.

Ha parlato in particolare de relato dell’ex consigliere regionale Pd, Carmine Dipietrangelo, spiegando che attraverso di lui Corso avrebbe voluto giungere a ricoprire il ruolo di direttore generale. Dipietrangelo avrebbe inoltre fatto pressioni, secondo quanto riferito, per l’aggiudicazione di una delle gare d’appalto (storia già inclusa nell’ordinanza ma sino a questo momento valutata dal gip come non supportata da elementi certi).

A quanto si apprende dal suo avvocato, Roberto Cavalera, la decisione del gip di attenuare la misura, con parere favorevole dei due pm Giuseppe De Nozza e Nicolangelo Ghizzardi, è il frutto dell’apprezzamento “per la scelta di fornire chiarimenti agli inquirenti”.

I verbali degli interrogatori di Borromeo erano inizialmente stati secretati: sono più di cento pagine e sono state depositate dai pm nell’udienza in cui sono stati discussi i ricorsi al Tribunale del Riesame. A quanto è trapelato avrebbe parlato del ruolo dell’azienda Manutencoop, per la quale lavora il figlio, e avrebbe anche fornito indicazioni su condotte più recenti delle persone coinvolte.

Nell’inchiesta, che si ferma al 2010, sono indagate 133 persone: fra queste figurano nomi di politici tra cui Euprepio Curto (Udc), Pino Romano (Pd). Poi Vincenzo Cappellini (Pd), l’ex assessore alla Salute Alberto Tedesco e Lea Cosentino e di esponenti del Pd, tra cui consiglieri regionali, per i quali, ad ogni modo, le accuse sarebbero prescritte o sulla strada dell’archiviazione per assenza di gravi indizi.

Anche il medico e politico Salvatore Brigante, gli ex direttori generali Guido Scoditti, Rodolfo Rollo, l’ex direttore amministrativo della Asl, Alfredo Rampino. I nomi sono contenuti in due informative, una della Finanza, l’altra del Nas dei carabinieri, che sono allegate al fascicolo del pm. Il giudice per le indagini preliminari Valerio Fracassi ha disposto un’ordinanza di custodia cautelare per 22 persone.

Sono stati contestati i seguenti reati: associazione per delinquere; turbata libertà degli incanti e rivelazione di segreti d’ufficio per aver manomesso fraudolentemente le buste contenenti le offerte economiche delle ditte concorrenti, prima della loro apertura ufficiale, al fine di rilevarne il contenuto e comunicarlo poi alle imprese prescelte per l’aggiudicazione; falso ideologico commesso da pubblici ufficiali in atti pubblici, per aver falsamente attestato, nei verbali di gara, di aver verificato l’integrità dei plichi risultati, in verità preventivamente aperti.

Quindi falso ideologico per induzione commesso da pubblici ufficiali in atti pubblici, per aver redatto false relazioni istruttorie, relative al regolare espletamento delle gare risultate turbate e proponendo l’assunzione dei relativi atti deliberativi, traendo così in inganno il direttore generale della Asl di Brindisi, che adottava le false ed illecite delibere di aggiudicazione definitive; corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio commessa al fine di favorire l’aggiudicazione di alcune gare risultate turbate, percependo utilità varie.

 

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