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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Maltrattamenti e furti di merendine alla materna, maestra a giudizio

FASANO - Fu denunciata dai genitori per aver maltrattato i bimbi della scuola materna Barsento di Fasano, ma anche per aver inveito contro i piccoli allievi schernendoli con frasi del tipo “sporchi albanesi, lavatevi”, accuse per le quali la maestra 63enne A.R.M, originaria di Locorotondo, fu sospesa dal servizio su richiesta del pubblico ministero Pierpaolo Montinaro. Questa mattina la donna è stata rinviata a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Licci che ha accolto la richiesta del magistrato inquirente formulata al termine delle indagini. Le ipotesi di reato delle quali dovrà rispondere nel processo che inizierà a settembre sono quelle di lesioni aggravate, maltrattamenti, violenza privata ma anche furto. Secondo l’accusa infatti, dopo aver messo in castigo i bimbi, rubava le merendine custodite nelle cartelle e le mangiava in aula sotto gli occhi degli scolaretti digiuni, senza sospettare che una telecamera piazzata dai carabinieri sotto il crocifisso alle spalle della cattedra, stava registrando tutto.

FASANO - Fu denunciata dai genitori per aver maltrattato i bimbi della scuola materna Barsento di Fasano, ma anche per aver inveito contro i piccoli allievi schernendoli con frasi del tipo “sporchi albanesi, lavatevi”, accuse per le quali la maestra 63enne A.R.M, originaria di Locorotondo, fu sospesa dal servizio su richiesta del pubblico ministero Pierpaolo Montinaro. Questa mattina la donna è stata rinviata a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Licci che ha accolto la richiesta del magistrato inquirente formulata al termine delle indagini. Le ipotesi di reato delle quali dovrà rispondere nel processo che inizierà a settembre sono quelle di lesioni aggravate, maltrattamenti, violenza privata ma anche furto. Secondo l’accusa infatti, dopo aver messo in castigo i bimbi, rubava le merendine custodite nelle cartelle e le mangiava in aula sotto gli occhi degli scolaretti digiuni, senza sospettare che una telecamera piazzata dai carabinieri sotto il crocifisso alle spalle della cattedra, stava registrando tutto.

Quarantacinque giorni, un mese e mezzo, tanto è durato il film in presa diretta monitorato dai militari della caserma di Fasano che ha svelato una realtà – qualora dovesse essere acclarata – a dir poco agghiacciante. Tanto più a fronte dell’ipotesi che l’anziana maestra, al fine della carriera scolastica, potrebbe non essere nuova a certi comportamenti. Certo, al momento, è solo quello che la telecamera nascosta ha impresso sulla pellicola acquisita agli atti. A partire dagli inizi di novembre, data della denuncia firmata dai genitori, oggi parte civile nel processo al fianco dei legali Francesco Gentile e Nicola Matarrese, le immagini raccontano di una serie di angherie incredibili. Punizioni di stampo – pedagogicamente – medievale. Strattoni, pizzicotti e schiaffi. Per non parlare delle urla, con corredo di invettive di sapore razzistico, molte delle quali irripetibili.

Nel contesto, il peccato minore sembrerebbe il furto di merendine, episodi ripetuti che avvenivano quando la 63enne imputata era in aula in compagnia di una collega. La maestra aveva messo a punto una vera e propria tecnica per sottrarre le merendine ai piccoli e ci riusciva senza far notare la cosa all’altra insegnante. Per quarantacinque giorni i carabinieri, a distanza, hanno osservato e registrato questo e tutto il resto. Concluso il periodo di osservazione le immagini filmate dalla microcamera installata nell’aula della materna comunale finirono nelle mani del gip, che dispose la sospensione d’urgenza della maestra oggi rinviata a giudizio.  Il processo, fissato per settembre, può cominciare.

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