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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Oria

Morte operaio: "Tradito dal suo lavoro"

ORIA - "Claudio amava il suo lavoro ed è proprio tramite il lavoro che la sua vita è stata falciata. Il lavoro non può essere motivo di morte ". Queste le parole di don Franco Marchese, parroco della chiesa San Domenico di Oria, dove oggi pomeriggio alle ore 16 si sono tenuti i funerali di Claudio Marsella, l'operaio di 29 anni morto martedì 30 ottobre scorso, nel reparto Mof (Movimento Ferroviario) dell'Ilva di Taranto. Tutti i colleghi del giovane operaio erano lì oggi, per dare l'ultimo saluto a Claudio, anche Cosimo Giovinazzo, caporeparto, indagato dalla magistratura per la morte di Marsella (assieme al capo area Antonio Colucci e al direttore dello stabilimento, Adolfo Buffo).

ORIA - "Claudio amava il suo lavoro ed è proprio tramite il lavoro che la sua vita è stata falciata. Il lavoro non può essere motivo di morte ". Queste le parole di don Franco Marchese, parroco della chiesa San Domenico di Oria, dove oggi pomeriggio alle ore 16 si sono tenuti i funerali di Claudio Marsella, l'operaio di 29 anni morto martedì 30 ottobre scorso, nel reparto Mof (Movimento Ferroviario) dell'Ilva di Taranto. Tutti i colleghi del giovane operaio erano lì oggi, per dare l'ultimo saluto a Claudio, anche Cosimo Giovinazzo, caporeparto, indagato dalla magistratura per la morte di Marsella (assieme al capo area Antonio Colucci e al direttore dello stabilimento, Adolfo Buffo).

Centinaia di persone, una città che oggi ha voluto salutare "quel bravo ragazzo". Occhi lucidi. Lacrime fatte di dolore ma anche tanta rabbia. "E' stata una morte annunciata quella di Claudio" - è l'eco di tante voci, le stesse che hanno un nome e cognome, tutti fratelli e colleghi di Claudio Marsella. Giovani lavoratori e padri di famiglia che oggi pensavano che ciò che è successo cinque giorni fa può capitare anche a loro.

Claudio Marsella aveva solo 29 anni. Claudio, locomotorista, era 'uno dei tanti' giovani lavoratori dell'Ilva di Taranto. Claudio oggi, nel giorno del suo funerale, è colui che dà voce, purtroppo attraverso la sua morte, alla lotta di tutti gli operai del reparto Mof. Oggi era presente tutta la squadra del giovane operaio e tanti altri colleghi, operai, sempre, del Mof. C'erano anche capi reparto in pensione. I colleghi erano presenti con uno striscione "Ciao Claudio. I tuoi colleghi". Hanno portato in spalla il feretro del 29enne dall'abitazione in via Marco Pacuvio fino a Piazza Lorch.

"Claudio è un giovane che ha creduto nel suo lavoro - ha detto don Franco Marchese durante l'omelia - . Ha visto una certa sicurezza in quello che faceva. Claudio ha gioito per quel posto di lavoro, come tanti giovani gioiscono nell'avere un lavoro sicuro oggi e in questa società che non assicura un lavoro. Ed è proprio tramite il lavoro che la vita di Claudio è stata falciata. E' come se lui fosse stato tradito da ciò in cui ha invece creduto. Il suo corpo è stato ucciso ma non la sua anima. Quello che è successo ci fa riflettere. Non dobbiamo assolutizzare niente perchè niente può arrivare a toglierti la felicità".

"Il lavoro non può essere motivo di morte - continua il parroco - perchè determinate situazioni si sarebbero potute evitare se ci fosse stata la corresponsabilità di tutti. Ci deve essere un ambiente lavorativo attento, più sicuro. Il posto di lavoro non può strumentalizzare il lavoratore. Nessuno si deve arricchire con il lavoro perchè il lavoro è solo la dimensione dove ognuno realizza al meglio se stesso. Il lavoro deve rispettare la persona umana. Una struttura lavorativa non può arrivare ad uccidere, inquinare e distruggere un territorio".

"Non ci devono essere altri Claudio. Non possiamo accettare che il lavoro alieni l'uomo. L'uomo deve essere inserito in un ambiente lavorativo degno di essere chiamato ambiente umano e che il denaro possa essere il frutto non di un servilismo verso nessuno ma il frutto di un lavoro amato e che promuova la persona e doni speranza ad ogni lavoratore e lavoratrice. Questa dev'essere la nostra preghiera perchè nessuno deve morire per il proprio lavoro".

Claudio Marsella è morto schiacciato nei respingenti dei vagoni mentre stava manualmente agganciando i due mezzi. Una manovra che il 29enne era solito fare perchè era un locomotorista esperto. "Occorre che ciascuno di noi assuma una propria responsabilità - ha concluso don Franco Marchese - per mettere le persone giuste al posto giusto. Persone che hanno una grande passione sociale, persone che hanno una grande voglia di aiutare la gente. Persone che sentono i problemi delle persone nella propria vita. Abbiamo bisogno di persone che hanno grandi ideali, di protagonisti nel bene perchè possano queste cose non accadere più".

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