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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

Monopolio illegale nella distribuzione di slot machine, arrestato un mesagnese

C'è anche un uomo di origini mesagnesi ma residente a Lecce tra le 27 persone raggiunte all'alba di oggi da un'ordinanza di custodia cautelare perché accusate di aver imposto un "monopolio illegale" nel settore della produzione e distribuzione di apparecchi da gioco

MESAGNE – C’è anche un uomo di origini mesagnesi ma residente a Lecce tra le 27 persone raggiunte all’alba di oggi da un’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di gioghi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere, nell’ambito di un’operazione condotta dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Lecce, denominata “Clean Game”.

Nell’ambito dello stesso intervento sono stati sequestrati beni per oltre 12 milioni di euro composti da 69 fabbricati, 25 terreni,tre auto, dieci società di capitali, due ditte individuali e saldi attivi di conti correnti accesi presso quindici istituti di credito. Il gruppo criminale è accusato di aver imposto un “monopolio illegale” nel settore della produzione e distribuzione di apparecchi da gioco. Sono anche stati sequestrati 270 apparecchi illeciti installati presso esercizi commerciali ubicati in provincia di Lecce e in varie regioni del territorio nazionale. I provvedimenti sono stati eseguiti nei comuni di Lecce, Milano, Modena, Rimini, Crotone, Alliste, Racale, Taviano, Carmiano, Gallipoli, Monteroni e Melissano. Dei 27 arrestati, 19 sono finiti in carcere, 8, invece, ai domiciliari.

L’indagine che si è conclusa con i 27 arresti, è stata avviata nel 2010, in seguito alla constatazione di numerose irregolarità nel corso di specifici controlli eseguiti presso svariati esercizi pubblici. In particolare, emersero la manomissione degli apparecchi che riproducevano il gioco d’azzardo del poker, cioè il collegamento ad internet per l’offerta, fuori dal circuito autorizzato dei Monopoli di Stato, di gioco d’azzardo proposto da gestori stranieri privi di autorizzazione, mediante i cosiddetti “totem” o “kioski”. 

Sono quindi state avviate verifiche più approfondite mediante intercettazioni telefoniche, attività di osservazione, pedinamenti e accertamenti tecnici sui giochi posti sotto sequestro, che hanno consentito di ricondurre quelle condotte illecite a due gruppi criminali. Il primo, legato alla famiglia De Lorenzis, un noto gruppo imprenditoriale di Racale (Le) operante nel settore del noleggio dei videogiochi, che, avvalendosi sistematicamente di metodi mafiosi posti in essere da alcuni affiliati storicamente vicini ai noti clan dei Troisi di Casarano e dei Padovano di Gallipoli, aveva creato nella provincia di Lecce un vero e proprio “cartello”, imponendo a numerosissimi esercenti della zona il noleggio di tali dispositivi dalle aziende del gruppo, impedendo nel contempo ad aziende concorrenti di accedere a quel mercato. Un altro gruppo minoritario, sempre operante a Racale e collegato al primo anche da vincoli familiari, era dedito essenzialmente alla alterazione e vendita delle schede di gioco riproducenti giochi d’azzardo, quali il poker o le slot machine, ed alla distribuzione dei cosiddetti “totem”. 

Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dal tenente colonnello Nicola De Santis,  hanno evidenziato come tali condotte illecite non si limitassero al gioco d’azzardo ma sconfinassero anche nell’esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Infatti, al fine di assoggettare i gestori e creare nei loro confronti una grave situazione di dipendenza finanziaria, questi usavano dapprima concedere prestiti allo scopo di favorire l’avviamento delle attività, pretendendo poi l’immediato rientro dei capitali dati in prestito, minacciando di incassare i titoli in garanzia laddove questi non avessero installato presso i loro esercizi i videogiochi. In alcuni casi, per effetto di tali condotte, il sodalizio riusciva ad appropriarsi di attività commerciali riferibili a clienti in grave difficoltà economica, sottraendole alla loro gestione.

Gli accertamenti tecnici eseguiti sugli apparecchi da gioco sequestrati hanno infine rivelato che le attività di gestione ed organizzazione del gioco d’azzardo (attraverso la distribuzione e il noleggio di videogiochi illeciti), comprendevano anche l’alterazione fraudolenta dei software di alcuni dispositivi leciti, noti come “new slot”. Questi apparati, pur collegati alla rete telematica dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, venivano manomessi in modo tale da trasmettere solo parzialmente i dati concernenti le giocate, con conseguente sottrazione di parte di esse all’imposizione tributaria. Sempre mediante l’alterazione del software l’organizzazione riusciva anche a predeterminare, ovviamente riducendole, le giocate vincenti degli avventori, rendendo estremamente remunerativa la gestione di questi apparecchi. In particolare, è stato accertato che erano in grado di controllare a distanza i cicli delle giocate, abbattendo le percentuali di vincita di ogni singola macchina; così, nel momento in cui si rilevava che un apparecchio era in procinto di elargire una vincita consistente, il sodalizio interveniva per impedirla o limitarne l’entità. Nell’operazione di oggi, per la sola esecuzione delle misure restrittive della libertà personale, sono stati impiegati oltre 150 militari di tutti i Reparti del Corpo della provincia, con il concorso di personale dei vicini Comandi Provinciali di Brindisi e Taranto e la copertura di un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Bari.

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