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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Mandato di arresto europeo per rate non saldate, ma i giudici italiani dicono "no"

Protagonista un cittadino francavillese che viveva in Germania e non ha terminato di pagare l'auto. La corte d'appello di Lecce boccia la richiesta dei magistrati tedeschi

FRANCAVILLA FONTANA - I giudici tedeschi hanno spiccato un mandato di cattura europeo nei confronti di un cittadino francavillese (difeso dall'avvocato Michele Fino) per "appropriazione indebita", ma i magistrati italiani dicono "no". La corte d'appello di Lecce ha rispedito al mittente la richiesta dei magistrati tedeschi perché si tratta di un "inadempimento contrattuale". Protagonista della vicenda è il francavillese 55enne Roberto Candita. In Germania non avrebbe terminato di saldare le rate di acquisto della sua autovettura, una Mercedes Benz.

Nel gennaio 2021 i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana hanno eseguito un ordine di carcerazione, emesso dal tribunale distrettuale di  Augsburg (Germania), nei confronti dell'uomo, trasferito presso la casa circondariale di Brindisi. A stretto giro di posta la magistratura italiana ha scarcerato il francavillese, in una udienza di fronte al presidente della corte d'appello di Lecce. Adesso arriva il rifiuto di fronte al mandato di cattura europeo.

Il mandato era stato spiccato perché Candita non aveva terminato di pagare le rate dell'auto acquistata. Per la magistratura tedesca il francavillese si sarebbe quindi appropriato indebitamente dell'autovettura acquistata. Candita si è trasferito in Italia, dalla Germania, dove viveva, lasciando in sospeso le rate per un valore di 23mila euro. Tali rate andavano saldate a una società finanziaria tedesca. Ma l'avvocato Fino ha sostenuto che non si trattava di appropriazione indebita, ma di un mero inadempimento contrattuale.

Il 18 giugno 2021 i giudici della corte d'appello di Lecce danno ragione al legale di Candita, dopo aver chiesto documentazione integrativa all'autorità giudiziaria tedesca. Tale documentazione, per i magistrati leccesi, non dimostra quanto asserito dai colleghi tedeschi. Per la magistratura italiana la condotta di Candita non è da inquadrarsi nell'appropriazione indebita, ma nell'inadempimento contrattuale: dalla documentazione visionata dai magistrati leccesi si evince che la proprietà del veicolo è riconducibile a Candita, non alla finanziaria tedesca.

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