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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Marò, governo indiano contro Kerala

NEW DELHI – Il governo centrale indiano non la pensa affatto come l’amministrazione dello stato del Kerala, polizia inclusa. Lo si deduce dalla posizione assunta dall’avvocato che rappresenta l’India davanti alla Corte Suprema di Nuova Delhi, cui hanno presentato un ricorso eccezionale i legali che rappresentano invece gli interessi italiani, per abbreviare il raggiungimento di una soluzione sul problema ormai cruciale della giurisdizione sull’incidente del 15 febbraio scorso in cui persero la vita due marinai di un peschereccio indiano, e che vede da settimane due sottufficiali del Reggimento San Marco, responsabili del nucleo antipirateria imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie, detenuti in una prigione sempre in Kerala. La seconda buona notizia per la soluzione del caso è che la stampa indiana ha rivelato, e giudicato positivamente, il risarcimento destinato dall’Italia alle famiglie dei due pescatori.

NEW DELHI – Il governo centrale indiano non la pensa affatto come l’amministrazione dello stato del Kerala, polizia inclusa. Lo si deduce dalla posizione assunta dall’avvocato che rappresenta l’India davanti alla Corte Suprema di Nuova Delhi, cui hanno presentato un ricorso eccezionale i legali che rappresentano invece gli interessi italiani, per abbreviare il raggiungimento di una soluzione sul problema ormai cruciale della giurisdizione sull’incidente del 15 febbraio scorso in cui persero la vita due marinai di un peschereccio indiano, e che vede da settimane due sottufficiali del Reggimento San Marco, responsabili del nucleo antipirateria imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie, detenuti in una prigione sempre in Kerala. La seconda buona notizia per la soluzione del caso è che la stampa indiana ha rivelato, e giudicato positivamente, il risarcimento destinato dall’Italia alle famiglie dei due pescatori.

Cominciamo dal ricorso alla Corte Suprema di New Delhi. Illustrando la propria posizione davanti ai giudici del massimo organo giudiziario indiano, il rappresentante del governo centrale ha detto che la polizia del Kerala non è competente per giudicare il caso o sequestrare la nave in quanto l'incidente è avvenuto oltre il limite delle acque territoriali delle 12 miglia nautiche. Si tratta della posizione sostenuta fin dall'inizio dal team italiano nella sua battaglia legale all'Alta Corte del Kerala. Ma questa ammissione da parte dell’India pare ancora non accettata dal governo del Kerala. In una intervista odierna, infatti, il primo ministro di questa regione meridionale dell’India, Oommen Chandy , ha ribattuto che “ogni azione è stata presa dopo consultazione con il governo centrale. L'incidente è avvenuto nel nostro territorio e abbiamo ogni diritto di applicare le nostre leggi”.

In fondo Chandy dice la verità a proposito della consultazione con il governo centrale: il 2 aprile il ministro degli Esteri indiano, S.M.Krishna, in un incontro con Chandy, aveva elogiato il modo con cui il governo del Kerala aveva risposto alle preoccupazioni delle famiglie dei due pescatori uccisi, e aveva lodato anche “la giusta decisione” di arrestare i due marò implicati. La nuova posizione presa oggi dall'avvocato dello Stato indiano ha sorpreso molti e indotto a pensare a uno scontro tra New Delhi e i vertici del Kerala a proposito della vicenda che sta contrapponendo India e Italia. L'avvocato che rappresenta il governo centrale indiano ha criticato infatti oggi durante l'udienza presso la Corte suprema di New Delhi l'operato della polizia del Kerala che ha bloccato la nave Enrica Lexie “pur non avendone l'autorità perchè l'incidente (in cui sono morti due pescatori indiani) era avvenuto in acque internazionali”.

La Corte suprema indiana, come già detto, sta esaminando oggi un ricorso eccezionale e riguardante la legislazione da applicare (italiana o indiana) alla vicenda del 15 febbraio 2012. Con questa mossa i legali cercano di accelerare il giudizio sulla giurisdizione. La causa su questa questione è aperta presso l'Alta Corte di Kochi, nello stato del Kerala dove la nave Enrica Lexie su cui viaggiavano i marò è sotto sequestro. Qui però, a causa di un periodo di vacanza, la prossima udienza verrà fissata solo dopo il 20 maggio. Intanto le famiglie dei due pescatori morti nell'incidente del 15 febbraio al largo delle coste del Kerala per il quale si trovano sotto accusa  sono implicati i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone riceveranno ognuna 10 milioni di rupie (145.000 euro) dal governo italiano.

Lo scrive oggi la stampa indiana. L'accordo, scrivono i giornali, è stato raggiunto nei giorni 12 e 13 aprile, e definito grazie all'intervento del capo di gabinetto del ministero della Difesa italiano, Pasquale Preziosa, che ha negoziato l'accordo con gli avvocati della moglie di Jelastine Valentine, Doramma, e quelli delle sorelle dell'altra vittima, Ajesh Binki. Un giornale indiano scrive che Doramma ha detto di aver presentato ieri una domanda di composizione immediata della vertenza all'Alta Corte di Kochi dove è in corso una causa per la giurisdizione. Altro contesto, un'altra famiglia nell’ansia: “I miei figli e io siamo allo stremo, al punto da essere costretti ad accettare la generosa ospitalità di una cugina a Martina Franca”, ha fatto sapere ai giornali la moglie del capo Massimiliano Latorre, Rosalba Ancona, moglie di Massimiliano Latorre, uno dei due marò pugliesi in carcere in India, in una lettera consegnata ai cronisti dal suo legale, Paolo D'Arcangelo. Rosalba Ancona fa presente che “tutto quello che ho fatto, e farò, non ha alcuna vena polemica verso chicchessia. E se sono stata costretta ad uscire dall'ombra è solo perchè i miei tre figli si sono ritrovati improvvisamente senza alcun sostegno e addirittura al buio avendomi l'Enel interrotta l'erogazione elettrica per morosità”.

Peraltro, la donna fa rilevare che il “marito Massimiliano ha sempre onorato l'impegno morale di pagare le bollette di luce gas ed altro fino a quando non gli è stato impedito materialmente dal giorno della sua detenzione”. Infine, Rosalba Ancona si appella “alla deontologia professionale della stampa, come del resto ben sancito dalla Carta di Treviso, perchè da tutta questa vicenda siano tenuti scrupolosamente fuori i miei bambini, diffidando chiunque di fare i loro nomi e men che mai ritrarli”. E conclude: “Inutile aggiungere - che prego il buon Dio perchè si risolva quanto prima il drammatico equivoco in cui sono incappati sia mio marito Massimiliano che il suo collega Girone; i miei figli è il loro papà che vogliono abbracciare al più presto”.

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