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Cronaca San Pietro Vernotico

Il giro di droga a Cerignola e lo smistamento nel Brindisino: il ruolo dei sampietrani

E' scattata l'operazione "Cocktail", con 24 misure cautelari eseguite nella mattinata del 16 marzo da Carabinieri e Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari. Sequestri di beni per oltre 5 milioni di euro

SAN PIETRO VERNOTICO - Ci sono anche tre sampietrani coinvolti nell'operazione ‘Cocktail’, disposta e coordinata dalla Dda di Bari, che ha smantellato un'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione e armi. Sono 24 le misure cautelari eseguite nella mattinata di oggi, giovedì 16 marzo, da carabinieri e Guardia di finanza. Eseguiti anche sequestri di beni per un valore di oltre 5 milioni di euro.

Degli arrestati 22 sono finiti in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 sottoposto a interdittiva. Sono prevalentemente di Cerignola, ma vi sono anche un albanese residente in quel comune, come già accennato tre di San Pietro Vernotico, si tratta di Cosimo Candita 57 anni, Massimiliano De Marco 52 anni, e Daniele Leuzzi di 49 anni ed altri, tra cui un noto pregiudicato di Terlizzi (Ba).

Tutti sono indagati a vario titolo principalmente di associazione dedita al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti (cocaina, marjuana e hashish), detenzione e porto in luogo pubblico di armi da sparo, sia comuni che da guerra, anche clandestine, estorsione, ricettazione e tentato omicidio aggravato. 

Massimiliano De Marco è accusato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio e ricettazione. Candita e Leuzzi di spaccio in concorso.

Scorrendo i 59 capi di imputazione contestati a vario titolo agli indagati, si evincono le presunte responsabilità dei sampietrani coinvolti. Il solo De Marco sarebbe stato un partecipante al presunto sodalizo. Il suo ruolo, quello di "stabile acquirente" della droga per la provincia di Brindisi. Poi, si legge nell'ordinanza, lo stesso De Marco avrebbe detenuto "per evidenti finalità di spaccio" quattro chili di marijuana. Ai tre sampietrani insieme viene contestato di avere detenuto e venduto a ignoti acquirenti cocaina, hashish e marijuana, droga acquistata al prezzo di almeno 40 mila euro. Infine, al solo De Marco, viene contestato anche il reato di ricettazione, relativo a una Fiat 500 provento di furto.

Su FoggiaToday i nomi di tutte le persone arrestate

L’attività investigativa condotta dalla Compagnia dei carabinieri di Cerignola - con la direzione e il coordinamento della Dda di Bari, in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia (che ha applicato all’indagine un suo magistrato) - è partita dalle indagini precedentemente svolte nell’ambito della ben nota operazione antimafia denominata ‘Decima azione’ contro le tre batterie della ‘Società foggiana”’ svolta dal Nucleo Investigativo carabinieri di Foggia e della Squadra Mobile di Foggia.

L’odierno procedimento costituisce ‘una costola’ di quell’indagine, nella parte in cui ha rivelato il ruolo egemone di soggetti cerignolani nel traffico di sostanze stupefacenti ed i collegamenti sia con la criminalità organizzata foggiana che con quella di altri contesti territoriali. Le investigazioni affidate ai carabinieri di Cerignola si sono sviluppate con numerose attività tecniche, più di 50, tra intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, ma anche attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento, sia diretta - con servizi su strada da parte di personale operante in abiti borghesi - che attraverso l’ausilio di strumentazioni tecniche all’avanguardia, come videocamere e sistemi Gps.

In sintesi, la complessa attività investigativa avrebbe consentito di documentare tre distinte, ma contigue associazioni dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti con base operativa e logistica a Cerignola ed in rapporti di affari tra loro; indagare per tentato omicidio uno dei presunti autori di una violentissima aggressione personale nei confronti di un soggetto cerignolano, a seguito di una lite scaturita per futili motivi di circolazione stradale.

La vittima all’epoca riportò gravi ferite, ma non denunciò gli autori, probabilmente per il timore di ulteriori ritorsioni; arrestare un catturando attinto da fermo, perché indiziato di tentato omicidio ai danni di un cittadino ghanese, avvenuto nel 2017, a Policoro, un’aggressione dettata da motivi di gelosia. Ancora, ha permesso di far emergere un’attività estorsiva nei confronti di un commerciante di carburanti, non denunciata; accertare reati predatori in riferimento ai quali un appartenente all’Arma dei carabinieri, oggi destinatario della misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, avrebbe rivelato notizie sullo stato delle indagini, ricevendo in cambio 1.500 euro; sventare l’assalto a un caveau della società Loomis International Ag, con sede in Svizzera, a Chiasso, dando luogo alle due operazioni denominate “Ocean eleven” e “Ocean Twelve”, che portarono poi alla cattura di tutti gli autori - ben 18 persone - del tentato furto aggravato.

I 18 soggetti furono attinti da mandato di arresto europeo, 5 dei quali furono arrestati in flagranza in Svizzera dalla polizia cantonale e 4 ad Abbiategrasso nella quasi flagranza. Il clamoroso furto fu sventato proprio grazie alle informazioni che i carabinieri avevano acquisito durante l’investigazione e che furono tempestivamente fornite alla polizia cantonale. A riscontro delle indagini, i carabinieri della Compagnia di Cerignola hanno arrestato in flagranza di reato per spaccio 6 persone; sequestrato sostanze stupefacenti (hashish, cocaina e marijuana) per oltre 23 kg, sequestrato la somma contante di 1.200.000 euro circa; sequestrato 3 pistole, di cui 2 clandestine, 3 fucili cal. 12 e circa duecento munizioni di vario tipo e calibro; recuperato 8 Jeep Renegade e 3 Fiat 500 X rubate a Melfi; rinvenuto, durante una perquisizione, in una cassaforte murata - nella disponibilità di uno dei soggetti indagati - una pistola e oltre 400.000 euro. L’indagato era stato, pertanto, arrestato in flagranza per la detenzione illegale dell’arma.

I conseguenti accertamenti bancari hanno permesso di verificare la presenza sul suo conto corrente anche di ulteriori 700.000 euro di presunta provenienza illecita. Le indagini si sono successivamente intersecate con altre investigazioni svolte dallo Scico e dal Gico della guardia di finanza, che hanno consentito di acquisire rilevanti elementi di presunta colpevolezza nei confronti dei medesimi indagati. I reparti sono stati, altresì, delegati a effettuare articolati accertamenti patrimoniali nei confronti di 7 soggetti oggi attinti da misura cautelare personale.

Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno proceduto ad acquisire - con riferimento al periodo oggetto d’indagine - copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo gli interi nuclei familiari dei soggetti investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, dunque, di circostanziati approfondimenti investigativi che avrebbero fatto emergere una ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità degli indagati.

Quindi, il competente gip del Tribunale di Bari – condividendo la proposta avanzata dall’autorità giudiziaria inquirente, basata sul compendio indiziario acquisito dalla Guardia di Finanza (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) - ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca “allargata”, nei confronti degli indagati, avente per oggetto disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, quote societarie e compendi aziendali, per un valore di oltre 5 milioni di euro.

Articolo aggiornato alle 14:45 (capi di imputazione)

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