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Cronaca Ostuni

Nella provetta l’urina dell’amica, per risultare “negativa”

OSTUNI - Nonostante notoriamente e costantemente dedita all’assunzione di droghe, negli ultimi tempi era sempre risultata negativa ai narcotest chimici, eseguiti presso i laboratori Asl sui liquidi forniti ai sanitari del Sert (e prelevati in presenza di questi ultimi). P. L. (39 anni, ostunese) lo stratagemma illegale per confondere le acque lo aveva effettivamente studiato con ingegno. A seguito di quanto emerso, è stata così deferita in stato di libertà e affidata in prova si Servizi sociali.

OSTUNI - Nonostante notoriamente e costantemente dedita all’assunzione di droghe, negli ultimi tempi era sempre risultata negativa ai narcotest chimici, eseguiti presso i laboratori Asl sui liquidi forniti ai sanitari del Sert (e prelevati in presenza di questi ultimi). P. L. (39 anni, ostunese) lo stratagemma illegale per confondere le acque lo aveva effettivamente studiato con ingegno. A seguito di quanto emerso, è stata così deferita in stato di libertà e affidata in prova si Servizi sociali.

I fatti. Per risultare “negativa” ai controlli periodici presso il Sert, la trentanovenne ostunese aveva escogitato un sistema che le consentiva di inserire nella provetta l’urina altrui, mediante un tubicino collegato a un deflussore (del tipo generalmente usato per l’inoculazione di flebo) nascosto sotto i propri indumenti. Circuito attraverso il quale far scivolare nel contenitore il liquido “estraneo”: Circostanza che in più di una circostanza le avrebbe consentito di raggirare il Tribunale di sorveglianza, risultando “pulita” al drug test.

Per scoprire il trucco c’è voluto l’intervento dei poliziotti. Che la giovane in questione facesse uso di droga gli agenti lo avevano invece appurato anche di recente, sorprendendola ad assumere sostanze stupefacenti durante un recente blitz che aveva portato alla cattura del suo compagno, F. F. (46 anni, anch’egli ostunese).

Tossicodipendente, ma non per urine. Evidente lo stupore dei poliziotti, che di fronte ai risultati, falsi e fuorvianti, destinati ad emergere, a più riprese, dalle analisi, hanno inteso vederci chiaro. Da qui una opportuna attività di indagine che in breve tempo ha portato a chiarire il mistero, svelando il giochetto: sporco e rischioso. Già, perché la donna, cosa che evidentemente non poteva apparire dalle “urine taroccate”, è al settimo mese di gravidanza. A margine dell’attività investigativa, il personale del Commissariato di Pubblica sicurezza della Città bianca, coordinato dal Dirigente Francesco Angiuli, ha eseguito una perquisizione presso il Sert che ha consentito di smascherare la donna, scoperchiando il marchingegno utilizzato per eludere i controlli e Falsare le analisi.

La prova del nove? Nell’immediatezza, i tecnici del Sert hanno eseguito l’analisi delle urine rinvenute all’interno dell’artifizio che P. L. aveva sotto il suo braccio sinistro al momento della perquisizione; tale analisi, è risultata negativa. Allorché alla giovane è stato chiesto dai Sanitari del Sert di fornire le proprie urine, la medesima si è rifiutata, allontanandosi rapidamente adducendo scuse banali.

Ragione per la quale gli inquirenti presumono, ragionevolmente, che la stessa, nel corso delle pregresse circostanze, abbia ripetutamente utilizzato il medesimo stratagemma, inducendo in errore gli operatori del Sert. Ovviamente i relativi esiti falsati, sarebbero stati inviati all’Autorità giudiziaria competente in materia di Sorveglianza. La donna, vistasi scoperta, ha confermato al personale di polizia di aver eseguito tale  raggiro affinché i suoi esami delle urine risultassero “negativi”. Scontato il deferimento in stato di libertà e l’affidamento in prova ai Servizi sociali.

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