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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Morì di occlusione intestinale non diagnosticata, via all'udienza preliminare

BRINDISI - Morì il 10 gennaio scorso per occlusione intestinale, Maria Carmela De Fazio aveva solo 42 anni. Si è tenuta questa mattina l’udienza preliminare del processo per omicidio colposo a carico dei due medici Vincenzo Casto, 45 anni e Renato Malinconico, 80 anni, entrambi in forza della clinica privata che, secondo l’accusa, non si accorsero di quello che stava succedendo alla paziente brindisina, per presunta negligenza, o imperizia. Citata in qualità di responsabile civile, con l’avallo del gup Nicola Lariccia, la casa di cura dove la donna era ricoverata da tempo per problemi legati ad una stato depressivo, “La casa d’oro” di Taviano, in provincia di Lecce. Si sono costituiti parte civile otto persone fra i parenti della 42enne, assistiti dagli avvocati Riccardo Mele e Livia Orlano. Si continua il 25 novembre.

BRINDISI - Morì il 10 gennaio scorso per occlusione intestinale, Maria Carmela De Fazio aveva solo 42 anni. Si è tenuta questa mattina l’udienza preliminare del processo per omicidio colposo a carico dei due medici Vincenzo Casto, 45 anni e Renato Malinconico, 80 anni, entrambi in forza  della clinica privata che, secondo l’accusa, non si accorsero di quello che stava succedendo alla paziente brindisina, per presunta negligenza, o imperizia. Citata in qualità di responsabile civile, con l’avallo del gup Nicola Lariccia,  la casa di cura dove la donna era ricoverata da tempo per problemi legati ad una stato depressivo, “La casa d’oro” di Taviano, in provincia di Lecce. Si sono costituiti parte civile otto persone fra i parenti della 42enne, assistiti dagli avvocati Riccardo Mele e Livia Orlano. Si continua il 25 novembre.

La famiglia della giovane donna che cercava di ritrovare tutta intera la sua voglia di vivere, e che per questo aveva scelto di affidarsi alle cure della clinica privata di Taviano, non sa darsi pace. La tragedia si abbatté nella loro casa mentre Maria Carmela risaliva, lentamente, una china difficile. Stava rinascendo, giorno a giorno. La telefonata che annunciò l’improvviso trasferimento della donna presso l’ospedale di Casarano, dove avrebbe trovato la morte, piombò per questo tanto più dolorosa quanto imprevista e inaspettata.

I sanitari della clinica dissero che la paziente era in condizioni disperate e che difficilmente sarebbe sopravvissuta. Presagio che si rivelò tutt’altro che avventato. Le conclusioni sulla condotta dei medici di Casarano, alle quali il pm è giunto dopo le perizie dei medici legali Roberto Vaglio e Carmine Chiumaurlo, sono le seguenti: “…giungeva in condizioni critiche generali, con diagnosi di addome acuto da occlusione intestinale e dove decedeva durante l'intervento chirurgico di laparotomia esplorativa in paziente con peritonite diffusa da necrosi gangrenosa del colon ascendente, traverso e discendente, per arresto cardiaco provocato da uno shock endotossico”.

Referto impietoso, corredato dalla relazione della prestazione di competenza: “intervento chirurgico eseguito tempestivamente e correttamente dai medici in servizio presso l'unità operativa di chirurgia generale”. I medici di Casarano insomma,tentarono disperatamente di salvarle la vita. Ma era troppo tardi.

Tutt’altro sarebbe stato l’epilogo invece, sempre secondo la procura leccese, se la condotta dei medici in servizio presso la clinica privata fosse stata altra, ragione per cui il pm ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei due sanitari: "per non aver tempestivamente riconosciuto la patologia di occlusione intestinale che richiedeva il ricovero ospedaliero d'urgenza e comunque un approfondimento clinico strumentale, cagionando la morte di De Fazio Maria Carmela ospite di quella struttura residenziale (...) pur avendo visitato Casto la paziente il pomeriggio del nove gennaio 2009 e pur essendo Malinconico informato che la paziente da giorni lamentava dolori all'addome, trascurando la circostanza - a loro nota - che alla De Fazio venivano regolarmente somministrati psicofarmaci (con effetto analgesico intrinseco e quindi idonei a ridurre la sensibilità e la reattività agli stimoli dolorosi)".

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