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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Morvillo, nessun aiuto alla sesta ferita

TUTURANO - Si chiama Anna Canoci, ha perso quasi completamente l’udito, ed è indiscutibile che le istituzioni non si siano curate di lei come è accaduto per le cinque studentesse mesagnesi della Morvillo Falcone sulle cui condizioni di salute si sono scritti fiumi di parole. Brindisireport.it, però, non ha mai dimenticato che quell’orribile 19 maggio con Melissa, Sabrina, Selena, Veronica, Vanessa e Azzurra c’era anche lei, 18 anni, l’unica ad essere nelle condizioni di incontrare e scambiare due parole con il ministro Andrea Riccardi che il 4 giugno scorso fece visita ai ragazzi brindisini nella sala conferenze dell’Itis Giorgi.

TUTURANO - Si chiama Anna Canoci, ha perso quasi completamente l’udito, ed è indiscutibile che le istituzioni non si siano curate di lei come è accaduto per le cinque studentesse mesagnesi della Morvillo Falcone sulle cui condizioni di salute si sono scritti fiumi di parole. Brindisireport.it, però, non ha mai dimenticato che quell’orribile 19 maggio con Melissa, Sabrina, Selena, Veronica, Vanessa e Azzurra c’era anche lei, 18 anni, l’unica ad essere nelle condizioni di incontrare e scambiare due parole con il ministro Andrea Riccardi che il 4 giugno scorso fece visita ai ragazzi brindisini nella sala conferenze dell’Itis Giorgi.

Anna, con il suo sguardo fiero e un cerotto sulla guancia, lo guardò dritto negli occhi il ministro, che dinanzi al suo meraviglioso volto sfregiato non riuscì a trattenere l’emozione. Un istante di silenzio, con l’imbarazzo che pure un alto rappresentante delle istituzioni non può celare dinanzi all’immensità di una tragedia come quella di Brindisi. Anna Canoci non è stata considerata come le altre.

L’ultima volta che Brindisireport.it ne ha scritto, pubblicando proprio l’immagine scattata al “Giorgi” insieme al ministro per la Cooperazione internazionale, l’integrazione e la gioventù, era il 16 giugno scorso. Aveva ricevuto i risultati degli esami otorinolaringoiatrici da cui risultava un abbassamento totale dell’udito a un orecchio e parziale all’altro. Stava meglio, allora, ma si temevano conseguenze permanenti.

Oggi il suo avvocato, Gianvito Lillo, fa sapere che la famiglia ha bisogno di supporto, perché non è in grado di sostenere le spese per le cure delicate che servono alla diciottenne. Il legale scritto una lettera indirizzando le proprie richieste di chiarimento e di intervento al presidente della Regione Puglia e ai sindaci di Brindisi e Mesagne. Anna, come le sue compagne, stava varcando il cancello della scuola Morvillo Falcone, esattamente due mesi fa, alle 7.42 in punto, quando scoppiarono le tre bombole di gas posizionate all’interno di un recipiente per i rifiuti, portato sul posto a quanto pare da Giovanni Vantaggiato, l’imprenditore reo confesso della strage che è ora in carcere.

I residui della deflagrazione furono rinvenuti perfino sul lato opposto della strada, all’angolo fra via Palmiro Togliatti e via San Giovanni Bosco. Frenetici quegli istanti in cui le ambulanze raggiunsero il luogo e i soccorritori cercarono di prestare le prime cure alle ferite per poi svettare a tutta velocità verso il vicino ospedale Perrino. Le sirene squarciarono un silenzio che riecheggiava ancora dei boati.

Boati che scossero i muri e fecero tremare i vetri e le saracinesche che, in un sabato assolato di primavera, erano ancora abbassate. Poi ci sono state le indagini, condotte dagli investigatori in silenzio e giunte a un punto di svolta nella notte tra il 6 e il 7 giugno. Si sono susseguite le manifestazioni ufficiali, le staffette per giungere in soccorso delle sopravvissute, le cui ustioni richiedono un programma di cure articolato e costosissimo.

La Regione Puglia ha destinato, attraverso il Comune di Mesagne, alla famiglia di Melissa Bassi, l’unica vittima, e alle cinque concittadine sopravvissute un contributo pari a 200mila euro da dividere sulla base della gravità delle lesioni riportate. E Anna? Ha bisogno di sostegno come le altre, lei che ha origini umili. Ne avrebbe diritto comunque, a prescindere da quanto guadagnano i suoi. Non tutti l’hanno dimenticata. Solo chi doveva realmente occuparsi di lei che spera, un giorno, di tornare ad ascoltare il rumore che fa la vita e dimenticare quel fragore che continua a tuonarle dentro.

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