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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Medico arrestato, la Asl apre indagine interna. "Ma nel 2007 risultò pulito"

FASANO - Vita spezzata, dalla custodia cautelare ai domiciliari da un lato, dalla sospensione coatta e temporanea dalla professione di medico-anestesista dall’altro. L’amministrazione dell’azienda sanitaria locale non ha ancora ricevuto comunicazione ufficiale del provvedimento giudiziario a carico di Leonardo Arnese, professionista 57enne in forza all’ospedale Umberto I di Fasano, accusato di aver prestato il fianco al manipolo di spacciatori al comando del 37enne Giovanni Gallo, finito in manette a seguito del blitz messo a segno dalla squadra mobile di Brindisi.

FASANO - Vita spezzata, dalla custodia cautelare ai domiciliari da un lato, dalla sospensione coatta e temporanea dalla professione di medico-anestesista dall’altro. L’amministrazione dell’azienda sanitaria locale non ha ancora ricevuto comunicazione ufficiale del provvedimento giudiziario a carico di Leonardo Arnese, professionista 57enne in forza all’ospedale Umberto I di Fasano, accusato di aver prestato il fianco al manipolo di spacciatori al comando del 37enne Giovanni Gallo, finito in manette a seguito del blitz messo a segno dalla squadra mobile di Brindisi. L’ultimo dei nove, l’unico sfuggito alla cattura, si è consegnato spontaneamente ai carabinieri ieri stesso, si tratta del 23enne Angelo Milanese, sul quale grava come per il resto della ghenga, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio.

Tornando ad Arnese. Non solo e non tanto l’accusa di favoreggiamento, ancora tutta da dimostrare, comporta la sospensione amministrativa, quanto la misura cautelare. Giocoforza. Dino Arnese non potrà per il momento tornare al lavoro, e mentre la vicenda giudiziaria procede per vie dagli esiti impossibili da divinare, la Asl annuncia l’apertura di una inchiesta interna, anch’essa assolutamente rituale ed esplicitamente prevista dal protocollo aziendale. Lo annuncia il direttore Emanuele Vinci, che somma l’incarico a quello di presidente dell’Ordine dei medici, e per coincidenza condivide con il medico anestesista la residenza in quel di Fasano. “La sospensione, è evidente, scatta in maniera del tutto automatica – chiarisce Vinci -, tanto quanto la inchiesta interna sulla base delle accuse formulate dall’autorità giudiziaria”.

Altro, in merito, Vinci non aggiunge. Almeno per il momento. Nessuna chiosa possibile nemmeno riguardo al presunto smercio di droga, destinata al dottor Arnese, consumato nei locali o in prossimità dell’ospedale stesso, tanto quanto nelle stanze del municipio, dove Dino Arnese ha per lungo tempo ricoperto incarichi amministrativi, prima al fianco del sindaco Vito Ammirabile, in qualità di assessore ai Servizi sociali e alla Sanità, poi con Lello Di Bari. Dopo la debacle della giunta, Di Bari era pronto a sponsorizzare il collega eletto nelle liste dell’Udc (ma oggi il coordinatore Euprepio Curto sottolinea che Arnese non fa più parte di quel partito da tempo), per la presidenza  del Centro agroalimentare fasanese, la più importante delle municipalizzate della Selva. Tutto naufragato, almeno per ora.

Ma c’è un dettaglio, tutt’altro che tale, che il direttore Emanuele Vinci è disposto a chiarire. Bizzarria discrasia, ai confini del giallo, con le conclusioni alle quali giungono le indagini della procura antimafia coordinate dai pm Alberto Santacatterina e Silvia Nastasia: “La lettera anonima di cui si parla, e che effettivamente denunciava nel febbraio 2007 un presunto stato di tossicodipendenza a carico del dottor Arnese, fu oggetto di approfondite verifiche culminate nella negatività degli esami tossicologici. E la conseguente dichiarazione di idoneità professionale da parte del medico incaricato delle verifiche”.

La dichiarazioni di Vinci paiono scompaginare il fosco ritratto tracciato dalla procura, che giunge a tutt’altre conclusioni. Arrivando a ipotizzare condotte che non ammettono chiose da parte di Dino Arnese, che in più di una occasione avrebbe ritardato interventi chirurgici, ai quali avrebbe assistito in qualità di anestesista, tanto quanto la partenza delle ambulanze, per ricevere e incontrare gli spacciatori di turno. Le ipotesi, restano tali. Tutte da dimostrare. Ma l’esito delle verifiche aziendali, risalenti a tre anni fa, sono pronte per essere sfoderare nella battaglia legale dell’avvocato Francesco Gentile, al fianco di Dino Arnese, che fin dal primo istante ha proclamato a gran voce la propria innocenza.

Alle dichiarazioni di Vinci fa eco Ottavio Narracci, direttore dell’ospedale Umberto I di Fasano. Narracci conferma che il medico del lavoro Roberto Rizzo, personalmente incaricato di verificare la veridicità delle illazioni contenute della lettera anonima, acclarò la totale idoneità al lavoro dell’anestesista accusato a quanto pare ingiustamente: nessuna tossicodipendenza, insomma. Il direttore ospedaliero, si stringe nelle spalle, e si limita a concedere un accorato appello: “Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al collega, nell’auspicio che possa al più presto dimostrare la propria innocenza”.

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