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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Naufragio, le autopsie: annegamento

BRINDISI – Tre morti per annegamento, il più giovane, di nazionalità afghana, aveva circa 15 anni. I più “vecchi”, un altro afghano ed un iraniano, avevano 22 e 23 anni, non ce l’hanno fatta a superare la furia del mare forza 5 di quel maledetto sabato pomeriggio scorso, sono affogati anche loro, dopo essere caduti in acqua sotto costa nei pressi della baia della Mezzaluna. A stabilirlo con esattezza, l’autopsia eseguita dal medico legale Antonio Carusi dopo un pomeriggio intero passato ad esaminare quei corpi che fino a sabato speravano di raggiungere una nuova vita, ma le cui aspirazioni si sono infrante sugli scogli di quello che doveva essere un mondo migliore, al riparo della morte con cui hanno convissuto a stretto contatto, nei loro territori sin dalla loro nascita.

BRINDISI – Tre morti per annegamento, il più giovane, di nazionalità afghana, aveva circa 15 anni. I più “vecchi”, un altro afghano ed un iraniano, avevano 22 e 23 anni, non ce l’hanno fatta a superare la furia del mare forza 5 di quel maledetto sabato pomeriggio scorso, sono affogati anche loro, dopo essere caduti in acqua sotto costa nei pressi della baia della Mezzaluna. A stabilirlo con esattezza, l’autopsia eseguita dal medico legale Antonio Carusi dopo un pomeriggio intero passato ad esaminare quei corpi che fino a sabato speravano di raggiungere una nuova vita, ma le cui aspirazioni si sono infrante sugli scogli di quello che doveva essere un mondo migliore, al riparo della morte con cui hanno convissuto a stretto contatto, nei loro territori sin dalla loro nascita.

Uno dei cadaveri presentava lievi ferite al capo, causato da qualche urto contro gli scogli cuasato dalla forte risacca. Di minori sulla “Gloria” – il nome dell’imbarcazione che paradossalmente suona più come uno scherzo del destino cinico e baro, piuttosto che il  preludio di un successo di cui andar fieri – ce n’erano 25, di età compresa tra i 12 ed i 17 anni, il ventiseiesimo non ce l’ha fatta a toccare la terra ferma e magari dileguarsi come hanno fatto quella ventina di persone che mancano all’appello.

L’autopsia sgombra il campo anche da un’altra ipotesi che si era diffusa nelle ore successive al ritrovamento del terzo corpo domenica a mezzogiorno. Quella che l’ultimo cadavere potesse appartenere ad uno dei presunti scafisti, dal momento che sarebbero stati riscontrati nelle concitate fasi del recupero due particolari: carnagione ed occhi chiari che avrebbero fatto pensare ad una persona di nazionalità europea.

Particolari smentiti dalla perizia autoptica: nessuna delle vittima aveva occhi chiari – la nazionalità accertata d’altronde lo attesta -, quanto alla colorazione dell’epidermide, a renderla differente rispetto al normale è stata la durata della permanenza in acqua. Ma è anche vero che gli iraniani sono di ceppo indoeuropeo come noi, e quindi somaticamente diversi dagli arabi. Le indagini avviate dalla magistratura, sotto la supervisione del procuratore capo Marco Dinapoli, proseguono, nel fascicolo d’inchiesta aperto ci sono i reati di naufragio colposo e traffico di clandestini.

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