Migliora il rapinatore ferito
BRINDISI – Roberto Marrazza, 46 anni, il brindisino raggiunto da un proiettile, sabato scorso, mentre perpetrava una rapina ai danni della gioielleria Zermiani di via Mantovani a Verona, ha ripreso conoscenza e non rischierebbe la paralisi. Il suo quadro clinico è migliorato. Nei prossimi giorni potrebbe essere sottoposto a un intervento chirurgico teso a estrargli la pallottola (calibro nove) rimasto incastrato nella vertebra L3.
BRINDISI – Roberto Marrazza, 46 anni, il brindisino raggiunto da un proiettile, sabato scorso, mentre perpetrava una rapina ai danni della gioielleria Zermiani di via Mantovani a Verona, ha ripreso conoscenza e non rischierebbe la paralisi. Il suo quadro clinico è migliorato. Nei prossimi giorni potrebbe essere sottoposto a un intervento chirurgico teso a estrargli la pallottola (calibro nove) rimasto incastrato nella vertebra L3.
I medici del reparto di terapia intensiva dove il brindisino è ricoverato da sabato sera, sembrano fiduciosi, avrebbero riferito al legale di fiducia del 46enne, l'avvocato Davide Del Medico, che il paziente muove tutti gli arti. Oggi ha ripreso a parlare. Domani o dopodomani potrebbe anche essere in condizioni di essere interrogato dal gip Giuliana Franciosi, per spiegare la sua versione dei fatti.
Ieri mattina, intanto, si è svolto l'interrogatorio di convalida per il suo complice, Davide Tramacere, 30 anni anche lui brindisino. L'uomo, alla presenza dei suoi legali di fiducia Danilo Di Serio del foro di Brindisi e Anna Maria Rago, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip ha convalidato entrambi gli arresti, eseguiti dagli agenti della squadra mobile di Verona, riservandosi, però, per Marrazza di posticipare l'interrogatorio alla prima data utile dopo il miglioramento delle sue condizioni cliniche. Confermata, per Tramacere, la misura cautelare in carcere.
I due brindisini in trasferta nel Veronese sono accusati di tentata rapina, porto illegittimo di arma e sequestro di persona. Per quest'ultima ipotesi di reato, però, il gip non ha ritenuto vi fosse la gravità indiziaria sufficiente per l'imputazione. La ragazza a cui Marrazza ha puntato la pistola, infatti, si è spostata, mettendosi in salvo, subito dopo che il rapinatore è stato ferito. Non si sarebbe verificato il sequestro di persona.
I due, nella tarda serata di sabato scorso, fingendosi clienti (Marrazza si era travestito da donna) sono entrati nella gioielleria di via Mantovana a Verona di Michele Rizzotti, una volta all'interno hanno immobilizzato la commessa puntandole una pistola (una Makarov M57 cal. 7,62) alla testa. Il gioielliere avendo intuito quello che sarebbe successo di li a poco, mentre la sua dipendente si accingeva a servire la coppia di clienti, si è recato nel retro e dopo aver avvertito i poliziotti, ha impugnato la sua Beretta calibro 9 (detenuta legalmente) tornando nella sala dove venivano ricevuti i clienti. L'uomo alla vista della sua dipendente immobilizzata con una pistola alla tempia, ha aperto il fuoco.
Ha colpito il rapinatore all'altezza della clavicola. L'altro ha tentato la fuga ma è stato bloccato nella porta a bussola.
Stando a quanto emerso, il proiettile che ha raggiunto Marrazza, è stato deviato dall'osso e ha seguito una traiettoria che ha interessato polmone e fegato. Si è fermato nelle vicinanze della colonna vertebrale e precisamente nella vertebra L3. Da cui non è ancora stato estratto.
Nel frattempo l'arrivo dei poliziotti ha fatto il resto, i due sono stati arrestati, Marrazza è stato trasferito in ospedale mentre il suo complice in carcere. Si continua a cercare il complice che ha ospitato i due brindisini a Verona e con i quali quasi certamente ha organizzato il piano.