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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Minacce a nuovo direttore Inps: guai per l’ex

BRINDISI - L’ex direttore dell’Inps di Brindisi, Cesare Bove, 62 anni, già coinvolto in altra inchiesta, è stato raggiunto nei giorni scorsi da un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla persona offesa, il suo successore al timone dell’ente di piazza Vittoria.

BRINDISI - Un fiume in piena: le telefonate di minacce, i ‘blitz’ attuati personalmente, gli insulti e le invettive per ottenere un solo risultato, “continuare a gestire insieme alla compagna i suoi interessi e le sue amicizie”. Per una serie di comportamenti aggressivi e violenti l’ex direttore dell’Inps, Cesare Bove, 61 anni, in carica fino al 30 settembre 2011 è stato raggiunto oggi da un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa chiesta dal pm Milto Stefano De Nozza e disposta dal gip Valerio Fracassi.

Bove è uno dei 5 indagati, insieme all’ex presidente dell’Enel Basket Brindisi, Antonio Corlianò, oltre che alla compagna Gabriella Iafelice, al finanziere Pasquale Lisi e all’avvocato Cosimo Faggiano, per concorso in corruzione aggravata per un giro assunzioni e favori che ricomprendevano la cessione di abbonamenti per seguire le partite di serie A di basket e per le stagioni teatrali al teatro Verdi di Brindisi.

Bove avrebbe cercato di costringere Tommaso Chimienti, oggi direttore Inps a compiere attività contrarie ai suoi doveri d’ufficio. Avrebbe tentato di impedirgli di conferire con i carabinieri e la magistratura su un’inchiesta interna nella quale si ravvisavano presunti abusi nella gestione dell’ente e per convincerlo, inoltre, a garantire alla compagna (Gabriella Iafelice) un avanzamento di carriera.

Egli avrebbe proferito al telefono una serie di frasi irripetibili, avrebbe dichiarato senza pudore che “Brindisi era la sua città e nessuno si poteva permettere di ostacolare i suoi interessi”. Secondo il giudice per le indagini preliminari, Valerio Fracassi, a cui il pm Milto Stefano De Nozza aveva formulato richiesta di domiciliari per Bove, questi avrebbe attuato un atteggiamento violento “al chiaro scopo di poter continuare a gestire, insieme alla compagna, i suoi interessi e le sue amicizie”.

L’ira di Bove si sarebbe scatenata dopo la consegna da parte del suo successore di un ‘librone’, ossia la cosiddetta relazione dell’audit interno. Chimenti quindi aveva di fatto collaborato con l’autorità giudiziaria, nel corso dell’inchiesta chiusa a metà dicembre con 5 avvisi di conclusione. Una volta compreso quanto accaduto Bove aveva chiamato. Poi aveva atteso il direttore al termine dell’orario di lavoro, gli aveva sbarrato la strada con la sua vettura. Infine aveva anche cercato di indurlo a conferire alla sua compagna la responsabilità dell’unità di coordinamento dell’Area flussi dell’Inps.

Stando a quanto denunciato c’era un clima di soggezione e paura, quando al vertice dell’ente c’era Bove. Nessuno avrebbe trovato il coraggio di denunciare anche perché egli era ormai protetto da un’aura di impunità. Secondo l’autorità inquirente tali ricostruzioni dell’ambiente, possibili grazie al contributo dato da alcuni lavoratori, sono assolutamente veritiere, a fondamento della rancore manifestato dopo dall’ex ‘capo’, una volta perduto lo scettro.

L’obiettivo? Fare intendere ai suoi collaboratori di un tempo di ‘stare attenti’ a collaborare con l’autorità giudiziaria. Poi, il secondo, lo sgarro subito quando l’ex compagna non ha ottenuto la sperata promozione. Il pm ha chiesto gli arresti, il gip ha disposto una ordinanza di divieto di avvicinamento alla persona offesa. Bove dovrà mantenere distanza di almeno 100 metri dalla sede Inps, da Chimenti (ovunque egli si trovi) e dalla sua abitazione, oltre che dai suoi famigliari.

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