rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ostuni

Neonato morto: la perizia scagiona i medici

OSTUNI – “Si è trattato di una morte improvvisa, senza un chiaro segno o evento premonitore”. La consulenza tecnica medico legale sulle cause del decesso di un feto nato morto lo scorso settembre nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Ostuni sembra sollevi da ogni responsabilità il personale medico.

OSTUNI – “Si è trattato di una morte improvvisa, senza un chiaro segno o evento premonitore”. La consulenza tecnica medico legale sulle cause del decesso di un feto nato morto lo scorso settembre nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Ostuni sembra sollevi da ogni responsabilità il personale medico e paramedico che assistette la partoriente, una signora di Fasano coniugata con un fasanese, prima e durante il parto.

Sulla base di quanto appurato dai medici legali (Pantaleo Greco, Ermenegildo Colosimo e Antonio Carusi), ai quali il pm del tribunale di Brindisi, Giuseppe De Nozza, ha conferito l’incarico per l’esame necroscopico, l’aborto sarebbe dovuto a “un’inserzione velamentosa del cordone ombelicale”: un evento che non poteva essere anticipatamente diagnosticato.

Sono 19 le persone indagate, fra le quali 5 ginecologi, 10 infermieri e 4 ausiliari del nosocomio ostunese. Alcune di esse sono difese dall’avvocato Gianvito Lillo. Nel conferimento della perizia tecnica, il magistrato aveva chiesto al collegio dei consulenti di chiarire se il decesso del feto fosse riconducibile alla “condotta di cura” del personale sanitario e parasanitario che seguì la puerpera nella fase precedente e successiva al ricovero del 2 settembre del 2013.

“Durante il ricovero – si legge nella consulenza tecnica consegnata al pm – una volta valutata una normale crescita e normale quantità di liquido amniotico, la signora fu sottoposta ad una serie di registrazioni cardiotocografiche, con tutti i tracciati, fino a quello del 6 settembre, che soddisfacevano i criteri di normalità”. E, il 6 settembre, la donna venne sottoposta a un intervento chirurgico di taglio cesareo.

Un parto, purtroppo, con un tragico epilogo. La coppia presentò subito un esposto ai carabinieri, chiedendo di accertare le cause della triste vicenda. Il 16 settembre, in presenza anche dei consulenti di parte, venne eseguita l’ispezione cadaverica. Dagli elementi emersi nel corso di tale esame, ma anche dall’analisi della documentazione sanitaria agli atti, risulta che la gravidanza ha seguito un corso regolare.

Il decesso è quindi dovuto a “un quadro anossico ischemico da inserzione velamentosa del cordone ombelicale e parziale trombizzazione dei vasi decorrenti sulle membrane libere”. Fino al momento del travaglio, “il feto – scrivono i medici legali – era stato regolarmente nutrito e ossigenato, come dimostrano i parametri di sviluppo, dai rilievi biometrici, ponderali e morfologici fetali, coerente con l’epoca gestazionale”.

Solo l’ultima registrazione cardiotocografica alla quale la gestante era stata sottoposta aveva presentato un episodio classificato come tracciato sospetto o non rassicurante, che comunque “si associa molto raramente con una compromissione del feto”. Per questo, i consulenti non hanno riscontrato “elementi di particolare rilievo clinico, correlabili con l’esito conclusivo della gravidanza”. “Si è trattato – concludono gli stessi – di una morte intra-uterina improvvisa fuori travaglio, inaspettata”. La valutazione definitiva spetta, ovviamente, al magistrato inquirente.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Neonato morto: la perizia scagiona i medici

BrindisiReport è in caricamento