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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Nelle intercettazioni del boss la strategia del terrore

BRINDISI - “Tutti sono così… solo che la strategia del terrore, per farla… non ci vuole niente a farla, pure zitto, indolore! Non ci vuole niente a farla, niente! Non c’è bisogno di fare le cose alla luce del sole, te l’ho detto… le puoi fare nell’ombra… ma ci vogliono persone che facciano queste cose! Persone che devono camminare la notte!”. Sono le parole di Daniele Vicentino, captate in una delle intercettazione ambientale. E’ il maggio 2008. I Ros di Lecce sono riusciti, approfittando di un momento di assenza del boss, a piazzargli una cimice nientemeno che in casa.

BRINDISI - “Tutti sono così… solo che la strategia del terrore, per farla… non ci vuole niente a farla, pure zitto, indolore! Non ci vuole niente a farla, niente! Non c’è bisogno di fare le cose alla luce del sole, te l’ho detto… le puoi fare nell’ombra… ma ci vogliono persone che facciano queste cose! Persone che devono camminare la notte!”. Sono le parole di Daniele Vicentino, captate in una delle intercettazione ambientale. E’ il maggio 2008. I Ros di Lecce sono riusciti, approfittando di un momento di assenza del boss, a piazzargli una cimice nientemeno che in casa.

Sarà, insieme alle testimonianze dei pentiti, la svolta determinante per l’esito delle indagini. Le intercettazioni che daranno solidità all’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, determinando la scelta del gip Ercole Aprile di sottoscrivere la richiesta di custodia cautelare del procuratore capo Cataldo Motta e del pubblico ministero Alberto Santacatterina.

Le parole di Devicienti, che agisce con la determinazione e la supremazia del capo, sono quelle che tradiscono più di altre le logiche mafiose che suggellano il sodalizio criminale. “La strategia del terrore, ti ho detto.. viene fatta quando ci sono persone che si muovono… quando succede una cosa… eee… come ti devo dire… e devono pensare… che sei stato tu, capito? Ma non lo devono sapere!”.

La matrice mafiosa del gruppo, secondo gli inquirenti, è da qui che si evince, modulata su un crescendo da manuale: esercizio della violenza, fama intimidatoria che ne promana, e potere. Quello che non abbisogna più né di armi né di minacce, perché è insito della reputazione stessa di chi lo esercita. E’ lo stadio della maturità delle mafie, a tutte le latitudini, quello in cui l’Antistato ha soverchiato e sostituito il potere della Legge e dello Stato. Una condizione di “disagio” tale, a danno delle vittime, da indurre le stesse a non rivolgersi più “alla questura per… denunciare”, ma a loro stessi, per chiedere e ottenere protezione, in modo da “tenere il paese bello tranquillo”. La pax limacciosa che regna laddove la mafia impera. La quiete paralizzante del terrore.

E’ il clima nel quale tutti sono tenuti ad eseguire, ed eseguono, gli ordini. I commercianti e gli imprenditori pagano il pizzo. I potenziali concorrenti, rispettano gerarchie e confini: “Vai e digli ha detto Daniele che hai due giorni di tempo per portargli i soldi”, dice il solito Vicentino a uno dei suoi “ragazzi”, al quale affida il compito di prelevare una tangente, precisando: “Giusto che si prenda paura! Non è che possiamo… uno scemo di quello! Hai capito che ti voglio dire? Tanto quello poi si caca nelle mutande! Vai dai cristiano, e vatti ad aggiustare! Hai capito? Subito, mo! Fra tre giorni, se il cristiano non ci da la risposta, veniamo e ti “liccamu”! giusto che si prenda paura, hai capito?”.

L’ulteriore avvertimento, sempre del capo, è per i rivali: “Digli di non far mettere piede a nessuno là su quel paese! Niente, tutti alla larga!”.

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