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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Fasano

Morte di Lorenzo Necci: il pm chiede due anni e 3 mesi per l'investitore

FASANO - Ultime battute del processo sulla morte di Lorenzo Necci, ex amministratore delegato di Fs travolto il 28 maggio 2006 dall’auto guidata dal fasanese Donato Rodio, 52 anni, unico imputato per omicidio colposo. Nell'udienza celebrata oggi di fronte al giudice monocratico del tribunale di Brindisi Genantonio Chiarelli, sezione distaccata di Fasano, il pubblico ministero di turno ha chiesto la condanna di Rodio a 2 anni e tre mesi, riconoscendo lo stato di incensurato dell'uomo. Personaggio chiave dell’industria statale, dalla chimica alle Fs, dopo Tangentopoli Lorenzo Necci aveva scelto di ritirarsi a vita privata. Un anno prima di morire era stato chiamato all’insegnamento dalla facoltà di Giurisprudenza dell’università salentina, e soggiornava pressoché sistematicamente nell’eremo incantato di masseria San Domenico.

FASANO - Ultime battute del processo sulla morte di Lorenzo Necci, ex amministratore delegato di Fs travolto il 28 maggio 2006 dall’auto guidata dal fasanese Donato Rodio, 52 anni, unico imputato per omicidio colposo. Nell'udienza celebrata oggi di fronte al giudice monocratico del tribunale di Brindisi Genantonio Chiarelli, sezione distaccata di Fasano, il pubblico ministero di turno ha chiesto la condanna di Rodio a 2 anni e tre mesi, riconoscendo lo stato di incensurato dell'uomo. Personaggio chiave dell’industria statale, dalla chimica alle Fs, dopo Tangentopoli Lorenzo Necci aveva scelto di ritirarsi a vita privata. Un anno prima di morire era stato chiamato all’insegnamento dalla facoltà di Giurisprudenza dell’università salentina, e soggiornava pressoché sistematicamente nell’eremo incantato di masseria San Domenico.

L'onorevole Paola Balducci lo accompagnava, quasi sempre, era con lui anche quella domenica mattina, passeggiavano in bici sulla provinciale Fasano-Savelletri. “Avevamo già attraversato l’incrocio – ha raccontato l’onorevole in aula, in qualità di testimone – non prima di assicurarci che l’asfalto fosse sgombro, ma non c’era nessuno. Eravamo già oltre la linea di mezzeria quando un’auto a velocità forsennata ha travolto Lorenzo Necci. L’ho visto con i miei occhi, sbalzare sul parabrezza. Quando gli sono corsa incontro non respirava praticamente più”.

Versione avallata dai tecnici chiamati in causa dal giudice per le indagini preliminari Eva Toscani, che dispose il rinvio a giudizio dell'imputato. Gli ingegneri Luigi Mangialardi e Alfredo Bello, sostennero che il fuoristrada di Rodio (omologato come “autocarro”) viaggiava ad una velocità di 120 chilometri orari, quindi almeno trenta chilometri all’ora oltre i limiti consentiti. Tutt’altra è la versione di Angelo Nocioni, consulente interpellato dall’avvocato Tommaso Barile, difensore dell’imputato. Il perito di parte ha invece sostenuto che la velocità della Range Rover a bordo della quale viaggiava Rodio accanto alla moglie, non superava i 70 chilometri orari. La stessa tesi sostenuta dal primo consulente interpellato dal pm, Sergio Carati, che parlò invece della possibilità di “un concorso di responsabilità” a monte del sinistro. E’ questa l’intricata matassa al vaglio del tribunale.

La decisione del giudice monocratico Genantonio Chiarelli è rinviata a luglio, dopo l'ascolto del collegio difensivo composto dagli avvocati  Angelo Rosato e Tommaso Barile per l'imputato, e gli avvocati di parte civile, la moglie Paola Marconi, la figlia Alessandra (avvocato Rosanna Lania), il figlio Giulio Andrea (avvocato Renato Borzone), il nipotino, figlio di Alessandra (avvocati Vittorio Virga e Cosimo Pagliara). In rappresentanza della onorevole Paola Balducci, compagna di vita di Necci, l’avvocato Fabio Valenti. La Allianz Assicurazioni, parte in causa in qualità di responsabile civile, è rappresentata dagli avvocati Augusto e Domenico Conte.

In attesa dell’epilogo del processo in corso, il pm Milto De Nozza ha aperto un altro fascicolo a carico di un uomo fino a qualche tempo senza volto e senza nome. E’ Giorgio Paolini, 63 anni, di Ceccano (Frosinone), indagato per il furto della valigetta dei documenti di Necci dalla stanza d’albergo a masseria San Domenico, avvenuto subito dopo la morte dell’ex amministratore delegato di Fs. Enigma mai sciolto, ancora oggi, intorno alla misteriosa sparizione di alcuni documenti, dei quali Paolini potrebbe rendere conto da qui a breve nelle aule di giustizia del tribunale brindisino. A conclusione del processo sull'incidente, almeno un fatto è certo, lo ha chiarito il lungo dibattimento alle ultime battute: se tutto da chiarire è il misterioso furto della valigetta, l'incidente in cui Necci perse la vita altro non fu che una tragica fatalità.

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