Marò, pronti per le perizie balistiche

KOCHI – Lunghe ore di lavoro degli esperti della polizia indiana a bordo della Enrica Lexie, all’ormeggio nel porto di Kochi, per effettuare la perquisizione della nave, prelevare ogni arma che potrebbe essere in relazione con il presunto omicidio dei due pescatori indiani da parte dei marò italiani che li avrebbero scambiati per pirati.  A tutte le operazioni hanno però assistito due esperti balistici dell’Arma dei Carabinieri, due ufficiali che assisteranno anche ai test di sparo e comparazione tra i proiettili prelevati dal peschereccio colpito e quelli in dotazione al nucleo di sei uomini imbarcato sulla Lexie proprio come scorta anti-pirati, su richiesta dell’armatore alla Marina Militare.

Assieme ai due ufficiali dei carabinieri, Paolo Fratini e Luca Flebus , anche un nucleo di militari designato dal Ministero della Difesa, in tutto otto italiani e circa trenta poliziotti indiani hanno partecipato all’importante accertamento, che si può definire di polizia scientifica, che scagionerà del tutto o coinvolgerà ancora maggiormente il capo  Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone, il primo tarantino il secondo barese, in forza al Reggimento San Marco di Brindisi.

Sui fatti sta indagando anche la procura di Roma, che ieri aveva mutato in omicidio volontario l'intestazione del fascicolo affidato al sostituto Francesco Scavo e aperto in origine per tentato abbordaggio da parte di pirati. Durante il sopralluogo di oggi sulla Enrica Lexie sono state sequestrate le armi dei sei fucilieri del Battaglione San Marco che facevano parte della scorta anti pirateria della nave. La verifica, definita molto complessa dal commissario della polizia di Kochi, Ajit Kumar, è conclusa nella sostanza e manca soltanto dell’elencazione ufficiale dell’armamento e del munizionamento acquisiti.

E’ stato sottolineato da fonti italiane che con gli indiani, in questa fase, si è creato un buon clima di cooperazione, forse quello più concreto dall’inizio del caso. Le armi sequestrate dovranno essere consegnate al giudice dell’Alta Corte del Kollam che si sta occupando del procedimento a carico di Latorre e Girone, e che disporrà formalmente la perizia sulle stesse. Già inizialmente, se non vi sarà corrispondenza tra il calibro 5.56 Nato dei fucili automatici Beretta dei marò e i proiettili recuperati dal peschereccio,  l’accusa a carico dei due militari italiani non reggerà più. Altrimenti si dovrà passare all’esame balistico vero e proprio che collegherà o meno le armi alle ogive che hanno colpito il motopesca indiano St. Anthony.

Le perizie, e l’interrogatorio dell’equipaggio della nave e degli altri quattro marò rimasti a bordo, dovranno procedere rapidamente, a partire al massimo da lunedì, visto che gli ulteriori sette giorni di fermo a carico di Latorre e Girone scadranno mercoledì prossimo. Intanto, si continua anche ad indagare da parte italiana sugli accadimenti avvenuti nella stessa zona di mare dove si trovava la Enrica Lexie quando subì l’attacco dei pirati descritto da comandante e marò, e sul possibile coinvolgimento di un altro dei mercantili in zona nella vicenda del peschereccio, avvenuta in posizione ed ora diverse da quelle dell’assalto subito dalla Enrica Lexie, in cui il nucleo di scorta fece uso delle armi  ma solo a scopo dissuasivo, secondo le deposizioni degli stessi Latorre e Girone.