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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mele-Schena: autunno caldo in tribunale

BRINDISI - Non c’è pace in casa Mele. Ad un anno dalla separazione consensuale, tensione alle stelle tra l’onorevole e la sua ex consorte. In ballo l’affidamento delle figliolette. In agenda un paio di udienze che testimoniano quanto dura sia la battaglia sviluppatasi a margine dei titoli di coda che hanno sancito il rumoroso quanto doloroso the end, ossia la fine della loro storia d’amore.

BRINDISI - Non c’è pace in casa Mele. Ad un anno dalla separazione consensuale, tensione alle stelle tra l’onorevole e la sua ex consorte. In ballo l’affidamento delle figliolette. In agenda un paio di udienze che testimoniano quanto dura sia la battaglia sviluppatasi a margine dei titoli di coda che hanno sancito il rumoroso quanto doloroso the end, ossia la fine della loro storia d’amore.

In attesa delle udienze che scottano, gli avvocati delle parti affilano le penne, a margine del rinvio a giudizio dell’avvocato Adele Schena, ex moglie dell’onorevole, accusata “di aver spostato all’estero la residenza delle figlie minori, senza preventivo avviso al padre delle stesse, non consentendo in tal modo a quest’ultimo di esercitare il suo diritto di visita in modo adeguato”.

Nei giorni scorsi l’avvocato Daniela Tamborrino (legale di Adele Schena), ha chiarito con toni duri: “l’ex moglie dell’onorevole a seguito della separazione conclusasi consensualmente il 12 luglio 2010, si è trasferita a vivere a Parigi con le sole figlie con l'accordo del marito, posto che ivi ha trovato un'occupazione lavorativa che le permette di mantenersi e di mantenere le bambine.  Cosimo Mele, infatti, dal momento della separazione, non ha mai provveduto a versare il contributo stabilito per il mantenimento delle due figlie se non a seguito di una denuncia penale, di un rinvio a giudizio e di svariati atti esecutivi”.

Il prossimo 25 settembre, innanzi ai Giudici del Tribunale di Brindisi, è fissata l’udienza decisiva per quanto attiene l’affidamento delle figlie della coppia. E' stata Adele Schena, con l'assistenza dell'avvocato Annamaria Bernardini de Pace, a rivolgersi al giudice al fine di ottenere la modifica delle condizioni della separazione, “posto che il marito ha totalmente disatteso gli accordi di separazione circa il trasferimento delle figlie all'estero e circa il loro mantenimento”.

Ma i legali di Mele replicano con fermezza e attendono fiduciosi l’udienza parallela, già fissata presso la Sezione distaccata di Ostuni del Tribunale di Brindisi per il prossimo 27 ottobre, e maturata a seguito della citazione a giudizio della signora Schena. “Non è assolutamente vero - spiega l’avvocato Gaetano Sansone - che la signora Adele Schena si sia trasferita a Parigi con l’accordo del mio cliente Cosimo Mele. E’ vero esattamente il contrario, così come risulta dal procedimento penale a carico della signora Schena (numero 10115/10) nel quale la medesima è imputata per avere eluso l’esecuzione del provvedimento del Tribunale di Brindisi del 21 luglio 2010 concernente l’affidamento delle figlie minori, trasferendo all’estero la residenza delle stesse senza preventivo avviso al padre. Per tale reato la signora Schena è stata rinviata a giudizio e dovrà comparire innanzi al giudice penale del Tribunale di Ostuni il giorno 27 ottobre 2011”.

Tanto scrive l’avvocato Gaetano Sansone, legale dell’ex parlamentare. “E’ quindi falso e pretestuoso – aggiunge l’avvocato Sansone - sostenere che il mio cliente abbia disatteso in qualunque maniera gli accordi di separazione circa il trasferimento delle figlie all’estero”. E sull’assegno il braccio di ferro si fa duro:  “In merito ai rilievi – precisa l’avvocato Sansone - mossi sulla questione del mantenimento, si precisa che, nonostante la signora Schena abbia disatteso quanto sancito al primo punto dell’atto della separazione consensuale (“…le bambine devono vivere stabilmente a Ostuni”),  la somma stabilita innanzi al Giudice è stata da Mele versata”.

La separazione tra i coniugi Mele e Schena si consumò ufficialmente nell’estate 2010, a tre anni di distanza dalla scandalo a luci rosse che aveva travolto l’ex deputato, “perdonato” in prima battuta dall’allora compagna di vita, con tanto di servizi sui maggiori rotocalchi nazionali. Separazione a parte, sono due i procedimenti penali in corso, maturati a margine della famigerata notte di passione consumata l’estate di quattro anni fa nella suite dell’Hotel Flora: uno è a carico dell’onorevole, chiamato a difendersi dall’accusa di cessione di cocaina. E l’altro pendente sulle spalle della Zenobi e del suo ex  difensore, Emanuele Antonacci.

Centomila euro in contanti, o in alternativa una carriera sicura in Tv, come soubrette: tanto, secondo l’accusa, avrebbe preteso la “ragazza immagine” per ritrattare la versione dei fatti fornita a margine dello scandalo a luci rosse che travolse l’onorevole Mele, costringendolo a un progressivo ritiro dalla scena politica.

Il festino della discordia risale alla notte tra il 27 e il 28 luglio del 2007, in una suite dell'hotel Flora, in via Veneto, a Roma. Sesso a parte, gli esami clinici dei periti, nonché lo stesso referto medico rilasciato a suo tempo dai sanitari del Pronto soccorso,  proverebbero che la Zenobi, la notte del 27 luglio scorso, non avrebbe accusato un malore per overdose da cocaina.

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