Marinaio morto: dolore al Sant’Elia
BRINDISI – “Mi scusi, siamo piegati in due dal dolore, capirà, provi a citofonare a qualcun altro, ma non ce la facciamo a rilasciare dichiarazioni, per cortesia”. 25 maggio, mezzogiorno circa, via Melli, quartiere Sant’Elia, cooperativa “Marina 84” (dove vivono per la maggior parte dipendenti dell’Arsenale della Marina Militare), un condominio è in silenzio dopo la morte improvvisa del 29enne, Alessandro Nasta, il sottocapo della Marina Militare imbarcato sulla Amerigo Vespucci, morto, per le ferite riportate, dopo essere precipitato dal “pennone” della nave scuola più famosa al mondo. Alla porta nemmeno il manifesto funebre, i genitori sono partiti immediatamente una volta appresa la tragedia, non dando mandato ancora ad un’agenzia per gli adempimenti del caso.
BRINDISI – “Mi scusi, siamo piegati in due dal dolore, capirà, provi a citofonare a qualcun altro, ma non ce la facciamo a rilasciare dichiarazioni, per cortesia”. Venerdì 25 maggio, mezzogiorno circa, via Melli, quartiere Sant’Elia, cooperativa “Marina 84” (dove vivono per la maggior parte dipendenti dell’Arsenale della Marina Militare), un condominio è in silenzio dopo la morte improvvisa del 29enne, Alessandro Nasta, il sottocapo della Marina Militare imbarcato sulla Amerigo Vespucci, morto, per le ferite riportate, dopo essere precipitato dal “pennone” della nave scuola più famosa al mondo. Alla porta nemmeno il manifesto funebre, i genitori sono partiti immediatamente una volta appresa la tragedia, non dando mandato ancora ad un’agenzia per gli adempimenti del caso.
Una sola risposta, per il cronista, dopo una trentina di campanelli pigiati con l’invito a rispettare un dolore composto, in segno di una famiglia per bene, con un figlio meraviglioso, che faceva sorridere, con le sue battute, un intero vicinato. Silenzio, nel ricordo di un giovane, che col suo sorriso, con il suo modo di essere semplice e disponibile con tutti ha lasciato, in quanti lo conoscevano, un grande vuoto.
Papà Piero (dipendente civile dell'Arsenale Militare), mamma Marisa (casalinga) e Federica la sorellina di 20 anni diplomata al commerciale Lenio Flacco, sono partiti per raggiungere la salma del figlio subito dopo aver appreso dell'assurda tragedia.
Mamma Marisa, racconta qualche vicino, ha intuito la notizia funesta quando nel primo pomeriggio di giovedì nei pressi di casa sono arrivati i vigili urbani, poi i carabinieri, poi i militari della Marina ed infine il cappellano militare. E' stato a quel punto che lo strazio è diventato sconvolgente. La famiglia è partita subito per il Policlinico “Gemelli” di Roma dove i medici hanno tentato invano di strapparlo alla morte.
In molti preferiscono non parlare, di quel ragazzo dal cuore d'oro che conoscevano sin da bambini, di quel giovane tifoso del Milan, amante della play station, dell’X-Box e delle nuove tecnologie, con cui giocavano a calcetto, che non era sposato, e nemmeno fidanzato. Altri si aggrappano al ricordo dei momenti più belli come Matteo De Gennaro, 26 anni che ricorda l'ultima vacanza: “Due anni e mezzo fa quando insieme con un gruppo di ragazzi siamo andati a trovarlo a La Spezia. Su una vacanza di cinque giorni ne abbiamo passato uno insieme, era un amico vero”.
Diego Martalò, 21 anni, ricorda commosso quel giovane “a cui bastavano un paio di battute per far ridere l'intero vicinato; spesso bastava una delle sue battute per far ridere il vicinato tutta la notte. Era nel cortile del condominio che ospita una novantina di famiglie che Alessandro aveva i suoi migliori amici, che gli volevano bene come un fratello”.
Mentre è attesa sui risultati dell'autopsia, che dovrebbe svolgersi lunedì, due sono le inchieste aperte, una dalla procura ordinaria, l'altra interna della Marina Militare. Restano tuttavia da stabilire le competenze territoriali tra le procure, tra Roma e Civitavecchia (il giovane è deceduto a 40 miglia dalla costa mentre era in volo su un elicottero dei vigili del fuoco durante il trasporto al Gemelli da Civitavecchia a Roma). L’ipotesi di reato sarebbe quella di violata consegna secondo la Marina Militare di Roma.
Alessandro era reduce da una brillante dimostrazione a bordo del Vespucci, nemmeno 24 ore prima, nel golfo della Spezia, davanti a Porto Venere, era stato protagonista delle spettacolari manovre alla vela svolte sull’Amerigo Vespucci insieme ai colleghi nocchieri. Le acrobazie del sottocapo di terza classe Alessandro Nasta - 29 anni, di Brindisi - e degli altri marinai, sui pennoni della nave scuola, erano state ammirate da un parterre qualificato di autorità della Liguria e dell’Alto Tirreno imbarcate sulla storica nave scuola dove si addestrano anche i cadetti dell'Accademia di Livorno per presenziare, seppur a distanza, alla cerimonia del «battesimo» dei lavori sull’isola Palmaria.
L’incidente è avvenuto durante il trasferimento di nave Vespucci dalla Spezia a Civitavecchia, prima tappa del percorso che ha come meta finale Venezia, per la Festa della Marina, il 10 giugno prossimo. Erano le 12 e il Vespucci si trovava al traverso dell’Argentario, 40 miglia a nord della meta. Le condizioni del mare erano «maneggevoli». E dalla plancia era scattato l’ordine ai nocchieri di approntare la velatura, a scopo addestrativo. Dalle scarne indiscrezioni trapelate da fonti dello Stato Maggiore pare che Nasta abbia perso l’equilibrio mentre era in cima alle griselle (i cavi orizzontali di canapa con funzione di gradini per salire sui pennoni) delle sartie basse (i cavi d’acciaio che reggono il primo stadio dell’alberatura). La presa sarebbe mancata, attorno ai 17 metri, nei pressi della ‘coffa’, la struttura orizzontale che fa da crocevia alle manovre sopra sul «trevo», il primo pennone dell’albero maestro. Una caduta letale. Per la quale vani sono stati tutti i generosi tentativi di soccorso.
Di seguito, riportiamo la dinamica dell’incidente ufficiale, diffusa dall’ufficio stampa della Marina Militare: “Alessandro è morto dopo essere precipitato dall`albero di maestra, l`albero centrale, il più alto. Dall’attenta ricostruzione della dinamica dell’incidente (è stata disposta un’inchiesta interna di bordo volta ad accertare la causa e la dinamica dell’incidente) Alessandro, dopo aver ultimato una manovra alle vele, alle 11:38 stava rientrando sul ponte di coperta quando, all’altezza della prima coffa, mentre si sosteneva al passamano (tientibene), le cime che collegano la coffa alle sartie (i cavi d`acciaio che reggono l`albero), ha perso la presa ed è caduto da una altezza di circa 15 metri urtando la testa sul ponte di coperta.
Il nocchiere, che indossava i previsti dispositivi di protezione e sicurezza individuale, era abitualmente addetto a tali manovre, per le quali era in possesso di adeguata esperienza e conoscenza marinaresca. In Marina dal 2005, ha frequentato la scuola sottufficiali alla Maddalena ed era imbarcato sul Vespucci nel gennaio 2011. Al momento dell’incidente dalla nave, che era in navigazione isolata al largo dell`Argentario, 40 miglia a Nord di Civitavecchia, è stata subito richiesta l’assistenza di un elicottero per garantire l’immediato trasferimento del ferito presso l’ospedale di Civitavecchia.
Il comando di bordo aveva predisposto la messa in mare di un’imbarcazione dal quale consentire un più rapido recupero verticale del ferito dall’elicottero dei Vigili del Fuoco. Al momento dello sbarco Alessandro, assistito dal medico di bordo, era ancora vivo, anche se con fratture multiple e in condizioni particolarmente gravi. Il decesso è avvenuto presso l’ospedale di Civitavecchia a seguito dell’aggravarsi delle condizioni cliniche. L’autorità giudiziaria e la Marina Militare svolgeranno le indagini necessarie a stabilire i motivi che hanno causato l’incidente mortale. L’autopsia verrà presumibilmente effettuata lunedì 28. L’Amerigo Vespucci è ferma in porto a Civitavecchia nel giorno più triste della sua storia”.