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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Lo spaccio e la morte di un giovane da poco allontanatosi da una comunità

La drammatica vicenda di un uomo deceduto in un appartamento del rione Paradiso dopo aver assunto cocaina, ricostruita dalla Squadra mobile nell'ambito dell'inchiesta che ieri (14 luglio) è sfociata in 12 arresti. Fra lunedì e martedì gli interrogatori di garanzia

BRINDISI – Morto a causa dell'assunzione di droga in un appartamento al rione Paradiso, poche ore dopo essere uscito da una comunità di recupero per tossicodipendenti. Le ultime ore di vita di un 33enne della provincia di Brindisi sono state ricostruite dai poliziotti della Squadra Mobile di Brindisi al comando del vicequestore Rita Sverdigliozzi, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Dda di Lecce che ieri (giovedì 14 luglio) sono sfociate nell’arresto di 12 persone. Alcune di queste avrebbero ricoperto dei ruoli nel clan “Romano Coffa”, considerato frangia brindisina della Scu. 

La vicenda riguardante la morte del 33enne è la più drammatica dell’inchiesta. La tragedia si consumò nella tarda serata del 6 novembre 2019. Da quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip del tribunale di Lecce, Laura Liguori, il giovane quella mattina lasciò la comunità che lo ospitava, facendosi consegnare la propria somma di denaro, quantificata in 350 euro, e il proprio telefono cellulare. Accompagnato in stazione da un operatore della struttura, raggiunse in treno il capoluogo. Da quanto appurato dagli investigatori, a Brindisi avrebbe incontrato Vito Carbone, uno dei sei indagati ristretti in carcere, che gli avrebbe ceduto “un quantitativo non meglio precisato” di cocaina. Quindi nel tardo pomeriggio, in un supermercato del rione Paradiso, i due si incontrano con una residente del quartiere (non indagata), che sarebbe stata invitata dall’indagato a recarsi presso la sua abitazione, “con il chiaro intento di assumere cocaina”, secondo l’accusa. 

Più tardi lo stesso Carbone e il 33enne vengono accolti in casa della donna, dove avrebbero assunto della cocaina. Ed è qui che si consuma il dramma. Rimasto momentaneamente solo in casa, infatti, il 33enne viene colto da malore. Quando la donna rientra dopo una breve assenza, il giovane è in preda alle convulsioni. Le sue condizioni peggiorano rapidamente. Poco dopo l’arrivo del personale del 118, allertato proprio dalla donna, il malcapitato muore. Condotta in questura dalla polizia, la donna esegue un’individuazione fotografica “conclusasi con il riconoscimento certo di Carbone”.

Ascoltata nei giorni successivi dalla Mobile, la donna ricostruisce “la dinamica degli eventi antecedenti al decesso del 33enne, fornendo ulteriori particolari”. Ma in primis manifesta la propria condizione di disagio “poiché a seguito dei fatti occorsi, nel quartiere si era sparsa la voce che era infame, avendo rivelato il coinvolgimento di Carbone”. “Non ho ricevuto particolari minacce – si legge in uno stralcio di verbale – però ricordo che una sera, un paio di giorni dopo l’accaduto, mentre rientravo presso la mia abitazione, ho udito un uomo che gridava ‘infame, infame”.

Alla luce di tale testimonianza e di ulteriori accertamenti investigativi effettuati tramite intercettazioni ambientali, Carbone deve dunque rispondere del reato di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, in quanto “cedendo sostanza stupefacente del tipo cocaina – si legge nel capo di imputazione – all'uomo da poco allontanatosi dalla comunità di recupero per tossico-dipendenti e che provvedeva nell’immediatezza a farne uso, ne cagionava, quale conseguenza non voluta, il decesso”. 

Difeso dagli avvocati Daniela D’Amuri e Paolo Valzano, Carbone lunedì prossimo, 18 luglio, si presenterà davanti al gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia. Quello stesso giorno saranno ascoltati anche gli altri cinque indagati condotti in carcere. Si tratta di Gianluca Volpe, difeso da Cinzia Cavallo, Morris Cervellera, difeso da Gianvito Lillo, Alessio Romano, difeso sempre da Cinzia Cavallo, Sergio Guarnaccia e Nicolò Iaia, difesi entrambi da Giampiero Iaia. Martedì, invece, si svolgeranno gli interrogatori di altrettanti indagati sottoposti alla misura dei domiciliari, ossia: Salvatore Del Monte, difeso da Laura Beltrami; Nyuma Lazzaro, difesa da Daniela D’Amuri; Pietro Parisi, difeso da Giampiero Iaia; Giovanni Quinto, difeso da Giacomo Serio; Luca Trane, difeso da Cinzia Cavallo; Quintino Trane. Complessivamente sono 37 gli indagati. Al centro dell’inchiesta vi sono presunte richieste estorsive ai danni di titolari di bar e pizzerie, presunti episodi di spaccio ed esplosioni di colpi di arma da fuoco. 

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