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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

L'uxoricida visionario era stato in cura

MESAGNE – Antonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo scorso ha ucciso la moglie Concetta Milone, era andato più volte da un neurologo per visite specialistiche. E l’omicida stesso, ieri mattina durante l’interrogatorio di convalida tenutosi in carcere, ha ripetuto diverse volte che aveva fatto delle cure (ma non specificando di che tipo). Ora si cerca di approfondire questo lato della drammatica vicenda, che sembra alquanto ingarbugliato. Perché – da fonti bene informate – l’uxoricida Antonio Fina ha seguito delle terapie con un neurologo brindisino e quindi si trova nella lista dei pazienti affetti da patologie psichiche.

MESAGNEAntonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo scorso ha ucciso la moglie Concetta Milone, era andato più volte da un neurologo per visite specialistiche. E l’omicida stesso, ieri mattina durante l’interrogatorio di convalida tenutosi in carcere, ha ripetuto diverse volte che aveva fatto delle cure (ma non specificando di che tipo). Ora si cerca di approfondire questo lato della drammatica vicenda, che sembra alquanto ingarbugliato. Perché – da fonti bene informate – l’uxoricida Antonio Fina ha seguito delle terapie con un neurologo brindisino e quindi si trova nella lista dei pazienti affetti da patologie psichiche.

Quello che non si riesce a capire è il perché tutto ciò non risultasse ufficialmente.  A quanto pare, comunque, Antonio Fina, andava solo sporadicamente dallo specialista, quando ne aveva più bisogno o nei periodi dove i disturbi si presentavano più frequentemente. I disturbi c’erano: Antonio Fina soffriva di alcune “fisse” strane e questo importante punto potrebbe ricollegarsi alla motivazione data dallo stesso all’uxoricidio, a quella fucilata nella schiena alla moglie (“posseduta” dal diavolo) e poi alle altre frasi lasciate scritte in casa successivamente all’omicidio, e sulle quali lo stesso avvocato Giovanna Chionna, il giudice per le indagini preliminari Paola Liaci e il pm Antonio Costantini, ieri, durante l’interrogatorio, hanno cercato di capire di più. Ad esempio, quella frase in cui Fina afferma: “Non toccate il cibo che è in casa perché è contaminato da microorganismi”.

Quindi ha ragione anche l’uxoricida stesso, quando ripete al suo avvocato d’ufficio: “Mi sarei dovuto curare prima”. Lo stesso avvocato Giovanna Chionna conferma di non essere a conoscenza del fatto che il suo cliente sia mai stato in cura o abbia seguito delle terapie con uno specialista. Ora bisognerà aspettare anche l’esito della perizia psichiatrica che si terrà a giorni, per confermare o meno se Antonio Fina fosse capace d’intendere e volere nel momento del delitto.

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