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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Maria Geusa, il 16 l'ultima sentenza

PERUGIA - Mercoledì Tiziana Deserto, la mamma della piccola Maria Geusa, uccisa a due anni e mezzo dall'amante della donna, conoscerà il suo destino. È infatti fissata per quella data l'udienza in Cassazione per la donna. La Deserto è accusata di concorso in omicidio e violenza sessuale ai danni della bambina. Inizialmente era stata anche condannata per maltrattamenti, ma l'accusa è caduta in secondo grado. A Perugia la donna è stata condannata due volte a 15 anni di reclusione ma lei si è sempre detta innocente. In Cassazione i suoi legali Gianni ed Eugenio Zaganelli chiedono l'annullamento della sentenza di secondo grado.

PERUGIA - Mercoledì Tiziana Deserto, la mamma della piccola Maria Geusa, uccisa a due anni e mezzo dall'amante della donna, conoscerà il suo destino. È infatti fissata per quella data l'udienza in Cassazione per la donna. La Deserto è accusata di concorso in omicidio e violenza sessuale ai danni della bambina. Inizialmente era stata anche condannata per maltrattamenti, ma l'accusa è caduta in secondo grado. A Perugia la donna è stata condannata due volte a 15 anni di reclusione ma lei si è sempre detta innocente. In Cassazione i suoi legali Gianni ed Eugenio Zaganelli chiedono l'annullamento della sentenza di secondo grado.

L'udienza davanti alla Suprema Corte era saltata due mesi fa per l'impedimento di uno dei due legali della donna. Ma lei in quella occasione aveva dichiarato: «Sono tranquilla perchè sono innocente e credo nella giustizia». «Ha un pò di paura - aveva aggiunto il legale - , ma sa di non aver commesso niente. E spera che questa sentenza faccia un pò di chiarezza». La piccola Maria Geusa morì a a due anni e 7 mesi nell'aprile del 2004. Per l'omicidio della bambina, morta dopo atroci sofferenze, sta scontando l'ergastolo Giorgio Giorni, imprenditore edile di Città di Castello, datore di lavoro del padre della piccola, Massimo Geusa.

Tiziana Deserto, si è sempre proclamata innocente, e prima che la Corte d'assise d'appello di Perugia confermasse la sentenza di condanna lei aveva detto: «Giudicatemi serenamente perchè sono innocente». La donna, dopo la morte della bambina, è tornata a vivere in Puglia insieme al marito, nel loro paese d'origine, Latiano in provincia di Brindisi. L'uomo le è sempre rimasto vicino nonostante tutto. Per l'accusa Tiziana Deserto, avrebbe «ceduto» la bambina a Giorni, consapevole delle violenze dell'uomo.

Per l'accusa, mamma Tiziana non poteva non essersi accorta di «segni inequivocabili». E ancora, per l'accusa, c'era una «comunanza d'intenti» tra la donna e Giorni. Gli avvocati della donna invece avevano sollecitato l'assoluzione della loro assistita. Secondo la loro ricostruzione infatti la Deserto, insoddisfatta della vita che conduceva, avrebbe visto nel datore di lavoro di suo marito «una svolta». Secondo la difesa, la donna si era innamorata di lui, si fidava talmente tanto da affidargli la bambina, anche e soprattutto, in vista di una futura convivenza, data per certa dalla Deserto.

Per questo la mattina in cui avvenne l'impensabile, quando lui si offrì di badare alla bimba invece di portarla all'asilo, lei ne fu ben felice, convinta che servisse per farli conoscere. Maria Geusa morì il 6 aprile 2004 nell'ospedale di Città di Castello dopo un giorno di coma irreversibile, due arresti cardiaci e sofferenze irripetibili testimoniate dal corpicino martoriato della piccola: lesioni interne ed esterne e gravi lesioni sessuali.

Gli avvocati di Tiziana Deserto invece sostengono che non ci sia stata alcuna violenza sessuale. E per provarlo, in secondo grado a Perugia, avevano chiesto ai giudici di poter ascoltare dei testimoni, in particolare dei medici di Città di Castello che per primi soccorsero la piccola Maria Geusa, due consulenti di parte che escludono che la piccola abbia subito abusi. I legali Stelio ed Eugenio Zaganelli avevano anche chiesto che fossero disposte due perizie: una sulla personalità della Deserto, per dimostrare che la stessa è una persona influenzabile e che fu tratta in inganno da Giorni. L'altra volta a stabilire l'assenza di abusi sessuali sul corpo della piccola.

Ma i giudici della Corte d'appello di Perugia gliele hanno negate. E hanno sposato quasi per intero la tesi del pm, facendo cadere solo l'accusa di maltrattamenti e condannandola a 15 anni e non 19 come chiesto dalla procura. Adesso toccherà alla Suprema Corte decidere il destino della donna. Che rischia di dover passare molti anni in carcere. Non è ancora chiaro se sarà presente a Roma per l'udienza.

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