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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ostuni

Narcotizzò e strangolò il marito violento. Arrestata a Villanova

VILLANOVA (Ostuni) – Un omicidio con i tratti di una tragedia greca, quello di cui fu protagonista Rosalba Bongallino, oggi 45enne, arrestata a Villanova di Ostuni quest’oggi dai carabinieri di Bari, che la cercavano dal 2007, cioè da quando era divenuta definitiva una condanna a 13 anni per omicidio, quello del marito Beniamino De Meo, 36enne camionista di Adelfia che per 18 anni aveva oppresso la moglie, e poi anche le figlie, con comportamenti violenti e vessatori. La Bongallino, originaria di Sannicandro di Bari, è stata rintracciata in una abitazione di via Petrolla nella borgata marina di Ostuni, che occupava da qualche tempo.

VILLANOVA (Ostuni) – Un omicidio con i tratti di una tragedia greca, quello di cui fu protagonista Rosalba Bongallino, oggi 45enne, arrestata a Villanova di Ostuni stamani dai carabinieri di Bari, che la cercavano dal 2007, cioè da quando era divenuta definitiva una condanna a 13 anni per omicidio, quello del marito Beniamino De Meo, 36enne camionista di Adelfia che per 18 anni aveva oppresso la moglie, e poi anche le figlie, con comportamenti violenti e vessatori. La Bongallino, originaria di Sannicandro di Bari, è stata rintracciata  in una abitazione di via Petrolla nella borgata marina di Ostuni, che occupava da qualche tempo.

Quasi un anno dopo, crollava al termine di un lungo interrogatorio disse agli inquirenti che non era affatto pentita. Aveva ucciso il marito con l’aiuto della figlia più grande e della madre. Un piano semplice, che prevedeva prima di ogni altra cosa l’eliminazione di ogni capacità di difesa dell’uomo, che era alto un metro e 85 e pesava un quintale. Quando, la sera del 29 luglio 2008 il marito (e padre) padrone rientrò a casa, trovò per cena un polpettone. Nella carne Rosalba Bongallino aveva mescolato una potente dose di Tavor. L’uomo di addormentò profondamente poco dopo e fu alla mercé dei suoi familiari e del loro odio ormai insanabile. Rosalba Bongallino passò un cappio attorno al collo del marito oramai inoffensivo, e con l’aiuto della ragazza tirò sino a soffocarlo.

Il piano prevedeva anche che il corpo fosse portato via in auto nottetempo, ma l’operazione sul momento non riuscì malgrado l’aiuto (come si scoprì nella primavera successiva) del fidanzato della figlia di Beniamino De Meo. Il cadavere fu provvisoriamente sistemato in garage. Poi, la mattina dopo, Rosalba Bongallino commise un errore fatale: telefonò alla madre e alla figlia per andare insieme alla stazione carabinieri di Adelfia e denunciare la scomparsa del camionista, ma per fare ciò utilizzò il cellulare del marito. E gli investigatori, per le ricerche, una delle prime cose che fecero fu quella di verificare i tabulati delle chiamate di De Meo.

Dopo la denuncia, il copro del camionista fu finalmente trascinato a bordo di una Fiat Uno, su cui presero posto la Bongallino e la madre, che nell’operazione erano state aiutate dal fidanzato della figlia più grande della vittima. Dietro, un’altra vettura guidata da una vicina di casa, che portava la ragazza e la sorella minore. Dopo 13 chilometri, le due vetture si fermarono davanti ad una casolare nelle campagne di Acquaviva delle Fonti, un deposito di attrezzi agricoli. Qui sul cadavere fu cosparsa benzina. Poi fu appiccato il fuoco. I resti carbonizzati e dilaniati dai cani randagi, furono trovato il 7 agosto.

Aveva troppa paura del marito, non riusciva perciò a pensare di poterlo lasciare e liberarsene così. Allora, raccontò Rosalba Bongallino ai carabinieri della compagnia di Triggiano dopo l’arresto, “decisi dopo 18 anni di violenze di ucciderlo”. Ora la giustizia ha presentato a questa donna il conto definitivo.

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