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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Marò fermati, l'India non cede

NEW DEHLI – Non risulta ancora tramutato in arresto il fermo dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che hanno accettato oggi di lasciare la petroliera “Enrica Leixe” per essere interrogati sull'uccisione di due pescatori mercoledì nel Mar Arabico. Secondo quanto si è appreso, i due militari sono in custodia della polizia di Kollam che ha proceduto ad ascoltare la loro versione dei fatti riguardante l'attacco pirata alla petroliera e l'uso fatto delle armi di ordinanza. La procedura si è svolta nella Guest House della Polizia centrale del Kerala a Kochi dove i due verosimilmente passeranno la notte.

NEW DEHLI – Non risulta ancora tramutato in arresto il fermo dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che hanno accettato oggi di lasciare la petroliera “Enrica Leixe”  per essere interrogati sull'uccisione di due pescatori mercoledì nel Mar Arabico. Secondo quanto si è appreso, i due militari sono in custodia della polizia di Kollam che ha proceduto ad ascoltare la loro versione dei fatti riguardante l'attacco pirata alla petroliera e l'uso fatto delle armi di ordinanza. La procedura si è svolta nella Guest House della Polizia centrale del Kerala a Kochi dove i due verosimilmente passeranno la notte.

Non è invece chiaro quello che succederà domani perchè in tutta l'India si osserva la festività di Shivaratri (in onore alla divinità Shiva) ed il tribunale del distretto di Kollam, competente per questa vicenda, sarà chiuso. Per cui lo stato di fermo dovrebbe essere prolungato di almeno altre 24 ore. Intanto è chiaro che l’Italia considera il fermo dei due fucilieri di marina una violazione delle norme internazionali. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, intervistata da Lucia Annunziata su Rai3, ha sottolineato che non c'è dubbio che sulla vicenda della petroliera ci sia la competenza della giurisdizione italiana, e dunque della nostra magistratura, in quanto la vicenda “ un fatto avvenuto in acque internazionali, su una nave battente bandiera italiana e quindi la giurisdizione è quella italiana”.

Che il fatto sia avvenuto in acque internazionali, indipendentemente dalla due versioni rese dalle parti (il comandante del peschereccio e l’equipaggio della nave italiana), è accettato anche dalle autorità indiane, le quali sostengono che sul peschereccio che sarebbe stato colpito dai fucilieri di Marina del Reggimento San Marco si trovano i segni di 16 proiettili, mentre quattro sono quelli che hanno ucciso i due pescatori: questo vorrebbe dire che i due marò, sparando da centinaia di metri e senza nemmeno una raffica di avvertimento, hanno centrato l'obiettivo con tutti e 20 i proiettili complessivamente esplosi, numero, questo, che risulta dai registri ufficiali.

“Ma ciò - sottolinea una fonte italiana vicina all'inchiesta - è anche tecnicamente impossibile”. I due marò, riferisce la fonte, hanno sparato 20 colpi: 12 uno e 8 l'altro, in raffiche in aria e in mare a distanze di 500, 300 e 100 metri. Di questi proiettili viene tenuta una contabilità precisa ed ufficiale, che contrasta con il numero più alto - una sessantina, a quanto pare - accreditato dalle autorità locali. Da parte dei militari italiani, viene ribadito, non c'è stato “fuoco diretto” contro l'imbarcazione del presunto abbordaggio, ma, anche ammettendo solo per ipotesi che ciò sia avvenuto, la fonte sostiene che sarebbe “anche tecnicamente impossibile” che tutti i proiettili abbiano centrato l'obiettivo, specie tenuto conto della distanza. Ciò senza considerare che questo significherebbe che gli italiani, a differenza di quanto previsto dalle regole d'ingaggio che ben conoscono, non hanno sparato nemmeno un colpo di avvertimento.

Massimiliano Latorre, il marò del Reggimento San Marco coinvolto nella vicenda dei due pescatori indiani uccisi mercoledì nel Mare Arabico, è nato a Taranto 35 anni fa (esattamente il 25 maggio 1967) e risiede nel capoluogo ionico. La sua principale passione, ricavata dal profilo Facebook, è quella del reggimento San Marco, dove svolge il suo lavoro. Da alcuni anni Latorre si è avvicinato anche alla politica, tanto da candidarsi nel 2007 alle Comunali per Taranto nella lista di AT6 - Lega d'azione meridionale, movimento fondato dall'ex sindaco e deputato Giancarlo Cito. Candidatura rinnovata nel 2010 alle Regionali per la Puglia nella lista “I Pugliesi”, il cui capofila era Mario Cito, figlio di Giancarlo. A Taranto vivono anche la madre (il marò ha perso il padre tempo fa), la sorella e alcuni parenti, che ora attendono con apprensione una svolta positiva della vicenda.

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