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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Brindisi, gli Spagnoli e le loro famiglie: una mostra a Santa Teresa

Nell'ambito delle Giornate Europee del Patrimonio è stata presentata sabato sera nella Chiesa di Santa Teresa dei Carmelitani Scalzi, con una visita guidata, una mostra di preziosi documenti inediti riferiti alla presenza degli Spagnoli in città

BRINDISI - Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio è stata presentata sabato sera nella Chiesa di Santa Teresa dei Carmelitani Scalzi, con una visita guidata, una mostra di preziosi documenti inediti riferiti alla presenza degli Spagnoli in città. La mostra dal titolo “Labor omnia vincit. Le famiglie spagnole a Brindisi dal XVI al XIX secolo. I Titi” è stata curata dal museo diocesano “Giovanni Tarantini” e dalla biblioteca pubblica arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi.

La direttrice Katiuscia Di Rocco nel corso della visita guidata-2

A presentare i diversi documenti esposti, la direttrice della biblioteca “A. De Leo”, la dottoressa Katiuscia Di Rocco. “L’idea era di non pensare sempre a Brindisi nella romanità e nel medioevo, ma di riscoprire in realtà, questa città legata ad altri secoli che vanno dal Cinquecento all’Ottocento”, spiega la direttrice che ricorda poi l’arrivo a Brindisi, città di mare, di porto, degli Spagnoli e come ognuno di noi abbia dentro di sé una gran parte di sangue spagnolo.

Il libro di bordo del brick schooner L' Angioletto-2

“Gli Spagnoli vengono a Brindisi nel 1500, quando Carlo V decide, e decide lui personalmente, che questa città, insieme a Gaeta, era una delle due chiavi del suo regno. Il regno di Carlo V era infinito, era immenso”, prosegue la direttrice, “Per cui decide che nove diocesi pugliesi, tra le quali Brindisi, dovevano essere di nomina regia, cioè il vescovo e l’arcivescovo non erano nominati dal Papa ma direttamente dal sovrano”.

Teo Titi-3

La direttrice ricorda poi che gli Spagnoli non amavano venire a Brindisi perché la città era malsana, bisognava bonificarla, era lontana, e per raggiungerla le distanze erano infinite. E prosegue ricordando che nel Settecento i soldati spagnoli erano ben amalgamati con la popolazione, e che scelsero di non accettare di passare sotto il sovrano austriaco-tedesco preferendo rimanere a Brindisi, sgomberando la fortezza alfonsina e trasferendosi nel quartiere spagnolo.

L'Angioletto-2

Tra i documenti esposti in mostra i libri di battesimo del Cinquecento attestanti i bambini nati da soldati spagnoli. “Abbiamo i libri di battesimo di Brindisi dal 1472 fino ai giorni nostri e sono conservati in biblioteca”, afferma la Di Rocco, “attraverso quei documenti voi riuscite a risalire all’albero genealogico, ed è quello che abbiamo fatto attraverso la famiglia Titi”. All'epoca la guarnigione spagnola viveva nel complesso di Forte a Mare.

Uno dei documenti esposti in mostra-2

La famiglia Titi ha donato otto anni fa alla biblioteca “De Leo” alcuni documenti antichi privati riferiti al periodo che va dall’Ottocento in poi. Tra le varie carte vi era un libro che rappresenta un “unicum”: il Libro di bordo della prima nave della famiglia Titi, un brick schooner chiamato “L’Angioletto”. Il prezioso libro di bordo è datato 1858 ed è stato concesso in mostra dalla famiglia Titi in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio.

La Chiesa di Santa Teresa dei Carmelitani Scalzi-2Il Libro di bordo de “L’Angioletto”, racconta i traffici partiti da Brindisi e arrivati ovunque. Era un Brick Schooner che trasportava le merci di Giuseppe Nervegna e che fu acquistato da Teodoro Titi. Il Libro di bordo racconta i viaggi di questa nave nel periodo che va dal 1858 al 1863. “È una nave che ha viaggiato esattamente durante l’Unità d’Italia”, evidenzia ancora la direttrice della biblioteca.

Una foto di Teodoro e Nicola Titi-2“La mia famiglia, quelli che sono venuti prima di me, mio padre, mio nonno, i miei bisnonni, hanno fatto tanto per Brindisi”, afferma Teodoro Titi, “e quindi cerco di mantenere dentro di me questa unione con il passato”. L’agente marittimo ricorda quindi la figura di suo nonno, Teodoro Titi. “Mio nonno è stato primo presidente del Consorzio del porto di Brindisi. Nei miei uffici ancora abbiamo le prime idee progettuali del piano regolatore del porto”. Teodoro Titi prosegue affermando: “Mio nonno ha costruito le prime banchine e quello che abbiamo oggi è ancora frutto di quelle idee e di quel lavoro”.

Esposti in mostra anche gli atti per la causa tra il capitolo e la gente di guerra del castello di Brindisi beneficiali del legato (1667), la donazione di Luigi Ferrejra, maestro di campo (1771) e  il testamento di Lorenzo Carigli de Melo, castellano del forte dell’isola di Brindisi (1592).  Da ricordare che la ricerca sulle origini spagnole della famiglia Titi, Titos il cognome originale dell’epoca, fa da prefazione alla stampa anastatica del libro di bordo de L’Angioletto, pubblicata nel 2007 con una relazione sul restauro delllo stesso registro, in occasione dei 160 anni dell’agenzia marittima Titi (1948-2008), tutto a cura di Katiuscia Di Rocco.

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