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Cronaca

L'usuraio dichiarava redditi da fame

SAN VITO DEI NORMANNI – Il 30 dicembre del 2010 fu arrestato per usura pluriaggravata, il 10 novembre dell'anno successivo fu processato e condannato a tre anni di reclusione e al pagamento di novemila euro di multa. I carabinieri della compagnia di San Vito, però, le indagini sul suo conto non le hanno concluse fino a quando il reato di cui si è reso responsabile non è stato ricostruito in ogni dettaglio. È così che all'alba di oggi, Francesco Bello, commerciante 76enne di San Vito Dei Normanni è finito nuovamente nei guai.

SAN VITO DEI NORMANNI – Il 30 dicembre del 2010 fu arrestato per usura pluriaggravata, il 10 novembre dell'anno successivo fu processato e condannato a tre anni di reclusione e al pagamento di novemila euro di multa. I carabinieri della compagnia di San Vito, però, le indagini sul suo conto non le hanno concluse fino a quando il reato di cui si è reso responsabile non è stato ricostruito in ogni dettaglio. È così che all'alba di oggi, Francesco Bello, commerciante 76enne di San Vito Dei Normanni è finito nuovamente nei guai.

Questa volta i carabinieri hanno sequestrato sette immobili del valore complessivo di un milione e cinquecentomila euro che l'uomo avrebbe acquistato con i soldi guadagnati con l'attività di usura. Il 76enne è stato denunciato a piede libero per prestiti e tassi usurai, non è finito in manette solo perchè la sua età non è compatibile con il regime carcerario.  Sette i soggetti (tra imprenditori e commercianti) che si sono rivolti a Bello per farsi prestare denaro.

Questo, almeno è il numero di coloro che hanno collaborato con gli investigatori ma non si esclude che ci siano altre vittime del grosso giro di usura messo in piedi dal commerciante sanvitese.  Le indagini eseguite dai carabinieri della compagnia di San Vito, guidati dal capitano Ferruccio Nardacci, sono state avviate in seguito all'arresto dell’ usuraio, avvenuto il 30 dicembre del 2010.

Bello finì in carcere perchè fu sorpreso all'interno della sua attività commerciale di ferramenta (ma intestata al figlio) subito dopo aver ricevuto da un imprenditore del posto in difficoltà, la somma contante di 400 euro a titolo di quota parte degli interessi maturati per un prestito di 35mila euro. Gli investigatori avevano accertato che l'usuraio aveva applicato un tasso pari al 37 per cento. Nel corso della relativa perquisizione personale e domiciliare i militari sequestrarono atti e documenti, tra cui cambiali, assegni, appunti manoscritti, contenenti l’indicazione di cifre e di scadenze mensili che attestavano un'attività illecita ai danni di altre persone.

L’analisi di quella documentazione eseguita con l'ausilio di un consulente tecnico permise di individuare complessivamente altri sette commercianti e piccoli imprenditori locali in difficoltà che si erano rivolti a Bello per ottenere prestiti che variavano da un minimo di diecimila euro al un massimo di 150mila.

Alcuni di essi si rivolsero ai carabinieri subito dopo l'arresto dell'usuraio. Gli investigatori hanno accertato che i tassi applicati per la restituzione della somma prestata variavano dal 36 al 60 per cento. Come garanzia l'usuraio  custodiva assegni e cambiali firmati dalle vittime sprovvisti di data ma contenenti l'importo del prestito che sarebbero avrebbe incassato in qualunque momento qualora la vittima non rispettava le date pattuite per la restituzione della somma prestata. Era questo il metodo con cui l'usuraio teneva sotto scacco le sue vittime. I militari hanno accertato che non ha mai usato atti di violenza.

L’ulteriore verifica delle dichiarazioni dei redditi fornite da Bello negli ultimi quindici anni ha permesso, inoltre, di accertare l’assoluta incompatibilità (complessivamente i suoi redditi non superano i 145mila euro, da un minimo di 2.400 a un massimo di 12.200 per anno) con le spese sostenute e i beni immobili posseduti.

All'alba di oggi, quindi, i militari del Norm della compagnia dei carabinieri di San Vito dei Normanni hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Maurizio Saso, su richiesta del pm Giuseppe De Nozza, di sette immobili, costituiti da 2 appartamenti (uno di 5 vani intestato a lui e l'altro di 9 intestato alla figlia) 3 locali commerciali (di metri quadrati: 252, 162 e 227, intestati a lui) e 2 lastrici solari (uno di 122 metri, intestato a lui, e l'altro di 143, intestato alla figlia), per un valore complessivo di oltre 1.500.000 euro tutti situati a San Vito dei Normanni.

Il provvedimento, quale presupposto per una possibile confisca, risulta estremamente importante, anche per quanto riguarda la possibilità per le vittime di poter, qualora le accuse venissero confermate nel corso del processo, recuperare parte del denaro ingiustamente elargito. “L'usura è un reato difficile da perseguire per via della scarsa collaborazione della persona offesa – ha spiegato questa mattina Ferruccio Nardacci, comandante della compagnia di San Vito, durante la conferenza stampa – non tutti, infatti, sanno che denunciare l'usura permette di ricevere finanziamenti anche a fondo perduto per poter recuperare il denaro perso”.

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