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Cronaca

“Morte dell’autista di Ecologica, nessuna colpa di medici e infermieri”

Chiusa l'inchiesta, il pm chiede l'archiviazione per i 12 indagati per omicidio colposo: "Infarto acuto, patologia naturale". Escluso anche il nesso con l'attività lavorativa. Il dipendente della società di nettezza urbana si accasciò sull'asfalto del piazzale a fine turno, il 2 luglio 2016: aveva 60 anni, era padre di tre figli

BRINDISI – “Non sono ravvisabili profili di colpa professionale di medici, infermieri e personale del 118: la morte di Cosimo Lagatta può essere ascritta a un infarto acuto, patologia naturale. L’intervento dell’ambulanza venne organizzato per tempo, le cure furono tempestive”.

Gli uffici della procura e del gip a Brindisi

La verità della Procura di Brindisi sulla morte di Cosimo Lagatta, 60 anni, autista della società Ecologica Pugliese, esclude qualsiasi ipotesi riconducibile all’omicidio colposo contestata inizialmente a 12 persone, iscritte nel registro degli indagati contestualmente al conferimento dell’incarico al medico legale per l’autopsia. Per questo il pubblico ministero Simona Rizzo ha chiesto  al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione con conseguente restituzione del fascicolo aperto il giorno dopo la morte, avvenuta il 2 luglio scorso. L’avvocato della famiglia, Daniela d’Amuri, presentò un esposto per accertare alcuni aspetti ritenuti poco chiari. C’era il dubbio che potesse esserci stato un ritardo nei soccorsi, stando ad alcune primissime testimonianze raccolte nell’immediatezza della tragedia. Lagatta si accasciò sull’asfalto del piazzale della sede della società Ecologia che gestiva il servizio di raccolta dei rifiuti a Brindisi. Era dipendente, assunto con mansioni di autista e quella mattina aveva da poco terminato il suo turno iniziato alle 6.

Non ci sono elementi per sostenere l’accusa, stando ai risultati degli esami svolti dalla dottoressa Liliana Innamorato, alla quale il sostituto procuratore aveva chiesto di accertare le cause del decesso, stabilire tempistica delle condotte ed eventuali connessioni tra la morte e l’attività lavorativa svolta da Lagatta. Fu una tragedia, “improvvisa e imprevista”: l’infarto non gli lasciò scampo. Non fu possibile fare altro che constatare il decesso.

“Corretta” è stata, infatti, definita l’assegnazione del codice assegnato al momento della partenza dell’ambulanza del 118, tempestivo l’invio dei mezzi di soccorso, dopo aver esaminato anche le registrazioni delle chiamate: ne arrivarono due, “la seconda medicalizzata”. Corretto anche l’operato del personale intervenuto. Gli accertamenti condotti dagli ispettori dello Spesal hanno anche permesso di escludere profili di rilievo in capo al datore di lavoro e al responsabile della sicurezza perché dalla documentazione acquisita emerge che era stata svota la valutazione dei rischi . Quel che è stato evidenziato, è la mancata sottoposizione alla visita medica periodica di Cosimo Lagatta alla scadenza prevista dal medico competente l’11 marzo 2016. In ogni caso la mansione di autista è stata ritenuta compatibile con le condizioni di salute del dipendente.

La penalista che rappresenta la famiglia ha nominato come perito il cardiologo Antonio Valzano, per gli indagati all’esame autoptico partecipò, tra gli altri, il professore Luigi Strada, medico legale di cui i giornali hanno parlato spesso perché  eseguì l’autopsia sul corpo di Sarah Scazzi, la ragazzina di 15 anni di Avetrana, vittima di omicidio per il quale sono state condannate la cugina Sabrina Misseri e la zia, Cosima Serrano. Per la Procura gli elementi raccolti non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio.

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