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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Latiano

Matricida condannato a 14 anni

LATIANO - Dovrà scontare una pena pari a 14 anni, se non vi saranno sconti in appello, Marcello Recchia, 39enne di Latiano che in un gelido pomeriggio di febbraio del 2012 sgozzò la madre con un coltello da tavola, finendola poi a colpi di forbici, nella cucina di un appartamento di via Risorgimento, in cui egli abitava insieme alla vittima, Tommasina Ugonotti, 77 anni.

LATIANO - Dovrà scontare una pena pari a 14 anni, se non vi saranno sconti in appello, Marcello Recchia, 39enne di Latiano che in un gelido pomeriggio di febbraio del 2012 sgozzò la madre con un coltello da tavola, finendola poi a colpi di forbici, nella cucina di un appartamento di via Risorgimento, in cui egli abitava insieme alla vittima, Tommasina Ugonotti, 77 anni.

La perizia super partes disposta dal Tribunale ha accertato la parziale incapacità di intendere e volere dell’imputato, difeso dall’avvocato Giancarlo Camassa. Il pm, Raffaele Casto, ha formulato al termine della requisitoria una richiesta di pena tutto sommato non molto superiore al conto finale, considerando il vizio di mente emerso dalle conclusioni del consulente del Tribunale, Domenico Suma.

Erano le 17 del 16 febbraio dello scorso anno quando giunse una chiamata al 118. Dall’altro capo del filo c’era Recchia che dapprima disse: “Hanno ucciso mia madre”, poi, subito dopo, confessò tutto ai carabinieri.

“Non mi voleva bene” disse poi il 39enne al giudice per le indagini preliminari che ne convalidò l’arresto. Le indagini, una volta acquisita la piena confessione dell’uomo, sono procedute speditamente. La ricostruzione dei fatti è risultata chiarissima: in un momento di lucida follia Recchia aveva impugnato un coltello e lo aveva utilizzato per sgozzare la donna che era seduta in cucina e guardava la tv. Le forbici erano poi servite per infierire.

La scena che si presentò ai militari dell’Arma della compagnia di San Vito e della stazione di Latiano che raggiunsero il posto in pochi minuti era agghiacciante. La donna era riversa in un lago di sangue. L’avvocato Giancarlo Camassa aveva subito chiesto il giudizio con rito abbreviato, condizionato alla perizia psichiatrica, ma il gup in prima istanza rigettò.

Il processo è stato quindi celebrato davanti alla Corte d’Assise di Brindisi, il cui presidente ha oggi letto il dispositivo: 14 anni, considerate le aggravanti e l’incapacità di intendere e volere. Oltre naturalmente allo sconto di un terzo previsto dal rito alternativo.

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